L’occupazione
in Italia, secondo il Fondo monetario internazionale, dovrebbe tornare ai
livelli pre-crisi tra vent’anni. Più sette che sono già trascorsi. Dire tra
vent’anni è come dire mai. Sono
passati poco più di vent’anni da quando la tecnologia alla base del Web è stata
resa pubblica, perciò tra altri vent’anni potremmo essere o tutti morti o a prendere
la tintarella su Marte.
A
me pare non si sia ancora compreso bene a fondo a quali mutamenti andremo
incontro in un prossimo futuro, dopo quelli che già ci sono stati e che hanno
rivoluzionato il mondo. Soprattutto non si vuole prendere atto, almeno a
livello pubblico, di un fatto (e scusate la noiosa ripetizione). Non solo le
nuove tecnologie stanno cambiando velocemente la scala del rapporto tra lavoro
vivo e lavoro passato, ma tale processo inarrestabile dà luogo ad una dinamica
dirompente e che investe il processo di produzione capitalistico. Da ultimo, ne ho scritto qui.
Con
ciò non voglio assolutamente dire che l’accumulazione non continua, anzi, nella
fase del dominio generale-assoluto del capitale, avviene su una base produttiva
più estesa e tra contraddizioni crescenti.
Proprio
dal concentrarsi di queste contraddizioni e dal fatto che esse non possono più
essere tenute all’interno dei rapporti economici esistenti, non solo nascono le
crisi, ma ora esse sono sempre più grandi e distruttive.
Non
è questione da poco, è una questione di
portata epocale.
Non
siamo in presenza semplicemente di “crisi di sovrapproduzione di merci”
determinata da mancanza di sbocchi sul mercato, in ultima analisi a “crisi di
sottoconsumo”. Le crisi non sono solo un problema di “realizzazione”. Queste
sono idee che riducono un fenomeno complesso della crisi del capitalismo ad un
suo aspetto.
Individuare
la crisi come crisi di sottoconsumo o di sovrapproduzione di merci, significa
individuare la contraddizione principale non nella produzione, bensì nella
circolazione. È questo un errore comune. Ciò implica di ritenere eliminabili le crisi intervenendo sulla
circolazione, cioè sul movimento del denaro. Lo vediamo bene, si aumenta la
massa monetaria in circolazione pensando di risolvere il problema. Per quanto possa apparire paradossale è questo il
fondamento delle teorie anticicliche sia di matrice neoliberista e sia di
quelle di derivazione neokeynesiana.
E
sappiamo bene anche dove ci portano queste teorie nelle loro pratiche
conseguenze.
Non mi sembra equo confutare solo il monetarismo mettendo in campo le sue "pratiche conseguenze". Non posso applicare questo criterio di valutazione anche al marxismo?
RispondiEliminaPostilla: anche se non sono monetarista, mi pare riduttivo confinare le misure monetariste alla variazione della massa monetaria.
quali "pratiche conseguenze" in rifermento al marxismo? il sedicente socialismo reale? spero non voglia scadere a tal punto.
Eliminacertamente, ma si tratta di un inciso non di un saggio sul monetarismo (del quale peraltro ho già detto in passato)
Ognuno riserva solo a sé il diritto di disconoscere i figli bastardi.
Eliminae lei crede di esorcizzare la questione con una battuta? questo non è twitter
EliminaNon è una battuta. La storia del pensiero economico è tutta un disconoscimento del bastardo. I disconoscimenti si fanno sempre più rapidi man mano che i fatti dell'economia diventano notizie mediatiche. Campione mondiale dei disconoscimenti (o del far finta che il bambino non sia neanche nato) è il sig.Krugman. Lui è campione di velocità. Campioni di maratona sono invece i marxisti. Fuor di metafora: leggo con grande interesse -anzi:rispetto- il tuo percorso di analisi ortodossa, e lo dico purgando il termine "ortodosso" del fardello di ironia che si tira dietro. Però sei tu che applichi la teoria a processi reali. Non puoi, a quel punto, riservare la prova dell'esperienza ai soli avversari.
EliminaCi sono rimasto male quando ho visto, nell'introduzione alla recente edizione italiana de Il Capitale Finanziario di Hilferding, anche Emiliano Brancaccio tirare fuori la storia del socialismo reale "figlio bastardo" del marxismo con cui quest'ultimo deve comunque fare i conti. Cioè deve continuare (per sempre?) a vivere legato a quel cadavere e portarsi dietro quella soma? A me sembra un'idiozia sostenere che Marx debba sentirsi in colpa per Stalin, ma sarò io che sono un ingenuo, non so.
Elimina@ mauro ed erasmo: marx merita di essere letto per se stesso
Elimina@ erasmo: non applico la teoria ai processi reali, cerco di cogliere le dinamiche di tali processi. mi sembra diverso. quanto ai "marxisti", siano essi ortodossi o eterodossi, je ne suis pas marxiste
una cosa è "cogliere le dinamiche di tali processi", altra cosa è considerare tali processi come inevitabili o, ancora peggio, presumere di prevedere deterministicamente lo sviluppo di tali processi. Che è quanto lei incontestabilmente fa. Si consideri per es. la frase "la questione non è se ma quando", che rinvia ovviamente ad una futura inevitabile fine del capitalismo. La sua lettura di Marx è estremamente pericolosa perché, esaltando i residui positivistici presenti nello stesso Marx, e rinunciando a priori ogni tentativo di ricostruzione storica e di interpretazione critica rende di fatto Marx inutilizzabile.
EliminaLa tecnologia spinta al massimo potrebbe far saltare il sistema. Secondo me sta funzionando come mille rivolte o rivoluzioni o sommosse popolari. Sta destabilizzando l'esistenza.
RispondiEliminaIl padrone, di norma, sfrutta gli schiavi per produrre dei beni da rivendere agli stessi schiavi e da cui ricavare il profitto. Condizione essenziale per il commercio é quindi che ci sia un venditore (padrone capitalista) ed un compratore (lo schiavo).
La novità è che oggi la forza lavoro (schiavi) tende ad essere sempre più sostituita dalla tecnologia (informatica, robotizzazione) e resa inutile dal crollo del costo del lavoro (effetto della globalizzazione ovvero "libera" concorrenza tra gli schiavi) che aumenta il profitto del padrone (venditore) ma diminuisce il potere di acquisto dello schiavo (salario).
Per la prima volta nella storia del mondo gli schiavi (compratori) non sono più in grado di ricomprarsi il bene prodotto (dal padrone).
I robot costano sempre meno, lavorano anche di notte, non vanno mai in ferie, non sono iscritti al sindacato, non restano incinti e non pretendono salari più alti.
Ma quindi se non c'è più il compratore (il popolo schiavo disoccupato senza soldi e quindi impossibilitato ad acquistare) a chi venderà i suoi beni il padrone?
Dal momento che tutto sta per essere sostituito dai robot?
Ancora qualche decennio e lo schiavo sarà completamente spazzato via dal pianeta perché inutile. Sopravviveranno quei pochi schiavi necessari al funzionamento dei robot.
Non rimarrà alcun bue a spingere l'aratro. Ma solo fiammanti ed efficientissimi trattori.
E forse al padrone non servirà più fare alcun profitto per tenere vivo il capitale.
Gli basterà semplicemente godersi i suoi beni.
Pochi ma buoni. Questo è il motto del padrone.
HAI PERFETTAMENTE RAGIONE.
EliminaLa dialettica marxista, (specialmente quella dei padri fondatori e nella fattispecie Engels ,nella sua dialettica della natura,testo quasi introvabile) avevano gia'abbozzato al problema dello sviluppo della tecnologia ,iscrivendolo se non vado errato alla categoria di quelle forze ineliminabili,sviluppo delle forze produttive piu' in generale ,che se pur opere umane ,sono tangibili ,tanto quanto una eruzione vulcanica ,pertanto non passibili di modifiche,provate voi a fermare un'eruzionevulcanica.
RispondiEliminaOvvio che e' il contesto in cui esse operano a determinare i risultati e questo contesto e'questo si' controllabile,ma solo in una certa misura.
IL CONTESTO IN CUI L'incessante sviluppo tecnologico ,piaccia o meno ai fautori della proposta della decrescita felice opera e'il sistema capitalistico imperialistico che ha come sua legge primaria l'accapparamento del plusvalore che a sua volta ne presuppone la sua produzione ha prodotto nel nostro periodo una accellerazione della globalizzazione.
Ora a mio parere soffermarsi a volte su una o l'altra delle contraddizioni,sperando di venirne a capo del sistema globale innestato dalla legge primaria e'la classica fatica di Sisifo o tela di Penelope o gatto che si mangia la coda. FAte voi o meglio lasciamo pure l'ingrato compito di macerarsi ai nobili riformatori che da sempre piu'o meno coscientemente fanno il lavoro per quelli che non vorrebero riformare un bel nulla e che magari si vorrebbero stabilire su Marte e di li,perpetuare il sistema.
Solo che,cari ragazzi,mi risulta che i posti prenotati siano pochi e parimenti se invece su Martevolessero trasferire i piu'e "loro riservarsi la terra,la vedo dura anche nel lungo periodo,nonostante la tecnologia.
caino
Ps Io veramente una proposta vorrei avanzarla,perche' non chiudere in uno stadio i migliori filosofi,i migliori artisti,i migliori economisti borghesi,i migliori sociologi ,con un bel po'di anime pie,che non mancano mai, (dimenticavo pure qualche buon analista freudiano,yuoghiano,lacaniano) E SUGGERIE LORO DI NON USCIRE DALLO STADIO ,SE NON IN POSSESSO DI UNA PROPOSTA CREDIBILE E PRATICABILE PER SUPERARE LE CRISI,ANZI LA CRISI.
RispondiEliminaMi impegno fin da ora a procurare loro frutta e verdura,fin che' vivo.
caino
(giuro che poi smetto)
RispondiEliminaAll'introvabilità della Dialettica della natura si può sopperire con Amazon.it. Non volendo darla vinta all'e-commerce globalizzante, è sufficiente recarsi in una biblioteca civica.
Riguardo ai testi di caino, spero che nessuno si adombri se copincollo.
Errori di sintassi e grammaticali inclusi.
RispondiEliminacaino
Non preoccuparti. Nessuno toccherà Caino.
EliminaSenza bisogno di andar per biblioteche...lo dice pure wiki..
RispondiEliminaJe ne suis pas marxiste..frase riferita da Engels ad un amico,detta da Marx a Lafargue a proposito di certe interpretazioni del suo pensiero...
Magari Engels si riferiva a Guesde,uno di quelli che del marxismo aveva capito tutto,invitando i proletari a partecipare con entusia smo alla 1 Gm,un internazionalista convinto.
Aaa proposito di disconoscimenti,..non e'che proprio tutti devono disconoscere il bastardo,pochi se acoorsero anche prima,ma cosa volete,furono loro i disconosciuti,magari perche',leggiucchiando il Manifesto avevano inteso che il Comunismo o e' internazionalista o non e'!
caino