Può
capitare di dover dare importanza a questioni che non sembrano averne, come nel
caso del voto amministrativo. Come se la questione avesse davvero un qualche
esito concreto sui gravi problemi economici e sociali che in vario modo e con
diversa intensità ci stanno interessando.
Proprio
nei giorni scorsi buttavo l’occhio sui dépliantes
patinati e colorati dei candidati a sindaco del mio comune. Naturalmente si
dichiarano tutti onesti e trasparenti, anche quelli notoriamente dediti a
traffici immobiliari e legati a loschi gruppi d’affari. E tutti i sedicenti
onesti e trasparenti nel loro programma trattano dei “problemi” del lavoro e
delle tasse, questioni sulle quali ormai fingono di avere voce in capitolo
anche i governi nazionali.
Alla
base di questa mediocrità, del suo elogio, c’è quella che ormai è diventata la
scienza della stupidità e della ciarlataneria. Il novo sindaco eletto, già ieri
sera, in un’intervista a una televisione locale, ha dato il via alla sua
palinodia. Ha detto che i provvedimenti adottati dalla vecchia amministrazione
non verranno toccati. Un passaggio di consegne perfetto, gli elettori già
gabbati a spoglio non ancora concluso.
Ciò
che ormai non è stucchevole, ma anzi consueto modo di propagandare l’esistente,
è il giudizio ipocrita che sta passando su queste elezioni amministrative nel
loro complesso. Che Grillo non prendesse voti e anzi ne perdesse rispetto alle
legislative, è un fatto normale. La sua è un’armata Brancaleone, e il successo
e la sconfitta sono affidati alle situazioni locali e a seconda i casi. Per il
resto, è ovvio che il 5 Stelle è Grillo e nient’altro.
Il
vero e incontestabile dato significativo, peraltro previsto, è il sasso
lanciato contro la vetrina della politica – nella quale stanno seduti i soliti
capibastone che guardano il paese di là del vetro senza vederlo –
dall’astensionismo. Il 38% degli aventi diritto non ha votato. Ancora troppo
pochi a dire il vero. Solo un elettore su due a Roma e in alcune realtà
periferiche che conosco. E tuttavia è un buon segnale. Chi lo teme è perché
vuol bene a questo sistema, non perché il non voto paventi chissà quali
soluzioni estreme. Il non voto è espressione di sfiducia per la cattiva
politica, bisogno di quella decenza che entro certi limiti dovrebbe pur essere
possibile entro un sistema come questo.
Ebbene?
Chissà
se finalmente si sta capendo che per cambiare qualcosa realmente è necessario
dapprima creare il vuoto, lasciar sola questa gentaglia che se fosse davvero
sincera, se si ripromettesse davvero di andare in soccorso di chi ha bisogno,
la prima cosa che farebbe sarebbe quella di togliersi di torno. Che poi la "politica" si dimostri impotente nel meccanismo sociale e nell’ordine costituito, anzi, ne sia essa stessa parte saliente del repertorio, è altra faccenda. Una contraddizione che non si risolve con il voto.
Ieri sera, quasi incredulo, su La 7 ascoltavo la lettura dell'operaia della Husqvarna. Una lettera piena di amarezza e dolore, quasi fosse indirizzata al proprio fidanzato o marito. Si chiedeva che l'azienda rimanesse in Italia, che facesse continuare la produzione e che li accolga tutti come ha sempre fatto.
RispondiEliminaNulla importava l'estorsione del plusvalore nei decenni passati e nulla sarebbe importato se l'azienda, forse per qualche volontà divina, avesse riaperto i battenti.
Dire Sindrome di Stoccolma è dire poco, dire stupidità sarebbe troppo banale, ma dire "ben vi sta" è comunque troppo crudele. Anche per me.
Che fare? Salvare chi non vuol essere salvato? Ma, forse salvare loro per salvare noi stessi? E comunque la stessa operaia (mi ci gioco le palle!) sarebbe la prima alleata del padrone nel caso in cui si optasse per la "salvezza".
Anche se la volontà non ha sempre ragione, essa si attesta comunque il podio più alto; ma se tutto questo sta nella naturalità delle cose ogni forzatura sembrerebbe errata.
Che sia il tempo l'unica variabile? E che noi dovremmo starcene con le mani in mano?
Io la penso diversamente. Se l'operaia della Husqvarna è nostra nemica, e lo è, allora essa è la nemica unica: se l'operaia parla, anche noi dovremmo farlo; se l'operaia difende il sistema, noi dovremmo "abbattere" l'operaia.
Se la natura ha sempre ragione, non è forse vero che la violenza ne faccia parte tutti i giorni!
Perché dovrei prendermela con "Berlusconi" se, sia nel bene che nel male, "tutti" sono pronti a difenderlo. Più che con Berlusconi, mi fanno orrore gli operai che scrivono lettere come quella di ieri sera.
Così, poco m'importa anche quando la gente si astiene, poiché mi faccio la domanda forse molto più importante: il capitalismo gli sta scomodo e non votano, ma dall'altra parte non vogliono cambiare di un millimetro, ma neanche a sbirciare altrove incuriosendosi, perché almeno il PCL sarebbe un ottimo punto id partenza.
Votano Grillo tanto per cambiare? Perché non votano PCL, sempre "tanto per cambiare"? Ecco, con quest' ultima penso di essermi spiegato bene.
ciao
Tony
non so cos'abbia detto esattamente quell'operaia. bisogna distinguere. quell'operaia difende il suo posto di lavoro perché è l'unica fonte di sostentamento. va compresa e anche sostenuta. essa non rivendica la schiavitù del sistema, rivendica semplicemente il diritto ad avere i mezzi per campare. non bisogna, a mio avviso, confondere il particolare con il generale.
Eliminaciao
@ Tony
EliminaAlla gente va benissimo il capitalismo, è (purtroppo) evidente.
La gente non vuole cambiare, vuole solo salari più alti e meno tasse.
L'astensionismo, purtroppo, è sintomo di disaffezione della gente alla politica, ma disaffezione non è consapevolezza.
Non votano PCL proprio per quella parolina che inizia per C e che in Italia non è proprio più di moda.
Io sono deluso. Siamo ancora molto lontani dall'obiettivo. Un 20% di elettori in meno non gli fa né caldo né freddo. Dovrebbero essere l'80% in meno. Ovvero, se la gente pensasse con la testa anziché col culo sarebbero l'80% in meno e allora il regime dovrebbe perlomeno inventarsi qualcosa di nuovo per continuare a fingere di essere una democrazia.
RispondiEliminaNota a margine: a giustificazione della batosta Grillo insiste col razzismo sociale, con le due Italie, quella del "privilegio" parassitario (dipendenti, pensionati) e quella buona da salvare, tutti gli altri. Anche a lui, come al PD, è andata troppo bene stavolta.
Difficilmente l'astensionismo arriverà all'80%. Si fermerà sul 50 o anche 60& e sarà una manna per la classe politica che potrà fare quel cazzo che vuole sulla testa dei disattenti e disarmati cittadini. Basterà che rimanga un 38-40 % di votanti (anche alle politiche) e, magicamente, sull'astensione in TV si glisserà velocemente.
EliminaLa soluzione non è una maggiore astensione. La soluzione sarebbe la rivoluzione. C'è un problema però, ed è grosso: le masse non vogliono un'alternativa al sistema. Le masse vogliono proprio questo sistema con una fetta più grossa anche per loro. Non si fanno allettare dal comunismo le masse del XXI secolo, vogliono solo salari più alti e meno tasse e più canali TV e più gnocca per tutti.
E' inutile sperare qualcosa dalle masse.
Non so neppure io che cosa abbia espresso la lavoratrice di cui Tony fa cenno, ma di certo le asserzioni di quest'ultimo hanno qualcosa di disumano e, pertanto, abominevole. Ad "abbattere" gli operai ci hanno già pensato e ci pensano tuttora altri, mi pare: vogliamo dar loro manforte?
RispondiEliminaSulla necessità di distinguere e, soprattutto, empatizzare con le altrui disperate situazioni - dato che di persone vive e vere stiamo parlando -, concordo con Olympe.
Per quanto appaia desueto il termine, piuttosto, io mi interrogherei con grande autocritica sulla scomparsa della coscienza di classe, che ad un certo punto, con connivenze anche insospettabili, è stata rottamata come ideologia.
a parte lo stile della lettera che se non avesse tradito il contesto sembrava miratamente destinata al pubblico-klinex-munito di raffaella carrà, se da una parte non si può trascurare la disperazione delle masse di operai che stanno perdendo il proprio lavoro dall'altra capisco perfettamente lo spirito critico di Tony che sembra cinico ma, in realtà , è solo severo e che , giustamente, se la prende (e il suo è da sempre il mio pensiero)con chi , fino all'altro ieri, ha votato Berlusconi e anche quella finta sinistra che da anni ormai rappresenta solo una classe borghese colta e benestante.
RispondiEliminaA malincuore, sono d'accordo sulla necessità del "non voto" per generare terra bruciata intorno agli attuali interpreti. A malincuore - perché rinunciare a parteggiare non è mai socialmente gradevole - ma anche a mente lucida - perché il non voto come scelta soppesata e valutata è sicuramente manifestazione di consapevolezza critica. L'astensione in certi frangenti si rivela maggiormente consapevole che non una protratta dipendenza al bisogno di sostenere la parte meno peggiore.
RispondiEliminaLa mancanza di rappresentanza alla quale attribuire consenso elettorale corrisponde, almeno per me, con quella mancanza che denuncia @Morena poco sopra. Concordo con lei anche sulla necessità di distinguere tra la comprensione dello specifico caso umano e l'oggettività dei meccanismi sociali ormai alterati, drogati e assuefatti.
Comprendo e condivido il risentimento di @Tony, sebbene, per quel che mi riguarda, preso atto dell'esistenza di certi fermenti di ricattabilità esistenziale sugli strati più vulnerabili e "dipendenti", è al bersaglio politico di rappresentanza che bisogna riservare lucida, spietata attenzione.
Nella gerarchia della priorità delle responsabilità, la pecora che bela implorando il padrone di continuare a tosarla, ma amorevolmente, è appunto secondaria, seppur esistente profilo umano. Ma i colpevoli, coloro che lasciano la tosatrice in mano al padrone perché possa sollazzarsi con la dignità della lavoratrice, sono i rappresentanti politici che da tempo hanno tradito la parte sociale che dovrebbero rappresentare e tutelare. Bisogna concentrare il rifiuto di comprensione umana verso chi quella comprensione non merita: quelli che vanno giudicati per il loro agire politico, prima che umano, in quanto politici, costoro sì privi di dignità (come dice @Lucilla: "quella finta sinistra che da anni ormai rappresenta solo una classe borghese colta e benestante"). Costoro, tuttora, continuano a porgere il fazzoletto per le lacrime agli operai indifesi, se ne servono anzi come strumento legittimante di marketing emotivo-politicoide, ammantando così di buonismo ributtante il loro tradimento, poiché stava a loro difenderli e coltivarne la consapevolezza di classe, nel tempo. Invece continuano a tenere ferma l'operaia perché il padrone possa meglio tosarla, a proprio piacimento. E se ne fingono amici comprensivi.
lamento che arrivano pochi commenti, ma di quando in quando ne arrivano di, come si dice, ficcanti. come questi sopra. grazie
RispondiEliminaCompagni, la mia convinzione che la crescita dell'astensionismo sia solo sintomo di disaffezione e menefreghismo, come riusciate ad esser convinti che la maggior astensione sia anche una maggior attenzione e/o azione io non lo capisco! Io vedo che l'astensione crescente comunque premia chi ha ancora un elettorato fedele che va a prescindere alle urne a votare uno dei due protagonisti degli ultimi 20 anni.
RispondiElimina