Il 6 gennaio 1980, Mattarella fu ucciso sotto casa da un
commando mafioso. Giulio Andreotti tornò segretamente in Sicilia e all’interno
di una villa incontrò alcuni dei mafiosi assassini di Mattarella che, com’è
sacramentato in una sentenza definitiva della Repubblica italiana, avrebbe
coperto con il suo silenzio complice per il resto dei suoi giorni, garantendo
così la loro impunità e alimentando il senso di onnipotenza della Mafia.
Nella motivazione della sentenza n. 1564 del 2.5.2003 della
Corte di Appello di Palermo nel processo a carico di Andreotti, confermata
definitivamente in Cassazione, si legge: «E i fatti che la Corte ha ritenuto
provati dicono, comunque, al di là dell’opinione che si voglia coltivare sulla
configurabilità nella fattispecie del reato di associazione per delinquere, che
il sen. Andreotti ha avuto piena
consapevolezza che suoi sodali siciliani intrattenevano amichevoli rapporti con
alcuni boss mafiosi; ha, quindi, a sua volta, coltivato amichevoli relazioni con gli stessi boss; ha palesato
agli stessi una disponibilità non
meramente fittizia, ancorché non necessariamente seguita da concreti, consistenti interventi agevolativi; ha loro chiesto favori; li ha incontrati;
ha interagito con essi; ha loro indicato il comportamento da tenere in
relazione alla delicatissima questione Mattarella, sia pure senza riuscire,
in definitiva, a ottenere che le stesse indicazioni venissero seguite; ha indotto i medesimi a fidarsi di lui e a
parlargli anche di fatti gravissimi (come l’assassinio del Presidente
Mattarella) nella sicura consapevolezza di non correre il rischio di essere
denunciati; ha omesso di denunciare le loro responsabilità, in particolare in
relazione all’omicidio del Presidente Mattarella, malgrado potesse, al
riguardo, offrire utilissimi elementi di conoscenza».
Tuttavia non bisogna credere che Andreotti fosse un caso
isolato nella Democrazia cristiana, non era l'unico o uno dei pochi a intrattenere rapporti con la Mafia; la
Democrazia cristiana riconosceva un ruolo alla Mafia come organizzazione che
gestiva un territorio (e i voti), e tuttavia sarebbe sbagliato considerare la Democrazia cristiana un
tutt’uno con la Mafia. Se ne serviva, come se ne servono altri tutt’ora.
La
differenza tra Andreotti e un Berlusconi qualsiasi, è il comportamento di
Andreotti al processo di Palermo.
diversamente da Berlusconi aveva un rapporto molto stretto e quotidiano con gli esponenti della Chiesa Cattolica . chissà se avrà mai confessato i peccati più segreti a quello che era il suo padre spirituale oppure se era più incline a non fidarsi di nessuno . secondo me, immaginando il tipo , non ha mai ammesso nulla di compromettente nemmeno nei momenti di massimo raccoglimento col suo Dio.
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