“Avremmo una rivoluzione, non il giorno
dopo, ma lo stesso giorno”, se gli standard del welfare degli Stati Uniti
fossero introdotti in Europa. È l'avvertimento del ministro delle finanze
tedesco Wolfgang Schaeuble (quello che faceva tanto il duro), che in una conferenza che si è svolta a Parigi ha
parlato della necessità di preservare il modello di welfare europeo.
Detto
questo, Werner Hoyer, responsabile della Banca europea degli investimenti, ha
ammesso: “Siamo onesti, non c'è una soluzione veloce, non esiste un grande
piano”.
Lo
sanno di essere seduti su un vulcano, ma non possono farci nulla. Si
delocalizza la produzione non perché la forza-lavoro europea non è competitiva
sul piano della produttività, ma perché il capitale avido di profitti ha
bisogno degli schiavi che si trovano negli ultimi gradini della gerarchia
internazionale del lavoro. L’imperialismo non si batte con le belle parole, o
con il voto a questo o quel ruffiano, ma con la lotta di classe.
Dopo
decenni di lavaggio del cervello, di cervelli all’ammasso, è normale che i
proletari non trovino altro che mettere a profitto la loro agonia lavorando per
un sistema che sterilizza il vivente con il denaro e il dispotismo
consumistico. Ma, come masse sempre più ampie stanno sperimentando sulla propria carne, nulla
è per sempre.
Diciamo che questi personaggi sono chiacchere e distintivo, perché la tendenza sembra quella di andare verso l'americanizzazione, più o meno velocemente.
RispondiEliminaMi sbaglio?
Saluti,
Carlo.
è un processo contorto. sanno che il welfare che abbiamo conosciuto non può essere garantito da QUESTO sistema poiché il sistema non può sopportare oltre il debito pubblico. né possono garantirlo a scapito dei profitti e delle rendite. siamo a un cambio d'epoca, non so esattamente cosa succederà, ma succederà. ciao Carlo
EliminaI vari focolai che scoppiano qua e là (vedi Svezia) sono i prodromi di una rivolta più generalizzata o il segno dell'impotenza degli sfruttati che si sfoga senza far troppo danno? Senza una coscienza di classe credo ahimè sia più vera la seconda!
RispondiEliminaIn sostanza l'americanizzazione coinvolge la sinistra europea nel suo complesso e rispecchia alcuni tratti caratteristici dell’ ideologia borghese predominante nella sua storica versione american, tratti che spesso si designano con i termini di antintellettualismo e pragmatismo, in contrapposizione alle tradizioni europee del marxismo, alle sue fonti nella filosofia classica tedesca (dialettica hegeliana), economia politica inglese (teoria ricardiana del valore-lavoro), socialismo e comunismo francese (di derivazione giacobina, da Levasseur de la Sarthe a F. Buonarroti e L.-.A.Blanqui). Lo stesso pragmatismo americano, nelle versioni di W. James e di Dewey, è profondamente antintellettuale: si fonda sull’ utilità immediata, e in definitiva, sulla funzionalità economica-capitalistica, quali criteri di “verità” e “giustezza” delle “credenze”. Non vi è infatti bisogno di dialettica hegeliana, né del suo rovesciamento materialistico marxiano, per tenere la partita doppia, né di materialismo storico per portare avanti il proprio business ed essere “buoni cittadini”; non è necessaria alcuna apocalissi rivoluzionaria per cercare la propria “felicità” individuale in termini sia di sesso, droga e rock-and-roll, sia (a seconda dei gusti) di buoni depositi bancari, con adeguate assicurazioni e famiglia con due figli ed un cane in una casetta provvista di tutti i gadgets annessi. Questo atteggiamento si estende al disprezzo per la scienza e per l’educazione moderna, con complicazioni paradossali quali lo spaventoso degrado dell’istruzione, la professata ignoranza (Bush che ignorava l’ortografia), il disprezzo per la “ricerca accademica” e per quella stessa applicata, eccezion fatta per quella dipendente dal complesso militar-industriale, la volgarizzazione della cultura in chiave di show business e scoops giornalistici, ecc. Non a caso, nell’immaginario popolare americano (e non solo), la figura dello “scienziato” si identifica con quella dello “scienziato pazzo” o mad doctor alla Frankenstein ed in questa grottesca rappresentazione convergono cristiani fondamentalisti creazionisti, nostalgici del “processo Scope” contro l’insegnamento dell’evoluzionismo darwiniano, e persino bombardatori di centri “abortisti”, insieme con ciarlatani delle “terapie alternative”, UFOlogi, neopagani, fondamentalisti eco-femministi, o altrimenti “alternativi”.La political correctness non è altro che la foglia di fico di questi svariati esibizionismi.
RispondiEliminaMa, se non vogliamo ingannare noi stessi, possiamo onestamente affermare che queste aberrazioni ideologiche sono peculiari degli stolidi yankees o degli incappucciati linciatori di Dixieland? Anzitutto,come sopra accennato, la New Left ne condivide buona parte con i reazionari conclamati, ed esistono vari “anelli di congiunzione”, quale il comunitarismo alla Lasch, via di mezzo tra Woodstock e le utopie paranaziste delle “milizie” che “resistono” al fantasticato governo di occupazione sionista (ZOG). In secondo luogo, non è difficile ritrovare buona parte di questi tratti involutivi e regressivi della New Left USA nella “sinistra alternativa” europea, e nella fattispecie italiana. Né si tratta solo di elementi esteriori, di “moda”, di berretti da baseball con la visiera all’indietro, ed altri vezzi, pur fastidiosi ed antiestetici, e nemmeno solo di patetiche propensioni al New Age.
Mordecaj