giovedì 2 maggio 2013

Giudici di se stessi



Sull’episodio della sparatoria avvenuta davanti alla Camera e sulle successive parole espresse dall’on. Boldrini, si sono lette le cose più diverse, in non pochi casi sugli aspetti psicologici della faccenda, i quali muovono tutti sostanzialmente dallo stesso punto di vista. Da un punto di vista diverso, che riguarda la sostanza e non solo la terminologia, dico la mia.

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Ben si sa che il comportamento esterno dipende dal mondo psichico interno, e quindi le funzioni psichiche, elementari o superiori che siano, si sviluppano nel rapporto concreto con la realtà esterna. Il mondo psichico dunque non si compone soltanto di emozioni e affetti, ma anche di attività pratica, oltre ovviamente di pensiero, le cui motivazioni si muovono come le nuvole nel cielo, posto che la nostra psiche si stabilisce in rapporto diretto con gli altri individui e il mondo dei linguaggi. Pertanto una comprensione reale e completa del comportamento, è possibile soltanto quando scopriamo il retroscena reale del condizionamento della mente umana da parte dei fattori storico-sociali.

I sentimenti, gli stati d’animo, gli istinti, le ideologie, cioè le teorie e le concezioni del mondo, i sistemi, in una parola gli stati psichici delle varie classi sociali e delle masse, nascono dalle loro condizioni oggettive dell’esistenza e dagli interessi economici fondamentali a essa connessi. Ciò costituisce la prima e più importante fonte dei fenomeni psico-sociali.

In materia di psicologia generale e segnatamente di psicologia sociale, questa posizione è sulle tracce di Marx, essa rintraccia le linee fondamentali dello sviluppo umano e pone in evidenza il salto dalle “leggi dell’evoluzione biologica” (*) che regolano lo sviluppo psichico degli animali alle “leggi dello sviluppo storico-sociale” (**). È un tema che ho trattato in post recenti e che qui ho l’occasione di precisare per quanto riguarda tale peculiarità.

Considerare invece i comportamenti collettivi non come espressione dei rapporti sociali, dell’attività concreta degli uomini, bensì dal punto di vista del bene e del male, del razionale e dell’irrazionale, dell’individuale e del soggettivo, di forze biologiche innate, su entità astratte della psiche, è un modo per esorcizzare il conflitto sociale come tale. La psicologia sociale è ridotta così a un unicum all’interno della psicologia della personalità, della devianza, nel fondamento eminentemente fisiologico naturale (che pure ha una sua parte rilevante, s’intende) dell’attività psichica.

In questo modo i criteri di differenziazione della norma dalla patologia, del razionale e dell’irrazionale, paiono non avere un carattere storico-sociale. Ecco dunque che Giulio Cesare, responsabile dello sterminio, secondo fonti benevoli, di oltre un milione di morti nelle sue guerre galliche, passa per uno statista illuminato; e anche Napoleone, il quale portava a morte in una sola campagna d’aggressione mezzo milione di poveracci, poteva ben dire dall’alto del suo genio tattico che la Francia, “con una notte d’amore”, avrebbe potuto rimpiazzarli.

Hitler, invece, secondo la vulgata, era pazzo e i fascismi fenomeni di follia collettiva, o quanto meno di suggestione di massa, mentre invece furono il portato delle contraddizioni del modo di produzione capitalistico e della lotta di classe fomentata dalla borghesia in Europa, come prova il fatto che il fascismo perdurò anche nel dopoguerra, per esempio in Spagna, dove gli elementi che scatenarono la guerra civile (un milioncino di morti), con l’intervento determinante di Mussolini e Hitler, restarono poi al potere per decenni.

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E vengo all’operaio che secondo l’on. Boldrini, eletta nelle liste di Sinistra, ecologia e libertà, dovrebbe diventare giudice del proprio delitto già prima che esso sia consumato. Un giudizio e una condanna preventiva che nella sentenza pronunciata dal presidente della camera è già cassazione e quindi giurisprudenza.

Gli operai devono assumere comportamenti responsabili, ritirarsi nel convento di una coscienza inattiva, rassegnata, magari di una coscienza del peccato, pentirsi dei loro trascorsi opulenti come vorrebbe anche il Geppetto ligure.

Tuttalpiù manifestare il proprio dissenso compostamente, in passeggiata per Roma. In attesa che i signori del sindacato in accordo con quelli dell’economia e con la benedizione della classe politica, creino le condizioni della “crescita”, dello “sviluppo” e già non più del “welfare”. In modo, per esempio, da gestire il contratto aziendale in modo privatistico, applicato soltanto agli iscritti al sindacato, per cui quelli non iscritti ne resteranno fuori. Eccetera.

Insomma, con la trance ipnotica alla quale ci sottopongono, irradiandoci in tutte le reti della comunicazione coi loro linguaggi paranoici, i media controllati dalla borghesia puntano anzitutto a stabilire i significati del dominio, a piegare i comportamenti sociali ai programmi riproduttivi dei rapporti sociali alienati. È una lotta assassina che non ammette devianze, trasgressioni innovative e ribelli, se non quelle apparenti e funzionali.

Bloccano così ogni possibilità di comunicazione autentica, non ghettizzata. Informano deformando, simulando dissimulano, obbligano a dire esercitando costrizione e gregarismo, autorizzano vietando, generano la colpa e seminano la paura. Usano una lingua che parla al maschile le sue modellazioni del mondo e impone al femminile il luogo gerarchico della subalternità.

Sono messaggeri del padrone, arroganti e intimidatori da un alto, quanto servili e mascherati dall’altro. Hanno un sapore disgustoso, un gusto alienato, ostile, estraneo, contrapposto. Sapore del dominio di una classe che muore e non rimanda ad altri saperi, una classe rivolta al passato e infinitamente ripetitiva degli stereotipi autorizzati, che non concepisce la vita se non come sopravvivenza, oppressione, sofferenza.


(*) Leggi strettamente finalizzate alla soddisfazione della motivazione biologica, per es.: la fame.

(**) L’uomo nella sua attività lavorativa non effettua solo un cambiamento di forma dell’elemento naturale, bensì egli realizza nell’elemento naturale, allo stesso tempo, il proprio scopo, da lui ben conosciuto, il quale scopo determina come legge il modo del suo operare, e al quale deve subordinare la sua volontà (cfr. Il Capitale, I, cap. 5).

3 commenti:

  1. ma il re è nudo e un episodio a volte è sufficiente a scatenare l'emulazione.
    Non credo che siano così abili come li descrivi.
    Hanno dato moltissimo spazio alla notizia e alla vita dello sparatore.
    Prevedo a breve molti preiti.

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  2. Marx tentò in tutti i modi di completare il suo pensiero basandosi sulle scoperte di Darwin. Volle addirittura dedicare il secondo libro del Capitale allo scienziato inglese il quale gentilmente, ma fermamente, declinò l'offerta.
    In una lettera a Engels scrisse "E'degno di nota come Darwin riconosca tra le bestie e le piante la sua società inglese, con la sua divisione del lavoro, l'apertura di nuovi mercati, la competizione e la 'malthusiana' lotta per l'esistenza".
    Questo significa che Marx, pensatore rigoroso quanto pochi altri, era perfettamente consapevole dell'insufficienza di basare le proprie teorie su presupposti non biologici.
    Bisogna imparare a vedere il capitalismo come un fenomeno "naturale" che, come tutti i fenomeni "naturali" che non viene distrutto da fattori esterni, si autodistrugge dall'interno.
    La teoria dell'evoluzione, sviluppata da Darwin, investe anche i fenomeni sociali, anche adesso, anche se in modi non sempre visibili. Marx, l'aveva intuito, al di là, forse, di Darwin stesso.
    E' importante vedere la continuità dell'opera della "natura" anche nel comportamento sociale dell'uomo, senza cesure, che neanche Marx, in fondo, trovava. IL suo problema era nel desiderare un "lieto fine" necessario, quando in natura ci può essere teleologia, ma non finalismo.
    PS Scusa se intervengo ancora, Olympe, ma i tuoi post sono troppo stuzzicanti ... comunque prometto che mi limito.

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  3. OOPs, scusa, volevo dire il primo libro del Capitale ... quella del secondo libro è una leggenda ... comunque, post densi, come sempre.

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