Gli
spudorati affermano e fanno credere che il nostro asservimento salariale
moderno è un’eredità alquanto trasformata e mitigata della schiavitù; ma ciò
vuol dire solamente che il lavoro salariato, come la schiavitù, sono forme
della servitù e del dominio di classe, cosa che – osservava Engels – sanno
tutti i bambini. Infatti, se ciò non fosse vero, con lo stesso diritto potremmo
dire che il lavoro salariato deve spiegarsi come la forma attenuata del
cannibalismo, oggi universalmente considerato come la prima forma d’impiego dei
nemici vinti.
* * *
Scopo di questo sistema nei riguardi del proletariato
è di garantire la riproduzione di un numero di schiavi salariati adeguato ai
bisogni di valorizzazione del capitale, quindi di assicurarsi un congruo numero
di disoccupati poiché al capitale, com’è noto, piace pagare la carne viva al
prezzo più basso.
In questo, il modo di produzione capitalistico
riproduce la propria forza-lavoro entro l’antica divisione del lavoro nelle sue
forme specifiche. Questa contraddizione assoluta elimina ogni tranquillità,
solidità e sicurezza delle condizioni di vita del proletario, e minaccia sempre
di fargli saltare di mano col mezzo di lavoro il mezzo di sussistenza e di
renderlo superfluo rendendo altresì superflua la sua funzione parziale; la
stessa contraddizione si sfoga nell’olocausto ininterrotto della classe degli
schiavi salariati, nello sperpero più sfrenato delle energie lavorative e nelle
devastazioni derivanti dall’anarchia sociale.
Non c’è dubbio neppure che la forma capitalistica della
produzione e quindi la situazione economica degli operai che le corrisponde,
siano diametralmente antitetiche ad ogni movimento rivoluzionario che punti
all’abolizione della vecchia divisione del lavoro. Sostiene Marx che “Lo
svolgimento delle contraddizioni di una forma storica della produzione è
tuttavia l’unica via storica per la sua dissoluzione e la sua trasformazione”.
Oggi come ieri, non diversamente che dal passato più remoto,
noi ci troviamo nella condizione di dover decidere che cosa fare per uscire, se
vogliamo davvero uscire, da questa trappola. L’ottundimento in cui sono state
allevate le nuove generazioni e lo spirito servile di quelle più anziane
prodotto dal “benessere”, ci paralizza. Esso è il risultato cercato e ottenuto dalla
borghesia con la complicità dalla così detta sinistra, ossia un sistema di
rappresentanza corrotto e piegato agli interessi dominanti.
La strada delle riforme è solo fumo negli occhi, tutte
le decisioni che contano sono state demandate a degli organismi sovrannazionali
assolutamente fuori dal controllo dei cittadini, organismi che agiscono in modo
totalitario. La borghesia imperialistica – la classe dominante globale per
dirla con Luciano Gallino – ha tra i suoi interessi principali quello di
limitare e contrastare lo sviluppo di qualsiasi forma di opposizione di classe
volta ad “intaccare il suo potere di decidere cosa convenga fare del capitale
che controlla allo scopo di continuare – scrive Gallino – ad accumularlo: quali
merci produrre, a che prezzo venderle, dove e con quali mezzi”. E, soprattutto,
creare denaro a mezzo del denaro speculando su tutto.
Ora “il rischio concretamente incombente – come si stanno
accorgendo anche certi settori della ex sinistra – è quello di una
restaurazione degli equilibri sociali e politici precedenti alla seconda guerra
mondiale”. Allora che si fa? Marx a tale proposito è stato chiaro, chiarissimo,
esiste un’unica via:
La stessa democrazia volgare, che vede nella repubblica
democratica il regno millenario e non si immagina nemmeno che appunto in questa
ultima forma statale della società borghese si deve decidere definitivamente
con le armi la lotta di classe.
Scriveva a sua volta Engels:
Il semplice
fatto che i dominati e gli sfruttati in ogni epoca sono molto più numerosi dei
dominatori e degli sfruttatori, e che quindi la forza reale poggia sui primi, è
sufficiente da solo a chiarire tutta la stoltezza della teoria della violenza.
Ci hanno anestetizzato contro ogni idea che con la
violenza si possa agire nei nostri interessi di classe, e pure s’è vero che
ogni violenza dovrebbe avvilire coloro che la usano, non è così per la
borghesia che si autorizza con le sue leggi ad agire con i mezzi più violenti e
subdoli. Essa si avvale di una quantità di strumenti diretti e indiretti –
scrive sempre Gallino – per condurre un’efficace lotta di classe contro coloro
che in qualche modo riuscirono ad ottenere un miglioramento delle proprie
condizioni nei primi trent’anni del secondo dopoguerra.
La violenza è la levatrice di ogni vecchia società, gravida di una società nuova. È essa stessa una potenza economica.
La violenza è la levatrice di ogni vecchia società, gravida di una società nuova. È essa stessa una potenza economica.
Hier ist die Rose, hier tanze!
Non è solo perché (come è verissimo) metà della nazione è rimbambita e l'altra metà decerebrata. L'ombra del bastone e l'autocensura che ne consegue sono condizionamenti potenti. Abbiamo un bel da dire che il regime è moribondo. Lo sarà anche, ma è solo quando il bastone scivola di mano che giù nel ghetto cominciano ad uscire dalle baracche e a dirigersi verso il centro città.
RispondiEliminaPS. i post su Canfora sono così veri, belli e puntuali che c'è poco da aggiungervi... credo che "il pubblico e la critica" tributino un plauso silenzioso!
mi dispiace doverti dare ragione. purtroppo pagheremo tutti e non solo i decerebrati e i furbi.
Eliminagrazie di cuore per il resto, non si vive di solo pane
È ora di mettere il cappuccio con orecchie d'asino al rinnegato revisionista barone rosso Canfora!
RispondiEliminaBravo Olympe!
lasciamo questi metodi agli inquisitori di ogni tempo.
Elimina