Il 19 luglio 1943 Mussolini è a Belluno, da dove è giunto in treno
da Treviso assieme a Hitler (l’incontro è noto erroneamente come quello di
Feltre (*) ). I colloqui che seguiranno in realtà sono dei monologhi
dell’austriaco con “Mussolini seduto sul bordo della poltrona troppo ampia e
profonda, ascoltava impassibile e paziente con le mani incrociate sulle gambe
accavallate”. I pozzi petroliferi di Baku e la città simbolo di Stalingrado
sono persi, il Nord Africa è in mano degli alleati che da pochi giorni sono
sbarcati in Sicilia. Tuttavia la guerra continua, mancano quasi due anni alla
sconfitta dell’Asse. Gli italiani sono al fronte o sfollati, comunque in guerra
con lutti e gravi problemi di sussistenza. Intanto a Roma, in quelle ore, 362
bombardieri pesanti B17 e B24 e 300 bombardieri medi (146 B26 e 154 B25),
scortati da 268 caccia Lighting, portano la morte a migliaia di
persone. Di lì a poche settimane l’Italia intera sarebbe stata messa a
ferro e fuoco, decine di migliaia di giovani e meno giovani sarebbero morti
combattendo e nella guerra partigiana, o nei lager e di rappresaglia.
Tuttavia
vi sono anche quelli che in quei frangenti trovano tempo e modo di riunirsi in
un convento. A Camaldoli, per esempio. In quel luogo si sta freschi in luglio,
e soprattutto si evitano spiacevoli incontri. Gli ospiti sono cattolici,
ovviamente: Ezio Vanoni, Mario Ferrari Aggradi,
Paolo Emilio Taviani, Guido Gonella, Giuseppe Capograssi, Ferruccio Pergolesi,
Vittore Branca, Giorgio La Pira, Aldo Moro, Giulio Andreotti, Giuseppe Medici.
Non per pregare si sono riuniti, bensì per vaticinare in un lungo programma le
linee guida per la politica economica dell’Italia futura, quella che essi sono
certi di governare. Un articolato in 99 punti, molto dettagliato,
riproposizione in chiave formalmente plurale del sistema clerico-fascista con
la sovrapposizione tra partito, strutture statali, enti pubblici e industrie di
stato, burocrazie e benedizione papale.
Oggi
non sono più i B17 e B24 a bombardarci. Tuttavia, oggi come allora, il regime è
in ginocchio. E non è più nemmeno l’epoca del latino e i conventi e le abbazie
hanno subito le trasformazioni imposte dal trionfo del business, e non si
discute più di “verità assoluta” alla
quale debba rapportarsi “qualunque
organizzazione di vita politica, qualunque escogitazione di forme di stato
e qualunque partecipazione di cittadini alla vita dello Stato”. Ci si raduna in
quei luoghi per fare squadra, spogliatoio. Alle maschere tragiche si sono
sostituite quelle comiche. E anche i comici non sono più quelli di un tempo, in
frack.
(*) L'incontro avvenne a Villa Socchieva o
Pagani-Gaggia, San Fermo, dimora estiva del senatore fascista Achille Gaggia
che con Volpi e Cini, due alti gerarchi fascisti, sarà interprete del decollo
industriale nel dopoguerra della Sade, poi divenuta Enel, quella del Vajont. In
realtà questa villa, luogo dell’incontro tra i due dittatori, si trova a San
Fermo, tra Belluno e Sedico, assai più distante da Feltre.
Secondo l’agenzia di stampa Stefani “il Papa ha manifestato
il proposito, qualora dovesse verificarsi un'altra aggressione aerea a Roma, il
cui carattere sacro nettamente stabilito nei Patti lateranensi a suo tempo
ufficialmente comunicati a tutti i governi che ne presero ufficialmente atto,
deve essere fuori di discussione, di uscire dal Vaticano senza attendere la
fine del bombardamento”. Il Papa era fortemente incazzato con gli alleati anche
perché delle bombe avevano colpito il cimitero del Verano e danneggiato la
tomba della famiglia Pacelli. Anche la tomba di Petrolini è danneggiata e pezzi
del frack, con il quale aveva chiesto di essere inumato. sono sparsi intorno.
Il Ministro della Repressione ha dato l'OK alla denuncia penale di 22 tizi qualunque che sulla pagina dei commenti del blog di Grillo hanno "vilipeso" il Sacro Capo dello Stato.
RispondiEliminaUn po' come le squadre naziste che poche ore prima della caduta di Berlino nel 1945, e quindi della fine della guerra, continuavano a fucilare e impiccare i "disfattisti".