Negli editoriali degli ultimi tempi scritti da
Eugenio Scalfari rintraccio soprattutto il desiderio di rassicurare se stesso
sulla bontà delle sue medesime analisi della situazione politica, economica e
sociale. Ossia la speranza che infine tutto si risolva per il meglio, non solo
nascondendo la polvere sotto il tappeto, ma anche montagne di fango sotto una
coltre di pragmatismo fasullo. Prendiamo ad esempio questa frase:
I
processi di Berlusconi non riguardano il governo e tantomeno il Parlamento. Lo
stesso interessato l'ha detto in una delle sue mutevoli dichiarazioni.
Riguardano lui, i suoi avvocati e le Corti giudicanti.
Il fatto che sia lo stesso reo e imputato ad
affermare, mutevolmente come riconosce lo stesso Scalfari, che le sue vicende
giudiziarie e le condanne in primo e secondo grado a diversi anni di carcere e
all’interdizione dai pubblici uffici non riguardino il Parlamento e il governo,
significa solo che Berlusconi, in questo momento e per i suoi scopi, ha
interesse a dichiarare la sua posizione giudiziaria estranea alle vicende
politiche e istituzionali.
Come si possa sostenere tale tesi in accordo con lo
stesso Berlusconi, ossia che i processi e le condanne giudiziarie inflitte dai
tribunali al capo di una delle due maggiori forze politiche che sostengono il
governo siano ininfluenti politicamente, è davvero ben strano ma non inspiegabile. Le vicende giudiziarie di
Berlusconi rappresentano il vero nodo di questa fase politica, in particolare,
e riguardano il governo e il Parlamento nella stessa misura in cui interessano il
sistema e il paese nel loro insieme.
Come detto, è ben strano sostenere l’opposto della
realtà, ma non è inspiegabile se ci si mette dal punto di vista di Scalfari, il
quale è non solo amico devoto di Napolitano da un quarantennio, ma anche un
convinto sostenitore della bontà di ogni compromesso politico che veda esclusa
dalla partecipazione al governo ogni forza vagamente riformista di “sinistra”.
In ciò in perfetto accordo con gli interessi e i sentimenti della propria
classe sociale.
Pretendere da Silvio Berlusconi una qualsiasi
sensibilità morale è fuori discussione. Pretendere invece da un giornalista come
Scalfari un minimo di onestà intellettuale dovrebbe essere il minimo da parte
dei suoi lettori. I quali, evidentemente, in gran parte, devono essere di bocca
buona assai, ma soprattutto su posizioni di classe analoghe. La qual cosa non
deve stupire, ma non potrà durare.
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