Non erano necessari gli ultimi avvenimenti politici
sulla scena italiana per avere chiara la funzione dei partiti politici. Essa è
essenzialmente quella di garantire – assieme ad altre forme di organizzazione,
per esempio quelle sindacali – la riproduzione dei rapporti di produzione
capitalistici, ossia i rapporti di proprietà e di sfruttamento che sono, tra i
rapporti di produzione, quelli essenziali, poiché da essi dipende la forma di
tutti gli altri.
In tal senso, è essenziale sapere non solo di quale determinazione giuridica si tratti (forma esterna dei
rapporti di produzione), cioè stabilire a chi nominalmente appartenga la
proprietà economica (comunemente: la ricchezza, concetto sul quale ricamiamo tutti i giorni), bensì stabilire il movimento
dei rapporti di proprietà nel processo produttivo. In altri termini, è
necessario sapere anche come avvengono tante altre belle cose nel processo di produzione.
Allo stesso modo, è indispensabile mettere in chiaro,
oltre al concetto di rapporti di
produzione, anche quello di forze
produttive, entrambi lati necessari della produzione sociale e che non
hanno un’esistenza separata. In ciascun modo di produzione, l’incessante
processo espansivo delle forze produttive trova, nella forma particolare relativamente
stabile dei rapporti di produzione,
allo stesso tempo un elemento propulsore ed una catena imbrigliante.
Di queste determinazioni, per esempio, i movimenti di
contestazione nati negli ultimi anni mostrano estremo disinteresse. Essi, per
dirla in breve, puntano al “cosa” e al “come” produrre, ma lasciano in ombra
proprio la questione decisiva e dalla quale il “cosa” e il “come” produrre
dipendono essenzialmente. È questo il difetto
principale, dal quale poi derivano tutti gli altri, delle teorizzazioni
“movimentiste”.
Essi intuiscono che la forma privata della proprietà
dei mezzi di produzione, nel modo di produzione capitalistico, si scontra
sempre più aspramente con il carattere sociale del processo di produzione, e
questa contraddizione si ripercuote, dialetticamente, su tutte le altre
relazioni. E tuttavia, proprio il loro carattere conservativo e in definitiva reazionario,
porta questi movimenti politici a trascurare totalmente la questione di cui ho
detto.
Anche la critica alle così dette teorie della
decrescita (teorie che nella loro primigenia formulazione sono molto datate),
quando trascura questo presupposto essenziale, cioè di inquadrare il problema
anzitutto dal punto di vista dei rapporti di produzione capitalistici, delle
loro dinamiche e contraddizioni, diventa mera letteratura. In tale modo, apparentemente neutrale, vengono sottaciuti i
fenomeni profondi che riguardano la società, i reali rapporti sui quali
essa poggia, le leggi e le categorie che determinano il modo di produzione
capitalistico nel suo movimento e nelle sue contraddizioni, non ultima, come
detto, quella tra forze produttive e rapporti di produzione.
È così anche per la critica politica che ha a oggetto
l’agire dei partiti politici. Se essa non tiene conto di tali determinazioni
essenziali, diventa mero esercizio letterario, elzeviro. E però di questo ho
già scritto varie volte e anche nell’imminenza delle scorse elezioni politiche.
Per chi ne avesse interesse e per i distratti, segnalo questo post e il suo
seguito. Sembra teoria astratta, è invece narrazione di ciò che avviene di
là degli abbellimenti dei quali si serve la corrente critica politica per
mantenere vivo il solito discorso sul nulla. E tuttavia devo ravvedermi a mia volta: è molto più comodo guardare il dito che la Luna. Se non altro perché non si fa fatica ad allungare lo sguardo oltre il noto recinto.
mi sembra che ridurre tutto alla proprietà dei mezzi di produzione non consideri i meccanismi psicologici per cui le persone sono disposte a lavorare e produrre.
RispondiEliminaLa proprietà privata, quando arriva a maturità, diventa un meccanismo autogenerante che utilizza le persone in base alle loro capacità e motivazioni.
Che possono essere di prestigio, autoaffermazione, benessere personale, potere, o altro.
Ma in fondo chi sviluppa un interesse personale o familiare è disposto a lavorare e programmare per questo successo molto di più di chi invece lavora per un indifferenziato bene collettivo.
Ecco perchè alla fine si fa la tav: perchè ci sono più persone che hanno interessi personali.
e i meccanismi psicologici da cosa sono indotti?
Eliminai concetti di prestigio, autoaffermazione, benessere personale, potere, o altro, non sono neutri.