mercoledì 1 maggio 2013

Vittime e carnefici?



Il presidente della camera, in occasione del primo maggio, ha detto che l’emergenza lavoro fa sì che le vittime diventino carnefici. È stata dunque, secondo questa versione, l’emergenza lavoro ad armare la mano di uno spostato. Con un rovesciamento dialettico degno di miglior causa, il presidente della camera ha voluto strumentalizzare un caso isolato facendolo valere quale esempio negativo e paradigmatico da additare ai disoccupati e cassaintegrati, ai precari a vita e ai lavoratori in nero. La ribellione, la resistenza di milioni di vittime contro la violenza del sistema, è così irretita nell’episodio accaduto a Roma domenica scorsa.



L’emergenza lavoro, come la chiama la Boldrini, eletta nelle liste di Sinistra ecologia e libertà, sarebbe dunque frutto del caso, un destino inesorabile che non ha cause precise. Non sarebbe, invece, il portato necessario di un sistema economico non solo moralmente iniquo, ma assolutamente irrazionale e selvaggio nelle sue dinamiche. Si preferisce evitare qualunque accenno sulle responsabilità in capo a questo sistema economico e alla sua gestione politica, celebrare il primo maggio in serenità, nella pace sociale, senza tirare in ballo quell’antico perché.

In tal modo, eludendo le cause di quanto avviene nella generalità della situazione sociale, il discrimine tra vittime e carnefici diventa labile, confuso, una categoria morale mutevole e intercambiabile, da spendere a ogni buona occasione. E che dire ai disperati del delta del Niger, quelli che succhiano un po’ di petrolio dalle pipeline, lo stesso che le multinazionali pompano a pieno regime dalle terre nelle quali sono nati e vivono da generazioni? Attenti a non trasformarvi da vittime in volgari ladruncoli, in criminali che violano la legge?

E se finalmente i disperati passassero dalla mera protesta alla resistenza organizzata e attiva, quale posizione in merito assumerebbe l’onorevole Boldrini, di sinistra, ecologista e libertaria? Nel suo repertorio di democratica intransigente, queste “vittime” si trasformerebbero ipso facto in carnefici?

Prima di rispondere, però, alla presidente della camera, che ha fatto una dura carriera tra le disperazioni del pianeta provocate dall’agire (non solo cieco) di questo sistema, andrebbe almeno ricordato che “protesta” è quando dico che questo e quello non mi sta bene; “resistenza” è quando faccio in modo che ciò che non mi sta bene non succeda ancora. Protesta è quando dico che non collaboro più. Resistenza è quando faccio in modo che tutti gli altri non collaborino più.

Non serve che l’on. Boldrini, eletta nelle liste di Sinistra ecologia e libertà, risponda al quesito, non ci vuole molto a dedurre la risposta da ciò che dice e soprattutto da ciò che omette.

Per quanto ci riguarda, i comunisti non si sono mai fatti incantare da queste dicotomie moralistiche di vittime e carnefici, preferiamo chiamare le cose con il loro vero nome, ossia distinguere tra sfruttati e sfruttatori.

Buon Primo Maggio!

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