martedì 12 febbraio 2013

Martedì grasso, moderatamente



Pioggia mista a neve, non posso uscire di casa e chi è al lavoro non può fare certo la spesa per me. Sarà oggi un martedì che di grasso non avrà nulla poiché in cucina è rimasto ben poco da mettere sul fuoco. C’è un po’ d’aglio, cipolle, del prezzemolo supertite dalla settima scorsa e, provvidenziali, delle sarde sotto sale. Per fortuna c’è una bottiglia, preziosissima, di Franciacorta. Si può festeggiare carnevale.

Metto sul fuoco una teglia con dell’olio, abbondante, di quello buono che costa un capitale, e quando è ben caldo aggiungo l’aglio, lascio sfrigolare un attimo e poi spengo. Intanto taglio e poi trito abbondante cipolla, almeno una cipolla per persona. Lavo bene le sarde dal sale, almeno una a testa, le spino e le trito finissime con la mezzaluna. Tolgo l’aglio dalla teglia, ma volendo si può lasciare. Accendo il fuoco e faccio andare appena la cipolla, poi aggiungo le sarde e, se del caso, ancora un po’ d’olio. Del vino bianco, assolutamente secco, ma non Franciacorta, sarebbe un delitto. Per lo spreco, s’intende. Cucino per una mezzora, anche meno, infine aggiungo il prezzemolo tritato. Al posto delle sarde si possono usare anche le acciughe, ma non è la stessa cosa.

Faccio bollire l’acqua e ci metto la pasta: bigoli. In mancanza dei bigoli, vanno benissimo dei vermicelli grossi (non spaghettini!), evitando quelli delle notissime marche che buoni non sono per nulla. Va bene Garofalo, si trovano anche al supermercato, ma Setaro sarebbe ancora meglio (un chilo costano meno di un gratta e vinci). Io ho i bigoli, un genere di pasta particolare molto in voga nel Veneto di un tempo. Esiste anche integrale.

In particolare ricordo la bontà di un piatto di bigoli in salsa cucinato da mia nonna, quando si era veramente poveri, faceva veramente freddo e la laguna ghiacciava e luccicava lontana. Una povertà dignitosa, non come il degrado disperato che si vede oggi negli hotel a cinque stelle. C’erano i cartocci di pescetti fritti, i bàcari veri e non gli snack gestiti da cinesi. Solo il vino commerciale, devo dire per onestà, in genere era peggiore. Ma anche oggi si beve male se non si hanno i bezzi. Ricordo il piatto di quella volta lì, e non di altre occasioni. Non so che bigoli fossero, ma non ne ho più incontrati di tale bontà. Mi viene un magone … e una fame! Buon carnevale!!!

8 commenti:

  1. Eh, già.....una volta anche a Bologna era pieno di osterie, con 800 lirette un quarto di vino ed un panino al salame, poi tresette fino all'alba con il vecchietto nostalgico di Stalin , si mangiava e si beveva insieme, tutti uguali, ora ci si parcellizza davanti ai Mc Donalds.......

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  2. Parlare di questo alle generazioni nuove significa parlare al vento.
    Talora provo a farlo, omettendo ogni accento polemico sull'oggi o nostalgico del passato (per non far la parte dell'anziana aristocratica francese che rimpiange i tempi del Terrore perché allora aveva vent'anni); solo per racontare una storia, sperando di accattivarmi la curiosità degli ascoltatori su com'era il mondo sino a pochi decenni fa.
    Gli studenti mi guardano come se fossi un vecchio rimbambito; essi conoscono solo il centro commerciale e il fast food o al massimo il finto folklore del kebab o del ristorante etnico, la patologica vanità di facebook, il cazzeggio infinito degli sms o del tablet o dello smartphone o dell'ipod o del'ipad (a proposito dei nuovi bisogni di cui scriveva Olympe).
    L'altra sera ero al ristorante, con amici. Osservavo le compagnie sedute agli altri tavoli; una ragazza cincischiava con uno strumento non identificato, mentre suo padre smanettava al telefonino (il tutto per dieci minuti buoni) e la madre si guardava intorno, smarrita. A un tavolo con quattro persone, ho immaginato due coppie di fidanzati, non una parola per interi quarti d'ora, ma tutta un'oggettistica esibita e manipolata senza posa. Che pena!
    Hans

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  3. mia cara Olympe , proprio qualche mese fa sono andata a cena a casa di un mio amico veneziano e , per la prima volta, ho mangiato i bigoli dei quali, confesso, ignoravo totalmente l'esistenza . mi sono piaciuti tanto (il doge, come lo chiamiamo, cucina bene....).ho cercato su internet tutto sui bigoli ;molta delusione per le poche e vaghe notizie.allora mi sono messa alla ricerca nei supermercati per scovare qualche marca che li proponesse come specialità regionale . neanche l'ombra . capisco che l'alternativa è uno spaghetto bello grosso ma perchè non c'è interesse a farne un prodotto più commerciale ? a proposito ...il doge fa anche i zaleti con tanto burro e fioretto di mais, anche quello praticamente introvabile ! bah !

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    1. lo fanno apposta per farti tornare a venezia
      CIAO

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    2. Cara Olympe:olio!
      Ho fatto quello nuovo e vorrei fartelo provare: come faccio a spedirtelo salvaguardando la tua privacy?

      L'indirizzo di un amico? Di un bar? Dimmi tu.

      Del resto a Beppe regalano provole, salumi e ogni ben di dio, perchè a te niente?

      Ho letto anche i tuoi post seguenti ma questo mi sembra più adatto.

      A proposito dei preti: quanto mi piacerebbe essere parte di quella scopa che li spazzerà via! Come ti ho scritto tempo fa, ritengo che la conseguenza più dannosa della loro esistenza, quella più subdola e meno appariscente, ma più letale, sia la diffusione dell'ipocrisia che toglie alle menti la capacità di confrontarsi con la realtà.

      Un abbraccio, gianni.

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    3. olio, olio, olio!

      ti ringrazio molto, sei gentilissimo e la cosa mi lascia ... fai tu

      non dubito si tratti di Olio con la maiuscola, ma sarà per un'altra volta, non te la prendere

      per l'indirizzo devo dirti che ho abitato molti decenni or sono per un po' anche in rue saint bon, laterale di rue de rivoli, di fronte all'hotel de la ville, il municipio di parigi. cenavo a volte in un ristorante italiano, il roma, nel quartiere latino, dove facevano le tagliatelle espresse al dente apposta per me. lì vicino si poteva gustare (???) del cane arrosto in un locale cinese (visti 3 cani arrosto con miei occhi, non favole metropolitane).

      ti ringrazio ancora e ti saluto con affetto

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