venerdì 26 marzo 2010

Il VI comandamento




C’è, nei documenti pubblicati dal NYTimes sul caso Murphy, una lettera a firma dell’allora arcivescovo Bertone, in data 24 marzo 1997 in risposta , che esordisce così: In your of the 11 December 1966. Un refuso sintomatico, freudiano. Nella lettera non si accenna solo al caso del rev. Murphy ma anche al rev. Neuberger. Bertone, segretario dell’ex santo uffizio, scrive alla diocesi americana: While the norms of this document remain in force, they must obviously be read them in light of the new canonical legislation especially with respect to the citation of canon.
Il Tribunale apostolico, scrive a sua volta il 9 aprile 1997 alla diocesi Usa: You make this request because the Congregation has not yet responded to your letter of 17 july 1996 and in the meantime a civil action has been threatened by three persons who accuse the priest of solicitation. Illuminante. E c’è molto altro nelle lettere. Perché il Vaticano non le pubblica di sua sponte, magari traducendole, sull’Osservatore romano, in tal modo da chiarire quanto sostiene, ovvero che si tratta di un “ignobile intento per arrivare a colpire, a ogni costo, Benedetto XVI e i suoi più stretti collaboratori”?
Inoltre, l’Osservatore romano sostiene che: “La richiesta [della diocesi americana] non era infatti riferita alle accuse di abusi sessuali, ma a quella di violazione del sacramento della penitenza, perpetrata attraverso l'adescamento nel confessionale, che si configura quando un sacerdote sollecita il penitente a commettere peccato contro il sesto comandamento (canone 1387)”. Ed infatti nella succitata lettera della Congregazione si cita l’accusa “of the crime of selicitation during confession”, che significa, se non si vuole giocare con il senso delle parole, che gli abusi sessuali venivano commessi nel confessionale. E del resto il sesto comandamento cattolico dice: “non commettere atti impuri”. Cos’è, un divieto a soffiarsi il naso in confessionale? Inoltre, in tal modo, si vuole deliberatamente ignorare e stravolgere quanto è contenuto nelle lettere della diocesi americana. E tuttavia c’è da chiedersi: il Vaticano ci vuol far credere che negli Usa sono in corso delle cause nei tribunali perché sarebbe stato violato semplicemente il sesto comandamento, con tanto di richiesta di risarcimento? Non si sentono quantomeno ridicoli al di là del Tevere?
Ma gli avvenimenti incalzano, è la volta del caso del sacerdote tedesco Peter Hullermann, riconosciuto colpevole di abusi ai danni di minori e poi reintegrato nel lavoro pastorale mentre era ancora in terapia psichiatrica negli anni in cui Joseph Ratzinger era arcivescovo di Monaco. Del fatto si era già parlato ma si era sostenuto che l’attuale papa, allora arcivescovo della diocesi, non ne sapeva nulla (doppiamente grave!), ma ora il Nyt sostiene l'esistenza di una informativa consegnata a Ratzinger in cui lo si metteva al corrente del reintegro di Hullermann. Il documento, "la cui esistenza è confermata da due fonti ecclesiastiche - scrive il Nyt - dimostra che non solo Ratzinger presiedette un incontro il 15 gennaio 1980 in cui fu approvato il trasferimento del prete, ma fu anche informato della ridislocazione del sacerdote".
Siamo in presenza di qualcosa di più di un semplice scandalo per non dire di un mero regolamento di conti interno tra prelati di rango.

Nessun commento:

Posta un commento