domenica 28 marzo 2010

Di stampo religioso, autorizzata e promossa dallo Stato



Guide cieche, che filtrate il moscerino e inghiottite il cammello.
Così anche voi, di fuori sembrate giusti alla gente, ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità (Mt 23, 24-28).

La violenza non ha bisogno di particolari azioni per essere tale, spesso è sufficiente l’inerzia, cioè la negazione di diritti e tutele, l’elusione dei doveri propri di chi vi è tenuto. Nel caso della Chiesa cattolica, nella quale il Papa esercita potestà universale e assoluta, ancorché con pretese di infallibilità, tale atteggiamento è palese nella sistematica omissione di denuncia dei gravi crimini commessi e reiterati da presbiteri e religiosi di ogni rango e di ogni sede nazionale contro bambini e adolescenti a loro affidati.
A questo colpevole e protratto silenzio, infranto solo dal coraggio delle vittime, si aggiunge, ogni giorno, la protervia di chi, nella gerarchia ecclesiastica, tenta di stemperare e anzi respingere tali accuse come indegni attacchi contro la persona del pontefice, come se non fossero palmari, documentati ed ineludibili i fatti di cui Ratzinger porta tanta personale responsabilità diretta, dapprima come arcivescovo di Monaco e poi come capo della Congregazione per la dottrina della fede.
Anzitutto non è superfluo rilevare la firma di Ratzinger in calce, assieme a quella dell’attuale cardinale Bertone, all’Epistola de delictis gravioribus, inviata il 18 maggio 2001 a tutti i vescovi del mondo con la quale si blindano gli abusi sessuali del clero imponendo il «secretum pontificium» (segreto papale) e vincolando così al centro vaticano la competenza di tutti i reati sessuali ad opera dei religiosi di ogni parte del mondo. Ciò esclude che un argomento sottoposto a segreto pontificio possa essere portato a conoscenza di «estranei», cioè e ad esempio, delle autorità di polizia, della giurisdizione ordinaria o degli stessi genitori delle vittime dei casi di pederastia ad opera del clero. L'articolo 3 della direttiva emanata nel 1974 in relazione alla definizione di «secretum pontificium», stabilisce che chi è tenuto al segreto pontificio ha sempre l'obbligo grave di rispettarlo, pena severe sanzioni.
Scrive il Papa, nella recente lettera ai cattolici d’Irlanda, che «vi fu una tendenza, dettata da retta intenzione ma errata, ad evitare approcci penali nei confronti di situazioni canoniche irregolari». Che si tratti di “tendenza” e di “retta intenzione” è palesemente confutato proprio dalla citata epistola de delictis gravioribus, sempre se si ha per l’onestà la più modesta pretesa.
Dato il notorio, plurisecolare modo d’agire dell’organizzazione denominata Chiesa cattolica, non sorprende e non sconcerta il richiamo futile e risibile che essa invoca, quale prevalente attenuante sugli abusi e gli stupri sessuali compiuti dai preti sui minori a loro affidati, e cioè la presenza di analoghi fatti in àmbiti sociali diversi il problema dell’abuso dei minori non è specifico né dell’Irlanda né della Chiesa»). Infatti si può notare che tale chiamata di correità e la insistita volontà di colpire i responsabili dei crimini con la mera «applicazione delle pene canoniche in vigore», allude in concreto ad una sostanziale rivendicazione di impunità, quindi ad una difesa corporativa che vede, da un lato, l’omissione dei più elementari doveri di denuncia dei reati penali, cui corrisponde, dall’altro lato, l’oltraggio alla dignità e al diritto di giustizia delle vittime degli abusi.
Data la dimensione e articolazione del fenomeno, se si fosse alle prese con una normale e pacifica organizzazione religiosa, il minimo che si potrebbe auspicare sarebbe un’indagine ampia e approfondita degli organismi istituzionali statuali in tutte le sedi cattoliche che ospitano o hanno ospitato dei minori. Ma abbiamo a che fare invece con un’entità separata e di concezione medievale, retta secondo ordinamenti statuali propri da soli uomini celibi che si dichiarano unici rappresentanti diretti di Dio, esclusivi interpreti di tale alienazione, il cui potere resta largamente incontrollato e sottratto alla giurisdizione nazionale e internazionale. Tale organizzazione è largamente funzionale al potere statuale e delle classi sociali che ne hanno il diretto controllo, poiché essa viene agita come strumento di omologazione e sottomissione del gregge ai fini del controllo sociale. Pertanto, gli Stati autorizzano e promuovono con finanziamenti di ogni tipo l’azione sul proprio territorio di tale organizzazione di stampo religioso, e ne sono quindi quantomeno complici.

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