Contro la patata aliena [*], ma a favore delle agevolazioni sul gasolio per produrre in serra zucchine e fragole per tutto l’inverno, o per trasportare l’Asiago in Olanda e il pomodoro fotogenico al ritorno. Ah, i leghisti, brava gente! Quelli che hanno fatto icone di successo delle mezze verità, e dei luoghi comuni un vangelo secondo Bossi & C.. Fuori dai loro capannoni il mondo dovrebbe andare secondo tale Verbo, incluso il precetto di parlare e mangiare nostrano. Dentro le fabbrichette i “negri” alle presse e alle trance, alle quali sono disinserite le sicurezze perché “se no il lavoro non va avanti”. Se alzi appena il sopracciglio, vuol dire che non capisci niente, sei un passatista, uno statalista, ben che vada.
Poi ci sono, trasversali, i “decrescisti”, pauperisti eredi del de-industrialismo, padri e nipoti dei figli dei fiori. Quelli che sognano di poter ritornare un giorno a bere l’acqua dei fossi per scansare il cloro; quelli che per tenere a bada trigliceridi e glicemia vogliono mettere a stecchetto anche quella gran parte di mondo alla quale non è consentito di essere sazia per un giorno nemmeno a metà. Sono gli eroi della vita campestre, delle bici al carbonio, archeologi del cibo di nicchia (la loro). Fingono di non sapere che il feticismo delle merci è il risultato di un rapporto sociale, e che tale rapporto si chiama: ca-pi-ta-le! E che non sono le “idee” o i singoli comportamenti che lo determinano in tutte le sue articolazioni, e che a nulla vale sostituire il concetto di merce con quello di “bene”. Sono gli stessi che hanno bollato il DDT come "elisir della morte", dimenticando quando c’era, non troppi decenni or sono, la malaria e altre malattie in Italia con migliaia di malati e di morti.
Scrive Alan Dangour, tra i principali autori dello studio dalla «Food Standards Agency», l’agenzia governativa britannica per gli alimenti, dopo un’indagine durata 12 mesi e condotta sulla base di oltre 160 ricerche degli ultimi 50 anni: «le differenze rilevate nei nutrienti contenuti nei prodotti biologici rispetto a quelli più convenzionali ci sono, ma non rilevanti al punto da incidere sulla salute dei consumatori». E il dott. Franco Battaglia (il chimico che è stato tra i primi a denunciare la falsificazione dei dati da parte dell’IPCC sul Global Warming): “Il cibo biologico vorrebbe abolire gli antiparassitari. Ma i preparati chimici devono essere considerati uno strumento indispensabile per la produzione agricola sicura ed ecologicamente accettabile. Progettare di abbandonarne l’uso è innanzitutto contraddittorio se, allo stesso tempo, si mantiene l’attuale riluttanza ad accettare i prodotti geneticamente migliorati (Ogm), i soli che possano lasciare speranze, se non di abbandono, certamente di riduzione dell’uso di antiparassitari e fitofarmaci. Ma è anche suicida. In assenza di difese dall’esterno, il vegetale se lo produce da sé il proprio antiparassitario naturale, e in quantità che non tengono certo conto del fatto che i bambini quel vegetale dovranno mangiarselo […]. Vi dicono che la pratica biologica non usa prodotti chimici di sintesi. Ma non vi dicono che non v’è alcuna differenza tra un prodotto chimico «naturale» o di sintesi: l’aspirina che acquistate in farmacia è un prodotto chimico di sintesi, anche se può essere estratta dalla corteccia del salice (troppi salici ci vogliono per produrre una pasticca). Vi dicono che, in caso di malattia, essa viene curata coi prodotti omeopatici. Ma non vi dicono che l’omeopatia non cura alcuna malattia. Semplicemente non può farlo. L’omeopatia non ha mai curato nessuno, né pertanto mai curerebbe le eventuali infezioni di una vacca, il cui latte viene etichettato «biologico» solo perché la pratica biologica prescrive l’uso della pratica omeopatica”.
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