sabato 27 marzo 2010

Il premio Gutenberg a Riotta


Nell’intervista concessa dal cardinale Carlo Martini a Gianni Riotta sul quotidiano della Confindustria, il prelato offre un esempio di semplicità e concretezza davvero non comuni. Detto da un “mangiapreti”, è un doppio complimento, per quanto di fonte irrilevante.
Dopo un appiccicoso vasetto introduttivo sul carisma, Riotta fa vedere al parroco quanto è bravo:
Cardinal Martini, ci sono due passaggi del Vangelo di Giovanni che tornano spesso alla mente in questi giorni di nuove tecnologie, di nuovi media: «Conoscerete la verità e la verità vi renderà liberi» e l'altro che dice invece più cupamente «Gli uomini preferirono le tenebre alla luce», parole che Leopardi mette in cima a La ginestra. Quando lei guarda i nuovi media, è più animato dalla speranza che conoscere la verità rende liberi oppure più preoccupato dalla scelta delle tenebre?
Naturalmente i due passi evangelici possono tornare in mente anche considerando che la “verità” e le “tenebre” sono prodotte dai media solo per essere sfruttate. Ed infatti Martini risponde asciutto, evitando con scrupolo di indebolire l’enunciato scritturale:
Sono piuttosto contento che i media ci siano, siano molto ampliati: io stesso ne faccio uso molto volentieri, quindi mi muove di più la fiducia che i media creino ponti tra la gente. Poi si possono anche usare male, però lo scopo di comunicare è molto bello.
Facendo il solito sfoggio di erudita riflessione, incurante di ogni verifica, Riotta intona:
In tutte le rivoluzioni della comunicazione non importa cambiare lo strumento, importa cambiare i contenuti. Fino a che Gutenberg stampa Bibbie in latino cambia poco, è quando comincia a stampare Bibbie in volgare che arriva la rivoluzione.
Ora, si potrebbe passare sopra a tale affermazione e accettarla nel suo significato lato, ma è tuttavia esplicita non solo l’attribuzione (storicamente errata) a Gutenberg di essere l’artefice della bibbia in volgare, ma anche che tale cambiamento da lui operato (e qui sta il senso della frase) avrebbe comportato, appunto con la stampa della bibbia in volgare, l’arrivo della rivoluzione. Ed è su tale aspetto, non di solo puntiglio formale, che voglio soffermarmi.
È noto che bibbie in volgare (il “contenuto”) esistevano anche e ben prima dell’introduzione in Europa dei caratteri mobili (lo “strumento”), ed erano costosissime; ma anche la prima e unica bibbia stampata da Gutenberg, in latino, aveva un prezzo molto alto e non certo alla portata di qualunque popolano o borghesuccio. Era merce per ricchi anche quella. Infatti, Frédéric Barbier, nella sua Storia del libro, dall’antichità al XX sec., scrive:
L’apparizione della stampa non segna dunque una frattura nella diffusione della Bibbia, della quale gli stampatori di incunaboli pubblicano ben presto edizioni in lingua volgare [p. 228].
Ed infatti, la “frattura nella diffusione” (non solo delle bibbie) si avrà a cominciare dal secolo successivo con l’introduzione di significativi miglioramenti tecnici e tecnologici nella produzione a stampa (carta e inchiostri compresi), e perciò con l’abbattimento dei costi e dei prezzi (la “rivoluzione”). Perciò la frase di Riotta si potrebbe prestare anche ad una lettura esattamente opposta: cambiare il contenuto (il linguaggio) importa relativamente, se non cambia lo strumento (i modi e le possibilità di accesso e di fruizione). Naturalmente, sia detto per inciso, le dicotomie nette, tutte, sono sempre fuorvianti.
Quindi Riotta pone la domanda: Qual è la Bibbia in volgare oggi? Martini è persona colta e abile, svicola lo specifico e risponde: Tutti i vecchi contenuti classici, soprattutto religiosi come la Bibbia, sono molto importanti per internet. Io posso vedere internet e trovare i passi della scrittura con molta facilità. Poi credo che i grandi classici sono da mettere in internet: grandi classici come Platone, Aristotele, come Alessandro Manzoni, come Dante Alighieri.
Chiaro che il cardinale non può dire di ignorare l’importanza della bibbia su internet (per trovare i passi della scrittura con molta facilità, precisa), ma poi cita, in risposta a Riotta, i nomi dei grandi classici, come a dire: sono loro la bibbia, toujours.
Una lezione, davvero.

Nessun commento:

Posta un commento