mercoledì 24 marzo 2010

Corsi e ricorsi/1




Il 9 novembre (18 brumaio) 1918 veniva proclamata la Repubblica di Weimar.

Vent’anni dopo, lo stesso giorno, verrà ricordato come la “notte dei cristalli”. Il 9 novembre 1989, alle ore 23,30, la Repubblica democratica tedesca (DDR) declinava definitivamente in una fuga di massa e disordinata causata apparentemente da un disguido burocratico. Undici mesi prima, il 21 gennaio, il Politburo dell’Urss aveva deciso di richiamare 500.000 soldati di stanza nell’Europa orientale. Gli armamenti, la guerra in Afganistan, la scarsa produttività, gli onerosi trasferimenti ai paesi satelliti, avevano portato l’economia sovietica al disastro: l’anno prima si era registrato un forte disavanzo commerciale (più che raddoppiato negli ultimi anni) e l’inflazione al 9,2%. L’agricoltura era alle corde, le file ai negozi si allungavano, iniziarono gli accaparramenti, operai, accademici, impiegati, cominciarono a rifiutarsi di trascorrere il tradizionale periodo annuale di lavoro nelle campagne in occasione dei raccolti.

Tutti i tentativi di Gorbaciov di ridare nuovo vigore all’Urss erano falliti. In tale quadro di crisi, la forte contrazione dei sussidi sovietici aveva condotto le traballanti economie dei paesi alleati del Patto di Varsavia al collasso. Il ritiro delle truppe e l’abbandono al loro destino di questi regimi, portò anche la fine politica del sistema. Solo più tardi i proletari di questi paesi capiranno che se non c’è pane senza libertà, è anche vero che non c’è libertà senza pane.

Non erano in molti, fuori dalle due Germanie, a desiderare la riunificazione tedesca. Non lo voleva, inizialmente, la Russia, per ovvie ragioni, ma ormai non aveva i mezzi necessari per opporvisi; non lo volevano gli Usa, per l’altrettanto ovvia ragione di peso politico in Europa; non lo voleva Londra per i secolari motivi che l’hanno vista (e la vedono) opporsi ad ogni tipo di egemonia nel continente, fosse essa spagnola, austriaca, francese o tedesca. Insomma, si amava così tanto la Germania che si preferiva che ce ne fossero due.

Il 20 novembre 1989, il Time scriveva: «La riunificazione della Germania in un gigante travolgerebbe l’Europa un po’ come se dominasse le Olimpiadi». In dicembre a Malta venne sancita la fine di Yalta. La Thatcher era indignata dal fatto che Gorbaciov avesse ceduto alle pressioni di Kohl (che con una somma irrisoria aveva compensato i russi per le spese dovute al ritiro delle truppe), accettando che «l’unità della nazione tedesca debba essere decisa dai tedeschi» e che «la Germania unita dovrebbe far parte della Nato».

[continua]

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