lunedì 17 ottobre 2022

Non volevamo morire democristiani

 

Comè noto, la Germania si è data un piano di sostegno da 200 miliardi di euro per i suoi industriali. Infatti, le notizie non sono buone: inflazione al 10% quest’anno, recessione prevista per il 2023, forti tagli alla produzione nelle fabbriche. Olaf Scholz ha così inventato un aggeggio chiamato “freno sul prezzo del gas”, per analogia con il famoso “freno al debito”, sancito dalla Costituzione tedesca.

A proposito, questi 200 miliardi non faranno esplodere il debito pubblico? Certo, ma quando si tratta di salvare il culo le regole di prima non valgono più. Di fronte alle critiche della Corte dei conti tedesca, Christian Lindner, ministro delle Finanze, ha dichiarato che la creazione del suo Fondo di stabilizzazione ha permesso di “separare dal bilancio ordinario le spese per la lotta alla crisi finanziaria”. Ah, le regole! Sono invocate solo quando si tratta di aggredire i greci, gli italiani, i giovani, i precari e disoccupati, i poveri.

Per tutti gli altri europei, il piano tedesco pone due grossi problemi. Costituisce una chiara violazione delle regole della concorrenza libera e non distorta, in cui credono solo gli sciocchi e quelli che un tempo erano i partiti di sinistra. Inoltre, abbassando artificialmente il prezzo del gas per i consumatori e gli industriali tedeschi, si sostiene la domanda, che alimenta l’inflazione, non solo in Germania (ma attutisce gli effetti della sua recessione!), ma date le dimensioni di questo Paese, anche in tutta Europa.

Insomma, la Germania scarica i suoi problemi e la sua inflazione sugli altri, e riducendo i costi di produzione, le industrie tedesche saranno più competitive di altre, e quindi continueranno a guadagnare quote di mercato.

Questo è ovviamente l’obiettivo principale del piano. Se ci mettessimo nei panni di Olaf Scholz, faremmo come lui: l’industria è per la Germania ciò che il turismo è per l’Italia, cioè il cuore della sua identità, delle sue politiche di compromesso, della sua stabilità sociale.

Con la differenza che le nostre strutture turistiche sono già entrate in crisi e lo saranno molto di più nei prossimi mesi. Mi è accaduto di vedere, già in questo fine settimana, bar, ristoranti e negozi di antica tradizione che hanno cessato l’attività. Il mix di caro-bollette e affitti (è scattato l’adeguamento Istat) è diventato insostenibile.

Era già avvenuto in nome della competitività della sua industria, minata dopo la riunificazione del Paese nel 1990. La Germania, sotto l’impulso del suo cancelliere “socialdemocratico” Gerhard Schröder, aveva varato la legge Hartz, dal nome dell’ex capo del personale della Volkswagen. Tagliando i sussidi ai disoccupati, creando i minijobs a 800 euro, queste norme avevano notevolmente accresciuto la concorrenza tra lavoratori sottopagati e disoccupati, portando un calo dei salari. L’industria tedesca diventava ipercompetitiva in Europa nel momento stesso che ci si preparava alla moneta unica mutuata sul marco.

Dopo quel dumping sociale, i nostri amici tedeschi stanno ora instaurando un dumping energetico. Danke schön.

Mentre tutto ciò accade, noi siamo alle prese con la solita robaccia. Una destra che finalmente avrebbe dovuto cogliere l’occasione per mostrarsi diversa da com’è sempre stata, ossia ambigua e reazionaria, e invece già con la scelta dei presidenti di senato e camera, ha una volta di più mostrato di essere incapace di cambiare pelle, ossia di stabilire, giusto quanto scrivevo il 2 ottobre, un dialogo effettivo con altre culture e tradizioni politiche, di diventare, per dirla in breve, una destra laica e riformista, conservatrice quanto basta, che guarda avanti e non inciampa sul passato remoto.

Non volevamo morire democristiani, ma pur con ampio uso di litote, ci toccherà morire fascisti.

3 commenti:

  1. Solo un'osservazione. Abbassando il prezzo del gas non si sostiene l'inflazione, ma semplicemente si incontra la domanda a un livello quantitativo superiore. Si ha invece sostituzione del fornitore, perché i concorrenti esteri non fruiscono delle stesse agevolazioni.

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    1. Non c'è un tetto al prezzo, ma un sostegno alla domanda, pertanto il prezzo può oscillare.Dunque non è detto che il prezzo del gas diminuisca, ma una parte di esso viene scaricata sui conti pubblici. Alla fine avrai prezzi industriali più bassi degli altri competitori e dunque acquisti quote mercato, con più produzione e maggiori entrare fiscali. Tutto ciò a danno degli altri paesi.

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    2. Penso che nessuno ci lancerà il temuto oltraggio (marginalista!) se diremo che la curva della domanda sta lì, immota, se i tedeschi fanno provvedimenti assistenziali. Certo la curva può cambiare nel tempo, ma non per questo. Pertanto, variando in basso il prezzo del gas, e con esso quello dei wurstel germanici, io comprerò più wurstel tedeschi e meno wurstel italiani. Nulla fa pensare che ciò generi inflazione. Potrebbe anzi farla diminuire, anche se non possiamo esserne certi.

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