venerdì 7 ottobre 2022

Un’economia di guerra

 

Chi pensa che i rapporti internazionali siano improntati a motivi morali invece che sugli interessi, i più prosaici e a volte anche i più inconfessabili e sordidi, è, nel migliore dei casi, un ingenuo.

Gradualmente stiamo entrando in un’economia di guerra le cui ricadute economiche e sociali si vedranno dispiegate nei prossimi mesi e anni. Quella di fare, di fatto, guerra alla Russia è stata una decisione presa dal primo ministro Mario Draghi e ratificata dal Parlamento. Mai è stata ventilata l’ipotesi di farsi tramite di una trattativa che avesse per obiettivo l’armistizio e poi la pace.

Guerra alla più vasta nazione del pianeta, ricchissima d’idrocarburi, dei quali l’Italia si serviva (e per un po’ si servirà ancora) abbondantemente e a prezzi molto convenienti, e con la quale esisteva un interscambio commerciale per noi molto proficuo. Guerra contro la nazione che, per numero di testate e per potenziale distruttivo, è la più grande potenza nucleare, con la flotta subacquea nucleare più potente, e con la seconda forza aerospaziale del mondo.

Non è la prima volta che l’Italia arriva a tali livelli di demenzialità che poi pagherà caramente.

Che cosa succederà a livello sociale nei prossimi mesi è ovviamente impossibile indovinare nel dettaglio. Mentre a Mosca non ci saranno problemi di riscaldamento ed elettricità, né per i privati, né per gli ospedali, né per il trasporto pubblico, né per le attività economiche, attendo con curiosità di leggere i titoli dei giornali quando vi saranno i primi morti per suicidio, oppure, dio non voglia, quando accidentalmente partirà un colpo di pistola a un poliziotto durante una manifestazione.

Attendo altresì di sentire quelli che non sono mai stanchi di stare dalla parte della ragione, dire per una volta: che cazzata abbiamo fatto. Così di vedere quale sarà il nuovo incarico affidato all’italiano più intelligente, più preparato, più ascoltato dopo che avrà lasciato la presidenza del consiglio. Che i parlamentari, per solidarietà con la critica situazione economica, si riducano lo stipendio del 50% accontentandosi di sopravvivere con settemila euro. Insomma, cose così.

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Nel settembre del 1939, non ebbe inizio la seconda guerra mondiale. L’invasione tedesca e sovietica della Polonia costituì solo il prodromo di ciò che sarebbe avvenuto in seguito. La Francia e la Gran Bretagna dichiararono guerra alla Germania, ma si guardarono bene dal fare altrettanto contro l’altro invasore, l’Unione Sovietica. Non furono tanto stupidi dal dichiarare guerra allo stesso tempo alla nazione europea militarmente più potente e a quella più vasta.

Nel maggio del 1940, ebbe inizio la guerra europea tra la Germania, la Francia, l’Inghilterra, cui s’aggiunse l’Italia quando la vittoria sembrava arridere ai tedeschi. Tecnicamente solo nel dicembre 1941, ebbe inizio la seconda guerra mondiale. In quei giorni, Mussolini, che aveva già dichiarato guerra a mezzo mondo, Unione Sovietica compresa, non si fece scrupolo di dichiarare guerra agli Stati Uniti d’America. Tutti gli atti formali di quelle dichiarazioni di guerra furono controfirmati dal capo dello Stato, vale a dire da Vittorio Emanuele.

Ufficialmente l’establishment italiano non ebbe nulla da dire contro quelle scellerate dichiarazioni di guerra, salvo scoprirsi di essere antifascista quando le cose presero una brutta piega, quando la guerra volse definitivamente alla sconfitta.

Oggi non si tratta più di vincere o di essere sconfitti. Questa guerra non la può vincere realmente nessuno, neanche gli Stati Uniti.

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha dichiarato ieri che il mondo è a rischio di Armageddon nucleare, sottintendendo che la rapida escalation della guerra in Ucraina potrebbe portare a una guerra nucleare tra Stati Uniti e Russia. Ha affermato che il presidente russo Vladimir Putin “non stava scherzando quando parla dell’uso di armi nucleari tattiche”.

A febbraio, Biden ha negato che la guerra potesse degenerare in un conflitto nucleare, dicendo: “Beh, non credo che [Putin] stia contemplando neanche lontanamente l’uso di armi nucleari”. A marzo, Biden ha affermato che gli Stati Uniti non avrebbero “inviato equipaggiamento offensivo” in Russia perché ciò avrebbe portato alla “terza guerra mondiale”.

Da quando ha rilasciato queste dichiarazioni, Biden ha ampliato enormemente il coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra, inviando così tante armi di fascia alta in Ucraina che gli arsenali statunitensi si stanno esaurendo. Ufficiali statunitensi hanno diretto attacchi missilistici ucraini, inclusi attacchi al territorio russo, omicidi di generali russi e l’attacco alla Moskva, l’ammiraglia della flotta russa del Mar Nero. Le forze paramilitari statunitensi stanno operando direttamente nel territorio ucraino.

Ciò dimostra che non tutti hanno ben compresa la gravità della situazione. Soprattutto nessuno crede nella trattativa. Tranne la Russia. Di cui tutti vogliono non solo la sconfitta ma l’umiliazione.

4 commenti:

  1. https://www.officinadeisaperi.it/materiali/la-pace-si-costruisce-solo-con-una-conferenza-internazionale-da-il-manifesto-e-s-isaia/

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  2. La maggior parte delle persone... comuni, è impegnata ad arrivare alla fine del mese.
    Non voglio scusarli dicendo questo, ma come se ne esce? Non sono menefreghisti o qualunquisti, ma troppo occupati a... sopravvivere!

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  3. "La maggior parte delle persone è impegnata ad arrivare alla fine del mese".
    Il problema sarà sempre più arrivarci alla fine del mese, infatti.
    E se il conflitto degenera nessuno sa a quali conseguenze potremo andare incontro. Perciò urge che almeno ci si cominci a informare e a tenere gli occhi bene aperti, a smetterla di coltivare false speranze sul fatto che andrà meglio o che qualche leader ci possa indicare la strada maestra, visto che quelli che abbiamo ci stanno portando dritti al baratro. Per il resto io so che ci sono forze che nel loro piccolo sono anche coscienti della situazione e organizzate. La sfida è senz'altro impari ma i tempi che viviamo non fanno più sconti a nessuno. E quindi il dovere di ognuno mi pare che sia quello di guardare oltre la propria casa. la piccola realtà familiare e il proprio naso. Per non essere travolti dalla marea montante. Da questo si parte. Il resto è un navigare a vista.

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  4. In questi giorni, fra la dichiarazione sull'Armageddon di Biden e qualche piccola sfumatura qua e là, qualcosa fa sperare che si inizi a rendersi conto che la guerra difficilmente può concludersi con una sconfitta per la Russia, ancora più difficilmente con la sconfitta umiliante che si augura il guitto.
    Persino il direttore della Stampa, che è stato prontissimo a indossare l'elmetto e uno dei fautori della resistenza fino all'ultimo ucraino, scrive già nel titolo del suo editoriale che 'per la pace serve una via'. Sono aperture e spiragli molto sottili, incrinature e scricchiolii (il parlamento tedesco che vota contro l'invio di carri armati), ma ci sono.

    Gli 'amici di Putin' che fin dal primo momento parlano della necessità di trattative, che evidenziano quanto da sempre sia corrotto, eterodiretto, autoritario e terrorista il regime di Kiev, potrebbero rimarcare quanti danni in più abbia fatto la politica NATO/UE di chiusura totale.
    Danni sia alle popolazioni locali (siamo a quasi 8 mesi di guerra), sia all'Ucraina come nazione (si aprono le trattative con una porzione significativa di territorio occupata/rivendicata dall'invasore), sia alla UE che si ritrova in ginocchio e letteralmente a 'culo scoperto' (mi si perdoni la scurrilità) per le sanzioni.

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