martedì 11 ottobre 2022

Un altro crack bancario a lieto fine

 

Quando si parla di giustizia di classe, a che cosa ci si riferisce in concreto? Che cosa diceva a tale riguardo Bertolt Brecht sul miglior modo per rapinare una banca? Di fondarne una! C’è chi ha preso questa raccomandazione molto sul serio, rapinando la banca essendone a capo, facendola sostanzialmente franca grazie alla complicità tra esponenti della stessa classe sociale, appunto. È proprio in queste faccende che si vede quanto sia democratica la nostra cara società.

Nel marzo del 2021 il giudice del tribunale di Vicenza aveva condannato a 6 anni e 6 mesi l’ex presidente della Banca Popolare di Vicenza Gianni Zonin per il relativo crack. In tale occasione erano stati condannati anche gli ex dirigenti Emanuele Giustini (6 anni e 3 mesi), Paolo Marin e per Andrea Piazzetta (entrambi 6 anni). Al processo di primo grado Zonin ebbe a dichiarare: «Io rimango ottimista, sono sereno come lo sono sempre stato in questi anni. Non dimentichiamo che anche la mia famiglia ha investito 25 milioni e li ha persi tutti».

Pochi mesi dopo, scatta la prescrizione (pilastro della nostra giustizia penale, come ben sa, tra gli altri, Berlusconi), che ha di fatto estinto alcuni dei reati come il falso in prospetto e, parzialmente, l’aggiotaggio. In tal modo, per gli imputati le condanne stabilite in primo grado solo pochi mesi prima sono state quasi dimezzate dalla Corte d'Appello di Venezia: l’ex presidente della banca vicentina dovrà ora scontare 3 anni e 11 mesi. Stessa pena anche per gli ex vicedirettori Andrea Piazzetta e Paolo Marin.

Quando la pena detentiva da eseguire non è superiore ai 4 anni, scatta la sua sospensione e non si fa un solo giorno di carcere.

Nel febbraio 2018 il gup aveva disposto il sequestro conservativo di beni della famiglia Zonin, imprenditori vinicoli, per 176 milioni di euro, che nel frattempo il capostipite aveva donato ai familiari. Nel marzo 2018 il tribunale di Vicenza aveva ordinato, nella villa palladiana di Montebello, un nuovo sequestro di beni di Zonin per 19 milioni, nominando custode dei beni un figlio del Zonin. Quattro anni fa, in cambio di 65 milioni, la 21 Invest della famiglia Benetton ha rilevato il 36% dell’azienda.

Zonin possedeva case, beni e terreni, anche all’estero, in California, Sudafrica, Canada, Argentina, eccetera. Si procederà ora, dopo la sentenza d’appello, con il pignoramento o con la liberazione dei beni custoditi in Italia? Tranquilli, la famiglia Zonin non farà fatica ad arrivare alla fine del mese e continuerà ad alloggiare presso le proprie ville. La sentenza ha revocato la confisca disposta nei confronti degli imputati, per l’importo di 963 milioni di euro.

Quanto agli incauti (eufemismo) investitori della Banca Popolare di Vicenza (118 mila), purtroppo (sì, purtroppo) verranno almeno in parte risarciti con il Fondo per il risarcimento per le vittime dei crack bancari, istituito con la legge di bilancio 2019, e in tal modo potranno essere risarcite perfino le azioni e le obbligazioni subordinate. Indovinate, alla fine chi pagherà? Risposta esatta.

Or to take arms against a sea of troubles,
And by opposing end them? 

1 commento:

  1. to be or not to be:
    PORZIA
    Quindi preparati a tagliare la carne.
    Non versare sangue e non tagliarne né più né meno di una libbra esatta di carne. Se ne prendi più o meno di una libbra esatta, fosse solo quel tanto che la renda più leggera o più pesante della ventesima parte d’un misero grammo, o d’una frazione di quella, o meglio se la bilancia pende della misura di un capello, tu muori, e tutti i tuoi beni sono confiscati.

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