lunedì 10 ottobre 2022

Non è una sfida tra Putin e Zelensky

 

Ci ricordiamo quando in un’intervista a The Economist nel novembre 2019 Macron ha sollevato la questione dalla crisi della Nato e dei nostri rapporti con gli Usa, a quelli con la Russia e la Cina, alla nostra impotenza nella crisi siriana, alla necessità di colmare il pericoloso gap tecnologico dell’Europa?

Disse apertamente che gli Stati Uniti stavano voltando le spalle al progetto europeo e che era ora di svegliarsi. L’Europa, disse, è “sull’orlo di un precipizio”, e ha bisogno di cominciare a pensare a se stessa strategicamente come una potenza geopolitica, altrimenti “non avremo più il controllo del nostro destino”.

Si mise in moto la formidabile macchina per formattare le menti delle genti presenti e future, per ristabilire la nostra inossidabile fedeltà europea al Patto atlantico. Non ci fu un solo organo di stampa occidentale che non ebbe a criticare questa presa di posizione, questo tentativo “egemonico” francese. Si arrivò a dire che Macron avesse dei problemi “cerebrali”. Quando non si riesce a controllare qualcuno ci si butta sul patologico, funziona sempre.

Washington non gradì, evidentemente, e predispose le contromisure, salvo l’inconveniente del covid che le fece ritardare. Se ragioni così, se fai due più due, rischi l’accusa di complottismo, di terrapiattismo, insomma quella roba lì. Potremmo mai prevenire il definitivo deragliamento della nostra cara specie sulle ceneri di un pianeta fumante e sfidare le leggi del mercato, non dico in pura logica marxista, ma nemmeno riformista?

Quanto siamo stati stupidi e continuiamo a esserlo, a vedere in questa guerra una sfida tra Putin e Zelensky, a tifare per l’uno o per l’altro. Come prendiamo a cuor leggero lo scannamento in atto, quasi non ci riguardasse davvero, la tranquilla noncuranza di scatenare la distruzione della stessa civiltà umana.

Come se non fosse bastato ciò che è successo negli ultimi anni in Libia e Siria, l’Armenia e Azerbaigian hanno combattuto due guerre negli ultimi due, i conflitti di confine irrisolti tra Serbia e Kosovo e la Grecia e la Turchia ai ferri corti per le riserve di gas nel Mediterraneo orientale, e così il Libano e Israele sull’orlo di una guerra per lo stesso motivo. E noi siamo preoccupati perché un giorno di skipass potrebbe costare quest’inverno fino a 74 euro.

“Non dobbiamo permettere che la crisi energetica minacci la nostra democrazia”, ha detto la presidente moldava Maia Sandu al recente vertice di Praga. La presidente del paese più povero tra i poveri, medioevo pieno, che parla di democrazia e chiede di mandare più armi a Kiev. Come si fa a essere più incauti e ipocriti di cosi?

Sappiamo che i prezzi del cibo e dell’energia sono in forte aumento in Europa, l’inflazione reale supera di molto il 10% e problemi di approvvigionamento di energia devasteranno l’economia e le società europee. Sono previste oltre 400.000 perdite di posti di lavoro in Germania e mezzo milione in Italia, le due maggiori economie manifatturiere. E a fronte di tutto ciò, non c’è leader politico che pronunci le parole trattativa, armistizio, pace.

Quale leader del nostro governo, il cui colore politico, genere e fottuta religione non mi interessa, pronuncerà queste parole invece di prendere per idioti le persone con promesse e profezie che dovrebbero renderci felici? Quando e quali leader politici mondiali, invece di prenderci per il culo con discorsi transumanisti, oseranno parlare di gioia, tempo, spazio e luoghi che sfuggano al cronometro e ai soldi, e dunque penseranno insieme a come abitare la Terra in modo meno barbaro e irresponsabile?

Questi ebeti non sanno nulla, niente che possa tirarci fuori dal caos in cui ci ha gettato la rivoluzione digitale e biotecnologica. Le parole che sanno dire sono mercato, efficienza, produttività, innovazione, libera concorrenza, brevetti, proprietà, competitività, del tutto estranee alle necessità, ai bisogni e alle urgenze delle persone reali del nostro tempo. Le loro parole e i loro programmi sono quelli del declino e della morte.

Scholz si è vantato sul quotidiano tedesco Die Welt: «Queste [armi] includono armi decisamente efficienti, come l’obice semovente 2000, lanciarazzi multipli e il carro antiaereo Gepard. Sono queste armi che si sono rivelate particolarmente efficaci durante la controffensiva delle forze armate ucraine”. La Germania e Bruxelles “continueranno a sostenere l’Ucraina per tutto il tempo necessario”, ha aggiunto.

Non è Goebbels che parla, ma un cancelliere tedesco nel XXI secolo! Questa è la loro guerra, vogliono vincerla, costi quel che costi, pur sapendo che non la può vincere nessuno, e perciò sperano che qualcosa a Mosca succeda, non disdegnando atti di provocazione e terrorismo incluso.

A Praga, la presidente del Parlamento europeo Roberta Tedesco Triccas ha esortato i paesi dell’UE a fornire carri armati moderni all’Ucraina. L’ideale sarebbero “carri armati Leopard 2, per esempio”, ha detto riferendosi al principale carro armato tedesco. Dunque, anche la rappresentante maltese è un’esperta di guerra. Roberta Tedesco rappresenta un Paese che ha un quarto della superficie di Mosca e 25 volte meno degli abitanti della capitale russa.

Pur di sconfiggere la Russia e aderire alla strategia globale americana, soggiogare questo enorme paese ricco di risorse, le potenze europee sono pronte a rischiare la propria sicurezza economica, l’equilibrio sociale interno, la terza guerra mondiale. Sembra non ci sia modo, almeno al momento, di opporsi all’escalation della guerra nel quadro ufficiale di questa politica. Sarà necessario colpire il nostro benessere, i nostri consumi, le nostre tasche e i nostri famosi diritti acquisiti perché accada qualcosa che ci induca a un cambio di atteggiamento verso la guerra.

2 commenti:

  1. Quos deus perdere vult, dementat prius

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  2. Il titolo del post avrebbe dovuto essere : PAZZI, IRRESPONSABILI GUERRAFONDAI E IPOCRITI!

    saluti

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