Prima di rispondere alla domanda se esiste un capitalismo buono, è necessario chiarire in che cosa differiscono fondamentalmente i diversi ordinamenti sociali che si sono succeduti storicamente. Come ognuno sa, l’ordine sociale antico e quello feudale si fondavano sulla schiavitù e la servitù, mentre quello capitalista è basato sullo sfruttamento del lavoro salariato. Poi si possono aggiungere a ciò molte altre cose, ma la sostanza è quella.
Pertanto, tenuto conto di circostanze e condizioni totalmente differenti, ha senso chiedersi se vi sia un lato “buono” nel capitalismo? In chiave di emancipazione di alcune libertà individuali e collettive, considerando che le forme di sfruttamento della forza-lavoro avvengono generalmente a uno stadio superiore rispetto al passato. È però necessario fare almeno una precisazione.
I singoli capitalisti, dopo aver raccolto le mele d’oro, possono permettersi di atteggiarsi a filantropi, tuttavia ciò non muta sostanzialmente le condizioni generali del modo di produzione capitalistico e dell’ordine sociale classista che gli corrisponde.
Del resto è normale che una parte dei privilegiati della società desideri portar rimedio alle più palesi aporie del sistema, ma ciò avviene, con diverso grado di consapevolezza, per garantire la continuità dei rapporti sociali che definiscono lo status della borghesia.
Rientrano in questa categoria economisti e riformatori, che hanno in tasca la miglior ricetta della società possibile, proclamandone l’imparziale superiorità su tutte le altre. E poi viene tutto quel mondo di filantropi, organizzatori di beneficenze, fondatori di società caritatevoli, impregnati di rugiada sentimentale, febbricitanti di amore per il prossimo e che non rinuncerebbero mai alle proprie ossute verità eterne, non meno che al proprio variegato personale di servizio domestico.
Alla resa dei conti il capitale segue le sue leggi e il capitalista persegue i propri interessi e inclinazioni personali. Nient’altro è dato al momento su questo pianeta.
La vera domanda pertanto non è se esiste un capitalismo buono, ma dove ci sta portando il capitalismo. Mi pare indubbio che esso ci stia conducendo, tra meraviglie tecnologiche che sempre più ci ingabbiano in subdole e stringenti forme di asservimento e alienazione, verso situazioni umane e ambientali incontrollabili e irreversibili.
L’alternativa a questa tendenza non è quella di escogitare chissà quali riforme e assecondare il vangelo sociale della borghesia filantropica, ma di costruire le premesse per un salto di binario. Che ovviamente non può avvenire pacificamente, poiché da questo lato la classe dominante non lascerà la presa e cercherà in ogni modo di prevenire e respingere qualsiasi azione rivoluzionaria dovesse proporsi.
per ora si fanno saltare i ponti. speriamo non saltino in aria anche i binari con tutti i filistei. saluti
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