mercoledì 26 ottobre 2022

La Cina dà i numeri (statistici)

 

Dopo un ritardo di una settimana, per via del Congresso del PCC ovviamente, il National Bureau of Statistics cinese ha pubblicato i dati sul prodotto interno lordo per il terzo trimestre, mostrando che l’economia è cresciuta del 3,9% nel corso dell’anno, un dato superiore alle attese del mercato (3,3%), ma ben sotto dell’obiettivo del governo del 5,5%, a sua volta il tasso più basso in più di tre decenni.

Contrariamente alla consuetudine, il Bureau of Statistics ha diffuso i dati senza tenere una conferenza stampa. Le cifre hanno mostrato una serie di crescenti problemi per l’economia cinese. Le vendite al dettaglio sono aumentate solo del 2,5%, la produzione industriale è aumentata del 6,3%, meglio delle aspettative, e gli investimenti fissi sono aumentati del 5,9% nei primi nove mesi dell’anno. Tuttavia, il mercato immobiliare ha continuato a contrarsi sotto l’impatto dei problemi finanziari irrisolti del gigante Evergrande e di altre società del settore.

È stato stimato che il settore immobiliare rappresenti oltre il 25% dell’economia cinese se si considerano i suoi effetti di flusso verso altre aree. Le vendite d’immobili sono diminuite del 22%, le nuove costruzioni del 38% e gli investimenti immobiliari sono diminuiti dell’8%. Si trae la conclusione che la minore crescita non è una flessione congiunturale, ma significa un cambiamento importante nell’economia cinese.

Gran parte della responsabilità per la minore crescita è stata attribuita alle misure di salute pubblica istituite dalle autorità cinesi, ma va anche segnalato che l’economia cinese è cresciuta rapidamente nei dieci anni precedenti la pandemia, in media del 7,7% ogni anno. La fase di crescita significativamente più lenta è nella logica delle cose, posto che il settore immobiliare era stato gonfiato a dismisura dalla speculazione e che la popolazione in età lavorativa, dapprima cresciuta rapidamente, si sta ora riducendo com’era del resto previsto.

Meno forza-lavoro da sfruttare significa che l’economia non può produrre tanto senza generare inflazione, a meno la crescita della produttività non acceleri l’estrazione di plusvalore relativo. Ciò richiede nuovo impulso allo sviluppo tecnologico, che è limitato dalle restrizioni radicali imposte alla Cina come parte dei preparativi di guerra statunitensi.

La guerra non è più solo un’eventualità, ma una certezza. Come chiarisce il recente documento sulla strategia di sicurezza nazionale, gli Stati Uniti considerano la Cina la più grande minaccia al suo dominio globale. Di rimando, nel suo discorso di apertura al congresso del partito il 16 ottobre, Xi ha menzionato la sicurezza sei volte di più di quanto non abbia fatto riferimento all’economia. La guerra in Ucraina sta assumendo sempre più le sembianze delle guerre balcaniche all’inizio del secolo scorso, prodromo di quello che accadde poco dopo.

Le restrizioni al commercio internazionale e alla tecnologia, così come le normative più severe sulle società che operano in Cina, ridurranno la crescita della produttività. Dopo aver paralizzato il colosso tecnologico Huawei, gli Stati Uniti stanno estendendo l’attacco all’intero settore tecnologico. Queste mosse ricordano l’embargo petrolifero e bancario imposto al Giappone alla fine degli anni 1930, che ha svolto un ruolo chiave nell’innescare la guerra nel Pacifico. In fatto di provocazioni Washington non deve prendere lezioni da nessuno.

Le difficoltà cinesi non saranno senza effetti anche qui in Europa. In passato, quando le nostre industrie hanno dovuto affrontare rallentamenti e crisi, potevano ancora fare affidamento sui consumatori e sulle aziende cinesi per l’acquisto automobili, prodotti chimici, macchinari, eccetera. E i cosiddetti consumatori europei potevano anche fare affidamento sulla Cina per continuare ricevere con abbondanza di prodotti economici.

Non sarà più così. La recessione incombe in Europa, ma questa volta non potremmo avvantaggiarci della Cina e le sue merci non saranno più abbondanti e a buon mercato.

La cricca di Washington non rappresenta solo la maggior minaccia per la pace mondiale, ma da molto tempo anche la più grave causa di crisi economica.

2 commenti:

  1. https://francosenia.blogspot.com/2022/10/crisi-ed-egemonia.html

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    1. un articolo basato su troppi "si dice" e su ciò che racconta il FT, che non è un foglio neutrale

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