Domani sfreccerà la pattuglia
acrobatica, proveniente da Rivolto (UD), solcherà i cieli di Roma tracciando il
tricolore. E seguirà il resto delle cerimonie che riguardano l’insediamento del nuovo presidente della repubblica,
il cui primo pensiero è andato “alle difficoltà e speranze dei cittadini”.
I primi due presidenti della
repubblica furono dichiaratamente di sentimenti monarchici. Il primo
presidente, provvisorio, era un galantuomo che non volle mai mettere piede al
Quirinale, preferendo un modesto appartamento. Il parlamento non ci pensò
nemmeno un attimo di eleggerlo per il primo settennato, gli preferì un altro.
Il secondo presidente, un
economista borghese, sempre defilato durante il fascismo e che “non aveva mai
partecipato in vita sua ad alcuna lotta veramente politica, se non come uomo
della Monarchia”, secondo le parole di un suo autorevolissimo compagno di
partito e vicino di seggio in Parlamento, era uomo divenuto famoso per la sua
parsimonia. Come ministro delle finanze minacciò tagli a destra e a manca,
tagliando però sempre dalla stesa parte (ricorda qualcosa?).
Nel 1948 la sua conversione fu
istantanea, da “italiano più monarchico” a più alto rappresentante della
repubblica. Ed essendo monarchico il distacco dalla monarchia gli riuscì bene,
ma non quello dai fasti e dalle spese tipiche di quei regimi. Ed infatti,
eletto presidente della repubblica, andò ad abitare al Quirinale, succedendo
alla monarchia anche nello sfarzo dei riti e dei costumi.
Nonostante le distruzioni del
conflitto bellico, la miseria nera in cui versava il “popolo sovrano” di
allora, la dotazione presidenziale fu di 180 milioni all’anno (escluse le spese
del segretario generale della presidenza che rimanevano a carico del bilancio
dello Stato), più un milione al mese quale assegno personale (in lire 2010 il
coefficiente ufficiale di rivalutazione è 35,9, ma bisogna tener conto che si
tratta solo di un’indicazione Istat). Lo stipendio medio mensile di un operaio
non superava le 20-25mila lire. Insomma si trattava di un appannaggio enorme “e
senza alcun paragone coi maggiori assegni dei presidenti della repubblica di
paesi meno poveri o assai più ricchi di noi”, ebbe a scrivere un ex presidente
del consiglio.
Al Quirinale il presidente
parsimonioso si ritrovò tra decine di corazzieri e staffieri, ereditati dal
precedente regime, e tra uno stuolo di servitori in livrea rossa e blu (le
stesse uniformi dei Savoia), impiegati, funzionari e faccendieri. Una vanità
burlesca e dispendiosa che superava quella del precedente monarca. Nel tempo le
cose sono andate peggiorando, il numero degli “addetti” è aumentato e le spese
sono cresciute senza eguali nel mondo, cioè centinaia di miliardi di lire che
solo l’escamotage dell’euro riduce di tre cifre.
L’apposita commissione
parlamentare ai tempi di Luigi Einaudi ebbe a scrivere: «Il Presidente di una
repubblica democratica fondata sul lavoro non ha bisogno di attingere il suo
prestigio al fasto che si accompagna alle corti». Ma è proprio perché si tratta
di una repubblica fondata sul lavoro che gli attuali monarchi e le relative
corti possono vivere alla grande e a sbaffo.
Ma è proprio perché si tratta di una repubblica fondata sul lavoro che gli attuali monarchi e le relative corti possono vivere alla grande e a sbaffo...
RispondiElimina.ma rispetto ai monarchi passati ( e relative corti) il trucco " progressista" sta nel far votare i sudditi .
Infatti nessun previlegio e' esecrabile quando si può dire " il popolo lo vuole !" :-)