Dalla loro formazione non c’è
stato quasi nessun paese del mondo che in qualche modo non sia entrato in
conflitto con gli Stati Uniti d’America. L’attuale disputa tra Mosca e
Washington sulla questione Ucraina mi ricorda in qualche modo la guerra
angloamericana del 1812, oppure quella ispano-americana, non la prima davvero
che segnasse la scelta della loro espansione mondiale. Furono le guerre
commerciali che portarono ai conflitti militari.
Infatti, in radice la dottrina
espansionistica era dettata dalla logica del capitalismo liberistico, quella di
allargare il mercato per i propri prodotti, per collocarne le eccedenze,
soprattutto agricole, e garantirsi la prosperità contro le periodiche crisi di
sovrapproduzione, dunque risolvere l’instabilità sociale e mantenere il potere
politico nelle salde mani dell’oligarchia venale.
La scintilla che diede fuoco ai
conflitti commerciali e diplomatici sul finire del XIX secolo, fu proprio la
grave depressione economica degli anni Novanta che seguiva la crisi del
1865-’66 e la depressione iniziata nel 1869. Ciò li portò a perorare una legislazione che desse impulso alla
costruzione, oltre al già esistente ed efficiente sistema di trasporti interno
(*), ad una numerosa flotta commerciale e una potente marina militare basata su
incrociatori corazzati (**).
Naturalmente avevano bisogno di
acquisire basi navali e porti in posizione strategica per il rifornimento di
carbone e altri materiali. Altrimenti a cosa sarebbero servite, per esempio, le
Hawaii, per il surf? Dopo di che ci pensarono le così dette politiche di
reciprocità a fare il resto (oggigiorno hanno solo cambiato nome), di modo che,
per esempio, i paesi dell’America latina, da esportatori netti verso gli Stati
Uniti ancora nel 1880, divennero in breve tempo importatori netti dei prodotti
Usa.
*
Da questa necessità deriva la
politica estera americana e la forma della loro mentalità che chiamano
“liberale”. Tutto ciò che non si assoggetta a tale disegno strategico e
all’ideologia che lo supporta, è interpretato come un atto ostile contro la
democrazia e la libertà di cui essi si sentono esclusivi depositari.
Sono Stati gli Usa e la Germania a
volere che le cose in Ucraina cambiassero. A rimetterci, innanzitutto, sarà
l’Ucraina stessa, vaso di coccio tra vasi di ferro. E però forse le cose non si
fermeranno in Ucraina posto che viviamo in un mondo soggetto a irrefrenabili
mutamenti e trascinato dalle proprie contraddizioni verso imprevedibili
direzioni.
Se gli Usa forniranno armi a Kiev
per combattere la guerra, la Russia non potrà che reagire di conseguenza. Si
arriverà così a una prova di forza, inevitabilmente. La Nato non è militarmente
in condizioni, sul breve, di ottenere una vittoria in un conflitto
convenzionale. La Russia non è in condizione di ottenere una pace dopo aver
occupato Kiev.
L’esito della partita vede solo
due opzioni. La Germania è disposta a rischiare tanto? E gli Usa sono disposti
a rischiare di vedere distruggere New York e le altre capitali americane? Nemmeno
Putin può rischiare un conflitto nucleare, ma non può nemmeno perdere la
partita per quanto riguarda la zona russa dell’Ucraina. Non resta che il
negoziato e la spartizione dell’Ucraina.
Si spera.
(*) Fu William Henry Seward (ben
caratterizzato in un romanzo di Gore Vidal), segretario di Stato in due
amministrazioni, l’uomo più rappresentativo per trasformare il sistema di
trasporti interno e per riaffermare il potere del commercio internazionale.
Egli insisteva sulla costruzione della ferrovia transcontinentale quale
strumento tecnologico per rafforzare il controllo americano sui mercati
orientali. Un efficiente sistema
di trasporto e di comunicazione (ferrovie, strade, canali, linee telegrafiche e
porti adeguati) rendeva più competitive le merci, a cominciare dai prodotti
agricoli e cancellava i confini degli Stati dell’Unione.
(**) Il noto capitano Alfred
Thayler Mahn, intimo amico del segretario alla marina militare Benjamin Tracy, non
fece altro che fornire l’esposizione ufficiale del punto di vista degli
industriali e degli agrari che consideravano la presenza di una marina
mercantile e di una flotta di prim’ordine come elementi inseparabili del
concetto di espansione commerciale. Nel suo The
influence of seapower upon history, pubblicato nel 1890, considerava l’espansione
del commercio estero uno sbocco per le eccedenze americane, irrinunciabile quindi
se si voleva accrescere la potenza e il benessere economico degli stati Uniti.
Per partecipare con successo alla contesa sui mercati internazionali
significava dotarsi di una marina mercantile formata da un gran numero di navi
tutte americane, di alcune colonie d’oltremare che potessero agire non tanto da
mercati per i prodotti o da fornitrici di materie prime, quanto da basi
strategiche navali. Il congresso nel 1891 approvò il Merchant Marine Act. Tale legge fu però resa assai sterile poiché i
democratici, per motivi che qui sarebbe troppo lungo esporre, avevano bocciato
il vasto progetto di sussidi alla cantieristica. Ciò che ebbe successo, invece,
fu il potenziamento della marina militare.
Vedo che Gore Vidal torna, anche se marginalmente, anche in questo post. Una mente notevole.
RispondiEliminaSi spera, appunto. E la speranza è riposta nel fatto che i locomotore e locomotrice europei in visita a Mosca abbiamo considerazione delle ragioni russe e non siano, come al solito, i trasportatori della politica statunitense.
RispondiEliminaprimo premio per la metafora ferroviaria. ciao
EliminaCaratteristica, molto umana, che sempre esisterà nella classe sono le preferenze della maestra per i suoi ‘cocchi’. Penalizzati sono i più volonterosi, mai cocchi. (Una lezione che prepara alla vita fin da piccini, non saremo mai tutti uguali).
EliminaUna volta ha dato persino un 'bel sette' al solito ruffiano del primo banco.
Se non ci prende sul serio sino in fondo, lo sguardo sarà sempre sbilanciato verso le pagliuzze altrui, sino al triste sussiego per cui non si capirà mai che niente esiste di per sé immobile, ma tutto è movimento, e nulla è per sempre, nemmeno per l'umanità.
EliminaPer questo non disperiamo che un giorno, anche per te, il movimento potrà essere in avanti. g
Per lo sbilanciamento dello sguardo alla pagliuzza altrui al momento ne sono esente perchè essendosi da pochi giorni staccata la retina da un occhio non ci riesco proprio neppure fisicamente. Me lo sarò meritato?
EliminaGli auguri di crescita servono sempre ,soprattutto se sinceri, sono ben accetti. Grazie. L
Gli auguri di uno sconosciuto sono importanti perchè ci rendiamo conto che, sì, effettivamente siamo partiti.
EliminaAuguri anche per la retina: che te la riattacchino presto!
Per l'altro occhio, come prevenzione, io utilizzo la ginnastica oculare del metodo Bates, in specie per la retina trovo ottimo il sunning ciao.g