Venendo a parlare del prossimo incontro
di Vienna, Kennedy dichiarò di nutrire “grande fiducia” nella possibilità di
firmare un accordo sulla messa al bando degli esperimenti nucleari a Ginevra e
di stabilire una tregua nel Laos. Se vado a Vienna a incontrare Kruscev, disse,
è perché ciascuno dei due possa prendere coscienza degli intenti e degli
interessi dell’altro ed evitare quindi quei “gravi errori di calcolo” che hanno
condotto alle precedenti guerre. Toccava ora ai giornalisti porgli delle
domande. Uno di essi chiese che cosa avrebbe pensato se fosse stato al posto di
Kruscev. Se avessi vissuto la vita di Kruscev, probabilmente sarei giunto alle
sue conclusioni, rispose, e cioè che il comunismo ha il carattere dell’inevitabilità
storica (Arthur Schlesinger, I mille giorni di JFK alla Casa Bianca, p.
401).
*
L’umanità
non sarà effettivamente tale se non quando potrà produrre la propria vita
materiale, soddisfare i propri bisogni e crearne di nuovi, secondo un progetto
comune e una pianificazione razionale il cui scopo fondamentale sia quello della
qualità della vita delle persone e della comunità, e dunque solo in una società
dove anzitutto l’uomo non sia più schiavo di un altro uomo (*).
Lungo
l’asse della storia noi assistiamo ad un lento ricambio delle élite, ma non per
questo la storia è storia delle élite. Andando oltre quanto appare in
superficie, prevale una costante storica che consiste nella riproduzione dei
medesimi rapporti sociali tra le diverse classi. E ciò fino a quando le
contraddizioni tra rapporti di produzione e sviluppo delle forze produttive non
giungano a un punto di rottura la cui maturazione trascende temporalmente la
singola generazione. Ed è proprio la maturazione di tali circostanze a decidere
se una generazione si trova nelle condizioni di rivoluzionare la “produzione
della vita” com’è stata fino a quel momento (**).
Per
quanto riguarda la formazione economico sociale capitalistica, tali circostanze
si palesano sempre più per esempio nel monopolio, nella sempre minore quantità
di tempo di lavoro immediato richiesta nella produzione, nella sempre più
stridente inconciliabilità tra il lavoro e l’appropriazione del suo prodotto, di
modo che il furto del tempo di lavoro altrui, su cui poggia la ricchezza
odierna, si presenta come una base miserabile rispetto all’imponente sviluppo
delle forze produttive.
(*)
Non è vero che la causa della “catastrofe” cui andiamo incontro “è nel nostro
stile di vita fondato su una crescita economica illimitata”, come scrive
Latuche; è vero paradossalmente proprio l’opposto: le cause della “catastrofe”
sono nella unitarietà dello scopo cui
è volta la produzione, e cioè la produzione di plusvalore (quello che i
borghesi chiamano profitto).
(**)
È illusorio pensare di poter affrontare politicamente il tempo storico sulla
base dell’azione di singoli individui. Il tempo storico è faccenda di
generazioni, e solo una concezione soggettivistica e idealistica può pensare,
anche solo sul piano dell’elaborazione teorica, di poter approntare una teoria
politica valida per ogni situazione storica. L’errore opposto è quello di poter
pensare all’azione politica senza la continuità teorica quale prodotto di
generazioni. Vero che ogni generazione affronta problemi nuovi, ma ogni
movimento pratico non può di volta in volta affrontare ex novo dal punto di
vista teorico la realtà storica, anche perché, com’è ovvio, i fenomeni storici
si dispiegano su un tempo molto più lungo che non quello di una generazione ed
è perciò necessario far tesoro dell’esperienza accumulata. E invece noi l’esperienza
storica del Novecento l’abbiamo semplicemente messa d’un canto giudicandola
inservibile.
Ancora un post in cui non resta che dire grazie all'autore.
RispondiEliminaPer questo mi ostino a definire il ventesimo come il "secolo inutile"(provocatoriamente, s'intende), altro che "secolo breve".
RispondiEliminaE probabilmente mi accorgo scrivendo di aver già tediato con questa storia anche qui.
Il problema di questo Blog,e che Olympe scrive cosi' bene e in modo sintetico tale da rendere inutili eventuali commenti.
RispondiEliminaConcordo pienamente.
EliminaMichele.
Cara Olympe, spesso tendiamo a dimenticare accadimenti storici, che invece servono a spiegare cose attualissime. I cowboy usa sono i diretti discendenti di coloro che, attraverso crimini ed eccidi fondarono l’impero britannico. Impero che era talmente vasto, che come diceva il Cartista Ernest Jones: il sole non tramonta mai, ma il sangue, giammai si asciuga. E non vale nascondersi dietro il concetto di razzismo, giacchè, negli anni tra il 1840 ed il 1850, lascarono morire di fame 1 Milione di Irlandesi(bianchi, cattolici o protestanti), e costrinsero un altro milione ad emigrare negli usa. Insomma buon sangue non mente.
RispondiEliminaAltri accadimenti importanti, studiati a tavolino, ed applicati gradualmente, come una tela di ragno, sono la sostituzione della Nato, istituzione di parte, all’ONU(visto che con il diritto di veto di 5 Paesi, non è controllabile). Per ottenere questo scopo i cowboy, hanno fatto in modo che la UE non potesse diventare una vera Confederazione, facendo fallire il Piano Delors, attaccando la Serbia(24 Marzo 1999, D’Alema Presidente del consiglio, Mattarella vice), e cambiando, ad Aprile 1999 lo Statuto da Struttura difensiva in Struttura Offensiva, facendo inserire tutti i paesi dell’ex Patto di Varsavia, prima nella UE, e poi nella Nato: dando il Contentino aj vari Capi, Stoltenberg o Rasmussen, di fare esternazioni senza un detenere alcun vero potere.
Saluti