domenica 1 febbraio 2015

Un esproprio e una truffa


«Se gli Stati Uniti fossero stati governati coi criteri seguiti dal Fondo monetario internazionale, il loro sviluppo economico avrebbe subito un enorme rallentamento. Nel predicare l’ortodossia in materia finanziaria alle nazioni in sviluppo, la nostra posizione non era diversa da quella della prostituta che, ritiratasi a vivere dei guadagni della sua professione, si convince che la virtù pubblica esige l’abolizione delle case chiuse». (*)

Queste parole sono state scritte esattamente mezzo secolo fa da un noto comunista di nome Arthur Schlesinger jr., dopo la sua esperienza alla Casa Bianca, e il loro valore sta nella presa d’atto di quanto fossero considerate allora velleitarie e fallimentari le politiche liberiste e come ciò trovi puntuale conferma al giorno d’oggi.


Come notavo giorni addietro, chiedere a un paese nelle condizioni e con le risorse della Grecia di pagare euro su euro il proprio debito e i relativi astronomici interessi è semplicemente illusorio perché fuori dalle possibilità reali di quel paese, e ciò nonostante la spesa dei greci per beni e servizi sia calata in pochi anni di almeno il 40 per cento e la disoccupazione si attesti al 26 per cento.




Il 24 gennaio scorso citavo il Financial Times dal quale si ricavano quasi tutti i giorni articoli che depongono a favore di una rinegoziazione del debito greco. Ora è la volta di un altro articolo dello stesso giornale americano che per il suo valore argomentativo viene ripreso dal Sole 24 ore, e penso valga la pena riportarne uno stralcio perché rivelatore di che cosa stiamo parlando quando si cita il debito greco:

«È vero che i prestiti erogati dall'Eurozona e dal Fondo monetario internazionale ammontano alla smisurata somma di 226,7 miliardi di euro (circa il 125 per cento del Pil), più o meno i due terzi del debito pubblico complessivo, pari al 175 per cento del Pil. Ma la quasi totalità di questi soldi non è andata a beneficio dei greci: è stata utilizzata per evitare la svalutazione contabile di prestiti inesigibili a favore del Governo e delle banche del Paese ellenico. Solo l'11 per cento dei prestiti è andato a finanziare direttamente attività del Governo. Un altro 16 per cento è andato a pagare gli interessi sul debito. La parte restante è stata usata per operazioni di capitale di vario genere: i soldi sono entrati e sono usciti fuori di nuovo. Sarebbe stato più onesto soccorrere direttamente i creditori, ma era troppo imbarazzante».

La frase di maggior interesse è l’ultima: invece di far pagare gli speculatori, ora sono gli stessi Shylock a chiedere la loro “libra di carne”. E poco gl’importa a questa gente se attaccata alla carne c’è il sangue dei greci, quegli stessi che un tempo Friedrich Nietzsche definiva la specie d’uomini meglio riuscita e che invece ora può contare su 450mila bambini malnutriti (nel senso tecnico del termine).

Più in generale è un fatto che l’Europa, ossia la cricca politico-burocratica che da Berlino e Bruxelles gestisce la UE, ricorre a criteri strettamente amministrativi per risolvere i problemi della crisi, e ciò denuncia il completo livellamento d’idee che caratterizza questi farabutti. Governare i processi è ben altra cosa che amministrare i bilanci, e presto o tardi ci si troverà ad affrontare situazioni ben più complesse e di maggiori dimensioni che non la questione greca. Ritardare il più possibile l’inevitabile renderà solo più difficili i problemi e gravi le soluzioni.


Come ci mandano a dire i risultati delle elezioni greche, la sovranità popolare è indivisibile. E dunque sempre più l’equivoco della legittimità basata sui trattati e la struttura burocratica della UE si rivela per ciò che è: un esproprio e una truffa.   

(*) I mille giorni di John F. Kennedy alla Casa Bianca, Rizzoli 1966, p. 201.


1 commento:

  1. Per contorno, è utile ricordare che fanno parte della cricca anche molte autorevoli zucchine lesse della cosiddetta sinistra nostrana.

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