Il dato eclatante, e però atteso,
delle elezioni in Emilia Romagna e in Calabria è l’astensionismo. In Emilia
Romagna ha votato un elettore su tre, in Calabria non è si è andati molto in là.
Fatta la tara di schede nulle e bianche, il non voto è plebiscito. E tuttavia a
Roma possono stare tranquilli, alle prossime politiche non sarà così. Il
monopolio televisivo e mediatico servirà pure a qualcosa, apparteniamo alla
società del telequiz e dei 140 caratteri. Il non voto, prevalentemente di
protesta, di pancia come si suole dire, in parte rientrerà e potranno mostrare
che la maggioranza degli aventi diritto si reca alle urne e che dunque il
sistema, se non gode di consenso, quantomeno è legittimato. Insomma, possiamo
fare tutte le chiacchiere che vogliamo in tema di elezioni e partecipazione.
Ho sempre sostenuto, per ciò che
conta la mia opinione, e cioè qualcosa solo per alcuni intimi, che il non voto è solo il
primo passo di una consapevolezza generale, per quanto confusa e molto
assortita. Il resto lo farà, nel tempo, la crisi (che per molti ha ancora una
dimensione filosofica) e soprattutto i rimedi ad essa. Il governo non ha nulla
da temere se ha ottenuto il voto parlamentare su un documento che dice: “razionalizzazione e semplificazione delle
procedure e degli adempimenti, anche mediante l’abolizione di norme, connessi
con la costituzione e la gestione del rapporto di lavoro” (art. 3). Che gli
frega alla borghesia, ai padroni e padroncini del centro-nord, se a votare non
ci andasse più nessuno. Meglio, direbbero.
Il sistema politico, dal canto
suo, farà sostanzialmente finta di nulla, e quello mediatico tutt’al più ne
parlerà per qualche giorno, ma anche no. Se qualcosa dovrà succedere in questo
dannato paese, accadrà all’improvviso, ma è più facile che ciò avvenga al sud
che al nord, negli Usa o in Francia che qui da noi. E in ogni caso i
commentatori direbbero, falsamente, che ciò accade in modo inaspettato. E
tuttavia finché saranno garantite pensioni e stipendi pubblici, finché sarà
finanziata la spesa parassitaria (clientele, appalti pilotati, spese e
incarichi compiacenti), non succederà nulla di realmente importante. E per
quanto riguarda la sceneggiata sindacale, la richiesta di ripristino del
palcoscenico della concertazione, mi taccio per carità di … classe (ne vedremo
e sentiremo delle belle da qui al 12 dicembre e dopo). Il cretinismo
parlamentare può stare tranquillo, al momento.
"Se qualcosa dovrà succedere in questo dannato paese, accadrà all’improvviso, ma è più facile che ciò avvenga al sud che al nord, negli Usa o in Francia che qui da noi".
RispondiEliminaAltri affermano invece che è più probabile che succederà nell'area tra Cina.-India-Giappone. Ma cosa più importante secondo me, è chiederle, quali sono le ragioni che la inducono a pensare che se succederà qualcosa sarà in Francia-Usa, o sud del mondo?
Un saluto
Una svista: rileggendo, credo che lei si riferisse al sud Italia, e non al sud del mondo.
RispondiEliminaAncora saluti.
detto per schemi: gli Usa sono a pezzi, sia dal punto di vista economico, sociale e istituzionale, più di quanto i media ci raccontino; la francia ha una tradizione in fatto di rivoluzioni e problemi che non tarderanno ad esplodere. saluti
EliminaCiao Olympe, come sempre analisi lucida ed impeccabile.....
RispondiEliminaL'unica cosa su cui non sono d'accordo è la previsione sul fatto che il non voto rientrerà nei ranghi alla prossime politiche. Non credo. Non credo nemmeno che si riproporrà la fuga di massa emiliano-romagnola ma neppure le percentuali delle ultime politiche che caleranno anche sensibilmente....
Cristiano
Ciao Cristiano, hai ragione, ma era proprio quello che intendevo dire, l'estensione in parte rientrerà, a meno che ... a meno che ...
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