Il Corriere della Sera li chiama animali da reddito, ma ritengo sia
più esatto chiamarli animali da profitto. Si tratta degli animali negli
allevamenti intensivi e della notizia, data da Sky news24, del mancato rinnovo
di alcuni contratti pubblicitari da parte di aziende del settore
dell’allevamento quale ritorsione contro l’emittente per aver trattato il tema
dell’antibiotico-resistenza legata al consumo delle carni che provengono dagli
allevamenti intensivi, specie per quanto riguarda i polli. Altra notizia di
questi giorni è quella di un maxisequestro di latte, anche questo legato
all’impiego abusivo e massiccio di farmaci per aumentarne la produzione.
In cima alla lunga scala dello
sfruttamento degli animali da profitto però ci stiamo noi, quali produttori e
consumatori. Si muore e ci si ammala per le condizioni di lavoro, e per ciò che
ci propinano da mangiare, da bere e per ciò che ci fanno respirare. Poi si
spreme profitto dalla malattia, così come dalla sua prevenzione (che per molti
aspetti è un altro aspetto paradossale di questa nobile società). E se gli
umani sono gli animali più sfruttati per il profitto, lo sfruttamento più
intensivo è quello al quale sono sottoposti i più poveri. E, come dicono certi
farmacisti della comunicazione, c’è poco da essere moralisti, gli sfigati della
terra se lo meritano.
Tuttavia gli sfigati della terra
se la passano meglio che in passato, quando venivano semplicemente eliminati
quale rifiuto sociale. Si pensi che sotto la mitica Elisabetta I i vagabondi
venivano impiccati in fila, tre o quattrocento per volta. Si consideri che la
popolazione dell’Inghilterra di allora era solo di tre milioni d’individui. Suo
padre, Enrico VIII, non era certo d’istinto migliore: ne fece giustiziare
72.000. Per avere un quadro storico sociale esaustivo sui motivi di tanta
abbondanza di vagabondi e malfattori è di sicuro interesse leggere il XXIV
capitolo de Il Capitale, dedicato all’accumulazione originaria. Per coloro
che temono più il contatto con Marx che quello con un medico proveniente dalla
Guinea, dirò che della previous
accurnulation parla anche Adam Smith, un autore molto citato in certi
ambienti dove lo sfruttamento senza scrupoli e l’impoverimento della massa del
popolo vengono considerati l’ultima Thule di ogni saggezza politica.
Smith, però, dovrei trascrivermelo
per intero posto che in internet c’è solo in inglese, perciò accontentatevi di un
breve passo di Marx che posso copiare e incollare premendo due tasti. Scrive il
Grande Vecchio:
Nell’economia politica quest’accumulazione originaria fa all’incirca la
stessa parte del peccato originale nella teologia: Adamo dette un morso alla
mela e con ciò il peccato colpì il genere umano. Se ne spiega l’origine
raccontandola come aneddoto del passato. C’era una volta, in un’età da lungo tempo
trascorsa, da una parte un’élite diligente, intelligente e soprattutto
risparmiatrice, e dall’altra c’erano degli sciagurati oziosi che sperperavano
tutto il proprio e anche più. Però la leggenda del peccato originale teologico
ci racconta come l’uomo sia stato condannato a mangiare il suo pane nel sudore
della fronte; invece la storia del peccato originale economico ci rivela come
mai vi sia della gente che non ha affatto bisogno di faticare. Fa lo stesso!
Così è avvenuto che i primi hanno accumulato ricchezza e che gli altri non
hanno avuto all’ultimo altro da vendere che la propria pelle. E da questo peccato
originale data la povertà della gran massa che, ancor sempre, non ha altro da
vendere fuorché se stessa, nonostante tutto il suo lavoro, e la ricchezza dei
pochi che cresce continuamente, benché da gran tempo essi abbiano cessato di
lavorare.
Questo è solo l’incipit; il resto,
se non temete contagi, è un’analisi storica di rara chiarezza ed efficacia, di
facilissima comprensione, un racconto storico che se letto in V elementare, o
al più tardi in terza media, fornirebbe ai ragazzi di questo fottutissimo regno
di analfabeti una base di conoscenza
storica solida invece delle solite trite leggende.
L’espropriazione dei piccoli fittavoli
e contadini avvenne all’ora nelle campagne inglesi come ora il piccolo
commercio e la piccola industria vengono espropriate dal monopolio, ossia con
la violenza. Oggi tale violenza si esplicita con la prepotenza del denaro,
ossia con il dumping e la rapina indiretta, mentre allora la rapina e il
saccheggio avvenivano al chiarore degli incendi. In ogni caso, oggi come
allora, in modo legale.
Un’ultima riflessione: la pena di
morte acquistò allora un nuovo significato, essa non era più lo strumento
estremo destinato ai reati più gravi ma un mezzo per liberarsi della manodopera
eccedente e con ciò degli individui socialmente più pericolosi. Con il tipo di
procedure messe in atto non ci si curava troppo dell’innocenza e della
colpevolezza di un sospetto, mentre oggi la pratica della tortura e la
carcerazione preventiva quale misura per far confessare il sospetto reo non
sono più in uso. Per fortuna!
Nutro il sospetto che se vai a dire, per esempio a Della Valle o a De Benedetti, che loro non lavorano, essi si risentiranno ;-)
RispondiEliminaquel che un tempo si poteva dire oggi non si può più dire, ma non dirlo in giro che tanto non ci credono
EliminaNelle parusie scolastiche si dovrebbero stabilire alcune indispensabili priorità rispetto alle letture sociopolitiche, e mi riferisco ad una 'sufficiente' educazione alimentare accompagnata da quella sanitaria da estendersi alle rispettive famiglie, che va p.e.dalla semplice postura, a come si deve ben respirare ,igiene personale e la valutazione di modeste patologie al loro presentarsi. Ecc,ecc.ecc.
RispondiEliminaPensando che è sempre meglio comprendere Marx con la colonna in una situazione decente o evitando un'obesità preoccupante magari a soli dieci anni.
Tempo fa ho distribuito ad amici e conoscenti terrorizzanti immagini di amputazioni di giovani maiali e decine di pulcini vivi buttati in tramoggia, entrambe tratte da allevamenti industriali. Oltre al momentaneo raccapriccio telematico non ho più seguito gli esiti dietetici dei soggetti.
Non occorre l'ebola, bastano particolati, estrogeni, cafados e coloranti.
Se non smuove la salute non vedo come lo possa fare l'art.18.
LB