Chissà se domani, 9 novembre,
anniversario della “caduta” del Muro, nel climax delle relative celebrazioni (3
giorni di festa), ad Angela Kasner verrà modo di ricordare che è anche
l’anniversario della Kristallnacht.
Non credo, anzitutto perché spesso la storia ha a che fare con la propaganda
anziché con le “cose”, poi perché l’evento è lontano e sarebbe poco patriottico
ricordarlo in questi momenti di tripudio nazionale. Osservo, peraltro, che
Angela con la “caduta” non c’entra nulla, né direttamente e nemmeno
indirettamente, anche perché la sua unica preoccupazione, in quella fatidica
sera di 25 anni or sono, era quella di recarsi alla sauna con una sua amica.
*
Ci vuole un’ideologia da discount
per spacciare l’ebraismo come una questione “razziale”, eppure nella patria di
Goete e di Hegel, nonché di “quell’ebreuccio” tedesco dalla lunga barba (per
dirla alla Giuseppe Tomasi), è successo spesso (*). Bisogna conoscerli bene i
tedeschi per saperli apprezzare in tutte le loro sfumature. I tedeschi dopo
Auschwitz, Buchenwald, Oradour, eccetera sono vissuti tra noi senza vergogna. Walter Raeder, il responsabile di Sant’Anna di Stazzema, è stato liberato dal carcere
ed è rientrato in Germania a seguito accordi diplomatici con tanto di aereo di
Stato. Rientrato “in patria” s’è dichiarato tutt’altro che pentito del suo
crimine.
Non si possono lasciar morire
milioni di soldati d’inedia com’è avvenuto nel 1941 in Russia e uccidere
migliaia d’inermi, bruciarne i cadaveri per giorni, come è successo con i soldati
italiani nell’ottobre 1943 a Leopoli, se non ci si sente parte di qualcosa di
diverso e di superiore alla specie umana. Non è vero che non sapevano di quanto
stava succedendo: i più vecchi tra loro ricorderanno certamente che agli angoli
delle strade erano affissi i manifesti con scritto: “crepa ebreo!” e che
malgrado ciò, e anzi perciò, essi votarono per Hitler.
Non bisogna farsi ingannare dai
monumenti in cemento a ricordo della Shoah, né la presa di distanza dall’antisemitismo
può esaurirsi in frasi di circostanza e viaggi di studio in Israele. I tedeschi
erano antisemiti molto prima del nazismo e hanno sempre coltivato il mito della
propria superiorità “razziale”. Gli studenti del periodo di Weimar erano
antisemiti militanti ancor prima che i nazisti salissero al potere. Nel 1926,
in un referendum, gli studenti tedeschi si pronunciarono a favore delle
“caratteristiche razziali” come criterio della loro appartenenza
all’associazione e con ciò esclusero gli studenti ebrei. Tanto per dire.
La domanda da porsi è: perché i
tedeschi dovrebbero essere cambiati d’allora? Non sono cambiati, statene certi,
il loro disprezzo per i popoli che considerano inferiori si può cogliere ancor
oggi nelle sfumature dei loro stereotipi, e nella iattanza della loro élite
politica ed economica.
*
C’è ad ogni buon conto da sfatare
un luogo comune, uno dei tanti di quelli alimentati dalla propaganda sionista
che a partire dalla seconda meta del XIX secolo ha inventato, sulla base di
brani di memoria religiosa, ebraica e cristiana, una concatenazione genealogica
ininterrotta per il popolo ebraico, così come in seguito ha strumentalizzato la
macelleria hitlerita. Il luogo comune al quale mi riferisco riguarda un fatto storico
forse marginale ma illuminante, che non c’entra con l’invenzione del cosiddetto
“popolo ebraico” e le sue pretese sulla Palestina (**) ma a che fare con la più
recente persecuzione degli ebrei in Germania.
Contrariamente a quanto si può
credere la Germania nazista non ostacolò, almeno prima della guerra,
l’emigrazione dei tedeschi di religione ebraica, anzi la favorì in molti modi.
N’è prova l’accordo, che va sotto il nome di Ha’avara Transfer, firmato il 25 ago 1933 da parte della Federazione
Sionista della Germania, la Banca Anglo-Palestinese (in base alla direttiva del
Agenzia ebraica) e le autorità economiche del Terzo Reich.
La Germania nazista aveva un
disperato bisogno di valuta estera per i suoi scambi commerciali, inoltre
intendeva promuovere l’emigrazione ebraica. L’accordo comportava una
transazione tra le autorità del Reich e un gruppo di aziende sioniste operanti
negli aranceti di Hanotea, presso Giaffa. Mentre il mandato britannico limitava
l’immigrazione di quanti erano scarsi di mezzi finanziari, l’accordo Ha’avara Transfer consentiva agli ebrei
tedeschi che possedessero almeno 1000 sterline palestinesi (equivalenti a 1000
sterline inglesi) di entrare liberamente nei territori utilizzando il cosiddetto
“visto capitalista” (l’accordo parla esplicitamente di capitalist immigrants e non riguarda certo gli ebrei di comune
condizione).
L’Ha’avara Transfer consentiva agli ebrei tedeschi di versare dei
soldi su un fondo berlinese in cambio di certificati che dichiaravano la
disponibilità di un quantitativo di sterline palestinesi sufficiente a procurare
loro il visto. Hanotea da parte sua utilizzava i fondi depositati a Berlino per
acquistare merci tedesche da esportare in Palestina. Gli emigranti venivano
rimborsati in sterline palestinesi quando i prodotti tedeschi venivano venduti
a clienti ebrei o arabi.
In pratica l’accordo assicurava
che ogni Reichsmark di capitale esportato da un emigrante ebreo-tedesco
trovasse riscontro in un ordine compensativo di esportazione. In tal modo l’Ha’avara Transfer divenne uno dei mezzi
più efficienti per consentire agli ebrei di esportare capitali dalla Germania,
consentendo al 10% della popolazione ebraica tedesca, ossia alla sua élite, di
emigrare in Palestina conservando gran parte delle proprie ricchezze (***).
(*) L’approfondimento delle abitudini di vita e di comunicazione delle
comunità ebraiche del passato potrebbero gettare ulteriore luce su un altro
piccolo e seccante dettaglio: quanto più ci allontaniamo dalle norme religiose
e focalizziamo l’indagine sulla variegata vita quotidiana del passato, tanto
più chiaro emerge come non sia mai esistito tra i seguaci dell’ebraismo in
Asia, Africa ed Europa un comune denominatore etnografico laico. L’ebraismo
mondiale è sempre stata un importante cultura religiosa, anch’essa articolata
in diverse correnti. Ma non è stata una “nazione” straniera ed errante (Shlomo
Sand, L’invenzione del popolo ebraico,
Rizzoli, 2010, p. 367).
(**) Le scoperte della “nuova
archeologia” contraddicono la possibilità di un grande esodo nel XIII secolo dell’evo
antico, e il mitico Mosè non ha potuto condurre gli ebrei fuori dall’Egitto
verso la “terra promessa” per la semplice ragione che, in quel tempo, la terra
promessa era in mano agli egiziani. Del resto non si trova traccia di una
rivolta di schiavi nell’impero dei faraoni, né di una veloce conquista del
paese di Canaan ad opera di un elemento straniero.
Né esiste segno o ricordo dello
sfarzoso regno di Davide e di Salomone. Le scoperte degli ultimi decenni
attestano l’esistenza, in quel tempo, di due piccoli regni: Israele, il più
potente e Giuda, la futura Giudea. Neanche gli abitanti della Giudea subirono
l’esilio nel VI secolo a.C., ma solo le sue élite politiche e intellettuali dovettero
insediarsi a Babilonia, e da questo incontro decisivo con i culti persiani nacque
il monoteismo ebraico (sulla “metodica” redazionale della Bibbia può essere
utile: Elias Bickerman, Quattro libri
stravaganti della Bibbia, Patron, 1979).
(***) Secondo la Jewish Virtual Library, l'immigrazione
ebraica regolare fu di 37.000 nel 1933, 45.000 nel 1934 di 61.000 nel 1935. Dal
1929 al 1936 (l’Ha’avara Transfer funzionò
però fino al 1939), gli ebrei in Palestina passarono da 170mila (17% della
popolazione) a 400mila (31%).
La storia biblica di Israele e quella del monoteismo ebraico sono miti liberamente basati su alcuni dati storici opportunamente riletti e riscritti in antico e fino ad oggi. Io ci ho scritto sopra una tesi di laurea, ma non ho scoperto nulla che gia' non si sapesse: tutte le storie nazionali sono largamente fasulle. Perche' sono funzionali all'ideologia della classe dominante, la cui immagine riflessa allo specchio e' l'unica storia alla quale essa e' interessata.
RispondiEliminaOggi Frau Angela Merkel, nella sua veste di Cancelliere della Repubblica Federale Tedesca, ha celebrato i 25 anni dalla caduta del Muro della Vergogna.
RispondiEliminaE ha anche ricordato, ovviamente, la Notte dei Cristalli.
Per il resto credo di scorgere, in questo post, opinioni poco meditate.
A meno che essere i migliori, ed esserne consapevoli, non debba essere considerata una colpa.