venerdì 21 novembre 2014

Il vicepresidente


Tutti noi sappiamo che il presidente degli Stati Uniti Franklin D. Roosevelt venne rieletto nel 1944 per il quarto mandato. Difficile che si ricordi chi fu il suo vicepresidente. Ciò che invece ricordiamo è che il presidente, molto malato, morì poche settimane prima della fine del conflitto in Europa. Ad essere precisi morì il 12 aprile 1945. La legge americana stabilisce che in simili casi, come avverrà poi con Kennedy, succeda nella carica di presidente il vice presidente. Ed infatti, come tutti sappiamo, gli successe Harry Truman. Ma costui fino ad 83 giorni prima non era affatto il vice presidente degli Stati Uniti. Cosa curiosa, vero?



Il vice presidente, dal 1941 e fino al 20 gennaio 1945, cioè fino alla nomina di Truman, era un uomo molto popolare negli Stati Uniti, un certo Henry Wallace. Di lui i libri di storia parlano poco, anzi per nulla e non per caso. Era stato scelto nel 1940 da Roosevelt in sostituzione di John Nance Garner, il quale non aveva approvato la candidatura straordinaria di Roosevelt per un terzo mandato, anche perché Garner voleva succedergli come presidente. Roosevelt scelse dunque Henry Wallace come vice presidente, nonostante non fosse gradito alla convenzione democratica.

Wallace aveva ottenuto, dal 1933, molto successo come segretario dell'agricoltura (era figlio del egretario dell'Agricoltura Henry Cantwell Wallace) e Roosevelt nel 1940 voleva contrapporre la sua nomina a quella di Charles Linza McNary, designato alla carica di vicepresidente dal candidato alla presidenza dal repubblicano Wendell Willkie. McNary era a sua volta un politico molto popolare presso gli agricoltori per le sue proposte di legge di sovvenzione dell’agricoltura quando aveva presieduto la commissione agricoltura del Senato. Wallace, sebbene democratico, aveva sostenuto la McNary-Haugen Farm Relief Act (*).

Nel 1944 era ben noto all’establishment che il presidente aveva i mesi contati a causa della sua malattia. La convenzione democratica, in vista delle elezioni presidenziali dell’autunno, con candidato per il quarto mandato lo stesso Roosevelt, al primo scrutinio aveva scelto Henry A. Wallace quale vice presidente, però alla fine, la nomina è andata a Truman, personaggio molto più malleabile di Wallace, il quale viene ricordato nelle biografie come un vicepresidente che ebbe un ruolo straordinariamente molto attivo nella gestione dell’amministrazione, più di qualsiasi precedente vice presidente. Un vice presidente che aveva intenzione di mantenere pacifici rapporti con l'Urss.

Come è possibile notare anche oggi, all'interno sia del partito repubblicano e anche di quello democratico, sono presenti forze ostili a qualsiasi figura presidenziale indipendente ed autorevole. Del resto un’oligarchia capitalistica come quella americana ha la necessità vitale di controllare il potere governativo che ha il controllo sulla fiscalità e la moneta, e da cui dipende la spesa statale.

Negli Stati Uniti il vero potere è costituito dai gruppi d’interesse privati ​​– come il settore finanziario, il complesso militare e della sicurezza, la lobby israeliana, le multinazionali delle comunicazioni, farmaceutiche, estrattive, agroalimentari –, i quali scrivono le leggi che il governo deve far approvare e metter in atto (quando si parla di attività di lobbying di questo si tratta). I due partiti politici servono questi interessi in cambio di grandi donazioni per le campagne elettorali e dunque fanno a gara per essere le puttane dei gruppi d’interesse privato.

Anche i capi militari beneficiano delle continue mobilitazioni e situazioni di guerra, poiché in tal modo le promozioni sono più rapide e le indennità stipendiali più alte. Una volta che si raggiunge il grado di maggiore o tenente generale, si aprono opportunità di consulenza private nel settore della difesa e della sicurezza. Questo genere di benefit e ricompense, che esistono anche in altri paesi, fanno dei generali e ammiragli dei complici della costante propaganda contro vere o presunte "minacce", siano esse terroristiche, russe o cinesi.

Ecco dunque che gli Usa vogliono rovesciare la Siria perché è un paese del Medio Oriente indipendente e non un fantoccio di Washington. L’Ucraina storicamente fa parte della sfera d’influenza russa, e fino a ieri l’altro faceva parte integrante della Russia, ma per rovesciare il governo eletto ucraino Washington crea una situazione di crisi con la Russia. Come la Cina, la Russia è un ostacolo per l'egemonia di Washington, e la destabilizzazione di questi paesi è l’obiettivo trainante della politica estera di Washington. L’Europa, vassalla degli Usa, non si vuole rendere conto che la guerra nucleare non è un’opzione fantastica in una situazione di escalation bellica, e che con essa terminerà la vita sulla terra.



(*) Durante la prima guerra mondiale, gli agricoltori americani godevano per le loro produzioni di prezzi elevati, posto che i belligeranti europei avevano bisogno degli Stati Uniti per nutrire le loro popolazioni, e fu per questo che la produzione agricola si espanse rapidamente.

Una rapida inversione di tendenza si verificò dopo la guerra, quando le attività agricole ripresero normalmente in Europa e massicce nuovi approvvigionamenti di cereali a prezzi più bassi di quelli americani arrivavano dall’Australia, Argentina, Canada e perfino dalla Russia. I prezzi crollarono negli Stati Uniti e gli agricoltori registravano enormi eccedenze di granaglie; centinaia di migliaia di contadini avevano preso mutui e prestiti per acquistare nuove attrezzature e terreni per ampliare la produzione ed ora non erano ora in grado di soddisfare l'onere finanziario.

Se l’industria americana prosperava nei ruggenti anni Venti, ancor prima della Grande Depressione degli anni Trenta, la condizione dei contadini era particolarmente critica. Gli agricoltori producevano in eccesso rispetto ai consumi interni, e sui mercati mondiali erano in balia della concorrenza globale. Produttori americani non avevano la volontà e la coesione di limitare la loro produzione al fine di guidare i prezzi.

Gli economisti e i politici degli Stati Uniti cominciarono ad avanzare l'idea che era necessaria una qualche forma di regolamentazione delle esportazioni agricole e di limitare la loro produzione al fine di guidare i prezzi. George Peek, presidente della Moline Plow Company, propose un sistema di prezzi a due livelli: il prezzo di mercato americano sarebbe rimasto invariato e dunque con tariffe elevate, mentre il prezzo per l’esportazione si sarebbe basato su domanda e offerta globale, e dunque sarebbe stato inferiore al prezzo interno.

Nei primi mesi del 1924, questo progetto fu presentato al Congresso dal senatore Charles L. McNary dell’Oregon e da Gilbert N. Haugen dello Iowa. Il loro disegno di legge, che fu riproposto più volte, prevedeva che il governo federale, attraverso un’agenzia federale, acquistasse le eccedenze agricole a prezzi anteguerra, mentre le eccedenze dovevano essere conservate fino a quando la domanda interna non sarebbe migliorate o fino a quando non si fosse deciso di offrirle sui mercati mondiali.

La proposta McNary-Haugen è stato sostenuta dal segretario di Strato dell'agricoltura, Henry C. Wallace, e dai sostenitori dei produttori di mais e frumento, ma la misura non è riuscita ad attenere il sostegno dei rappresentanti del Sud al Congresso e decadde nel giugno del 1924. Un secondo tentativo fu fatto nel mese di maggio 1926, ma incontrò lo stesso destino. Il disegno di legge McNary-Haugen fu nuovamente proposto nei primi mesi del 1927, estendendo l'assistenza statale al cotone e al tabacco, andando incontro dunque agli agricoltori del Sud. Il disegno di legge fu approvato da entrambe le camere, ma il presidente Coolidge pose il veto al McNary-Haugen Farm Relief Act, dichiarando: dobbiamo evitare l'errore di cercare nelle leggi la causa dei mali dell'agricoltura. Nel 1928 la proposta fu nuovamente presentata e respinta.


Roosevelt, divenuto presidente, e Wallace, divenuto segretario all’agricoltura, fecero sostanzialmente proprio il piano McNary-Haugen, iniziando programmi di sovvenzione all’agricoltura su larga scala.

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