sabato 29 novembre 2014

La verità è figlia del tempo



Ripropongo un post del maggio 2012 dal titolo L’equivoco grillista.

Hanno un bel dire i grillisti accusandoci di essere dei pantofolai, ma quando poi ci si renderà conto che non è realizzabile ciò che è ritenuto possibile e quasi a portata di mano, ossia che non c’è corrispondenza tra la realtà e la sua immagine disegnata dai proclami, prenderà il sopravvento la parte più reazionaria di quel tipo di movimento.



L’insieme dei punti programmatici del Movimento cinque stelle sono già ampiamente escussi da più parti, per esempio qui, perciò non credo resti da aggiungere altro se non che la rivoluzione grillista è di un vuoto politico disarmante, e fa anzi di tale mancanza un punto d’onore.

A me interessa l’aspetto più propriamente ideologico del grillismo. Già la frase “la democrazia batte il capitalismo” denuncia che si dovrebbe tornare sui banchi di scuola e farsi spiegare che la democrazia borghese, o comunque denominata e quale noi conosciamo, senza il capitalismo non esisterebbe nemmeno.

Se invece s’intende contrapporre “democrazia” versus capitalismo feroce e speculatore, quello cattivo per intenderci, allora non si coglie, come ho rilevato in altre occasioni, in che cosa consiste fondamentalmente il capitalismo, ma soprattutto, soggiungo, la natura del rapporto che necessariamente viene a stabilirsi tra l’economia e la sfera politica e statuale, per non parlare poi di classi sociali e simili.

Per raddrizzare il sistema politico da capo a piedi, il Movimento punta sull’attività volontaristica, il limite dei due mandati, la fedina penale intonsa dei candidati e insomma il voto di osservanza del settimo comandamento: una democrazia rappresentativa decente sotto l’aspetto formale e dei più correnti principi etici.

E tuttavia proprio su questi punti il grillismo predica bene e razzola male, dal momento che si tratta di un movimento politico incentrato sulla figura di un capo carismatico dal quale passano tutte le decisioni che contano e anche quelle di dettaglio, come ha ben rappresentato Malvino in un suo post tracciando un parallelo tra Grillo e Pannella (o magari quello con Guglielmo Giannini).

Resta da stabilire poi (e qui richiamo un post dei giorni scorsi) se in un paese di stragi e di servizi e servizietti, di mille collusioni e camarille, di fitti intrecci economici tra illegalità e legalità, si possa veramente e radicalmente cambiare qualcosa seguendo la via del riformismo, oppure se anche quello di Grillo, come peraltro ho già scritto, non sia un altro espediente per alzare il solito grande polverone e non cambiare nulla.


La sentenza non serve che la pronuncino i posteri perché l’insufficienza della proposta politica grillista non tarderà di venire in luce man mano che la crisi economica incrudisce e salariati e pensionati chiederanno lavoro e reddito per campare. Allora vedremo se la democrazia grillista batte il capitale.

*

A distanza di quasi due anni, e a proposito di stipendi, anche questo post può essere illuminante.

Nessun commento:

Posta un commento