La rivista Le Scienze di questo mese offre un “numero speciale” molto
suggestivo, dedicato alla ricostruzione dell’evoluzione umana, con l’intendo
d’informare il lettore sulle ultime novità per ciò che riguarda la ricerca
paleontologica, con articoli specifici su diversi temi, dal nuovo albero
genealogico all’origine delle disuguaglianze. Per il momento, cercherò di dire
due cose sull’articolo dal titolo “Datemi
un martello”, il quale riguarda il percorso evolutivo degli ominini da
quando sono scesi dagli alberi a quando cominciarono a fabbricare i primi
strumenti.
Il paleoantropologo Ian Tattersall
scrive che questi antichi fabbricanti di utensili erano andati parecchio oltre
l’orizzonte cognitivo delle grandi scimmie: “Anche
con un addestramento intensivo, le grandi scimmie moderne trovano impossibile
capire come colpire un sasso con un'altra pietra per staccarne una scheggia nel
mdodo intenzionale seguito invece dai primi ominini. Uno degli impieghi di
queste schegge riguardava la
macellazione di mammiferi erbivori.
La cosa non può che trovarmi
d’accordo visto che proprio alcuni giorni or sono, riprendendo un post del 20 novembre
2013, scrivevo:
Per la fabbricazione di questi strumenti, sia pure grezzi, è necessaria
la padronanza di una varietà di concetti ben definiti, compreso quello che
presiede alla selezione dei materiali lapidei idonei (selce, ossidiana, ecc.),
quindi la comprensione della meccanica della frattura, e la capacità di
pianificare l’uso della forza e l'angolazione appropriata con cui colpire con
il “martello” sulla materia prima (il nucleo) per ricavarne un fiocco, ossia la
punta della dimensione e forma desiderata. In sintesi, l'artigiano deve avere
un’immagine mentale dello strumento desiderato e poi decidere sulla sequenza
dei passi necessari per produrre l'utensile destinato ad uno scopo specifico,
ossia a una diversa attività (uccidere e macellare un animale, per esempio).
Per quale motivo gli uomini, a
differenza delle grandi scimmie, siano arrivati a questo stadio di sviluppo
evolutivo, il paleoantropologo proprio non lo sa. Egli parla genericamente di
evoluzioni di “geni e cultura”, di aumento della massa cerebrale, fino ad
arrivare a scrivere che “questo sviluppo
sembra essersi verificato durante l’esistenza della nostra specie, Homo
sapiens, evidentemente sotto la spinta di uno stimolo culturale; è del tutto
plausibile individuarla nell’invenzione della massima attività simbolica, il
linguaggio”.
Oltre a questo, l’homo sapiens di
professione paleoantropologo non va. Da che cosa abbia avuto origine questo
cazzo di “stimolo culturale” che ha portato alla fabbricazione di strumenti e
soprattutto al linguaggio umano, il paleoantropologo non lo sa dire (e manco si
pone il problema). In tutti l’articolo la parola lavoro compare una
sola volta, ma non per indicare l’attività umana specifica, bensì in
riferimento al “lavoro della selezione naturale”.
Con questi scienziati della
tautologia, del linguaggio come prodotto dello “stimolo culturale” e, a sua
volta, di questo fantomatico “stimolo” come risultato di non si sa bene che
cosa, dove volete che vada la scienza? Finché si tratta di collazionare ossa
tutto va bene (o quasi), ma poi quando si tratta di spiegare il resto si fa
buio pesto.
I primi collettivi umani emersero
dal regno animale col e dal lavoro.
Il punto di partenza dell’evoluzione umana non è rappresentato dallo “stimolo
culturale”, ma dalla attività lavorativa,
generatrice e trasformatrice dell’intera vita sociale. Attività finalizzata e
mediata da molteplici strumenti ma tesa, qualunque siano le sue forme specifiche,
alla produzione e alla riproduzione di rapporti sociali.
Che cosa diceva il Vecchio? “Per esaminare la connessione tra la
produzione intellettuale e la produzione materiale, è anzitutto necessario
concepire anche quest’ultima non come una categoria generale, ma in forma storica determinata”.
Intervenendo attivamente sulla
natura esterna per controllarla ed in qualche misura sottometterla alla
soddisfazione coscientemente preordinata dei propri bisogni, l’antenato
dell’uomo cominciò a modificare e a dirigere la sua stessa natura: cominciò a
prodursi socialmente come uomo.
È nel complesso processo di produzione materiale della vita che il
cervello diviene cervello, che pensa in modo umano e l’occhio impara a vedere
umanamente, eccetera. Dal che ne consegue un’altra generalizzazione:
l’educazione dei cinque sensi, così come dell’intelligenza, sono il risultato
dell’intera storia universale, dai
primi homo sapiens ai
paleoantropologi di oggi, anche se si stenta a crederlo visti i miserabili
risultati. Scriveva Engels:
Perché si arrivasse al momento in cui il primo ciottolo fu lavorato
dalla mano dell'uomo fino ad essere trasformato in coltello, possono essere
trascorse epoche di lunghezza tale che al confronto l'epoca storica a noi nota
può apparire insignificante. Ma il passo decisivo era compiuto: la mano era
diventata autonoma e poteva ora acquistare una crescente destrezza: la maggiore
scioltezza così acquistata si trasmise e si accrebbe di generazione in
generazione.
La mano non è quindi soltanto l'organo del lavoro: è anche il suo
prodotto. La mano dell'uomo ha raggiunto quell'alto grado di perfezione,
sulla base del quale ha potuto compiere i miracoli dei dipinti di Raffaello,
delle statue di Thorwaldsen, della musica di Paganini, solo attraverso il lavoro: attraverso l'abitudine a sempre nuove
operazioni, attraverso la trasmissione ereditaria del particolare sviluppo dei
muscoli, dei tendini, e, a più lungo andare, anche delle articolazioni, per
questa via acquisito: attraverso la sempre rinnovata elaborazione dei
perfezionamenti così ereditati per mezzo di nuove, e sempre più complicate,
operazioni.
Solo attraverso il lavoro, e dunque lo “stimolo culturale” di per sé non spiega nulla. Il fattore
in ultima istanza determinante nella storia è la produzione e la riproduzione
della vita reale, e tuttavia con ciò non si vuol dire, come vorrebbero
intendere certe testine che strozzano il concetto a una sola delle sue
determinazioni, che la produzione materiale è l’unica e onnipotente causa
generatrice di tutta la vita sociale, secondo la riduzione del noto schema
binario “struttura/sovrastruttura”. Si tratta di una lettura meccanicistica e
parziale del concetto marxiano; la legge generale della produzione si manifesta
simultaneamente in una molteplicità di movimenti e di forme specifiche che, nel
divenire sempre più complesso della materia sociale, si accrescono e si
complicano senza fine.
"... la maggiore scioltezza così acquistata si trasmise e si accrebbe di generazione in generazione ... attraverso l'abitudine a sempre nuove operazioni, attraverso la trasmissione ereditaria del particolare sviluppo dei muscoli, dei tendini, e, a più lungo andare, anche delle articolazioni, per questa via acquisito: attraverso la sempre rinnovata elaborazione dei perfezionamenti così ereditati per mezzo di nuove, e sempre più complicate, operazioni."
RispondiEliminaQui mi pare che Engels vada verso una visione lamarckiana. La trasmissione è culturale, non genetica, di maggiore scioltezza, di particolare sviluppo di muscoli ecc., e sempre culturale è perfezionamento attraverso sempre più complicate operazioni: è trasmissione per apprendimento, pur mantenendosi le stesse strutture biologiche e le stesse predisposizioni e capacità innate, fisiche e mentali.
Sappiamo tutti che le giraffe non hanno il collo lungo perché dovevano arrivare a mangiare le foglie di alberi alti per cui lo sviluppavano individualmente e lo trasmettevano più lungo ai figli, ma perché quelle che non ci riuscivano morivano o erano meno concorrenziali nel momento dell'accoppiamento e via via si selezionavano quelle con collo più lungo per mutazione genetica casuale. Casualità che non piaceva per niente a Stalin, che perseguitò chi non si sottometteva al neolamarckismo di regime.
Viene in mente "Il mondo nuovo" di Huxley. Per fortuna che "... la legge generale della produzione si manifesta simultaneamente in una molteplicità di movimenti e di forme specifiche che, nel divenire sempre più complesso della materia sociale, si accrescono e si complicano senza fine.", che, se no, quel "solo attraverso il lavoro" può risultare inquietante.
Con il lavoro l'antenato dell'uomo cominciò a prodursi socialmente come uomo.
RispondiEliminaSenza il lavoro gli scienziati regrediscono all’orizzonte cognitivo delle grandi scimmie e producono tautologie.
Con una decina d'anni di ergoterapia forse anche renzi perderebbe li suo sguardo da Papio. :)