martedì 26 novembre 2013

Troppo occupati


Viviamo in una storia che spesso non comprendiamo, anche se molti di noi affermano il contrario, forse senza crederci e solo per darsi coraggio. L’immagine stessa della vita imposta dalla réclame e dallo spettacolo ha poco o nulla a che vedere con la vita reale ed è invece l’immagine di come questa società promuove e idealizza se stessa per farci dimenticare il vuoto, i rapporti sempre più astratti tra le persone e la mediocrità.

Nell’insieme noi vediamo come ogni cosa vada per suo conto, in balìa del caso, senza un controllo sociale consapevole, ma il caso è soltanto uno dei poli di un nesso in cui l’altro si chiama necessità. E questa si esprime nelle leggi peculiari della società, anzitutto quelle che dominano la casualità della produzione e dello scambio, leggi che modificano i diversi stadi di sviluppo e che dominano l’intero periodo della civiltà. 

Quanti, per esempio, senza cadere nei soliti luoghi comuni, saprebbero spiegare perché – dopo ben oltre due secoli dalle più solenni dichiarazioni sui diritti dell’uomo e di lotte per la dignità del lavoro – le disparità di classe siano ancora così marcate e moltissimi lavoratori vivano in povertà e sempre a rischio d’indigenza?



Quanti sono davvero consapevoli che il capitale ha democratizzato la schiavitù, in altri termini che le libertà borghesi se da un lato ci hanno emancipato dalle antiche catene, dall’altro servono per poterci sfruttare meglio, cioè per imporci una nuova e più subdola forma di totale sottomissione?

Pensiamo alla donna, quanto è fraintesa la sua emancipazione? Essa trascorre un terzo della propria giornata chiusa in fabbrica o in ufficio, senza smettere, per il resto del suo tempo, di essere moglie, sguattera e mamma, con tutto l’aggravio che ciò comporta. Non vedo in questa situazione un grande progresso.

E tuttavia la società nella sua maggioranza riconosce l’ordinamento sociale esistente come il solo possibile e, dal punto di vista politico, anche nelle circostanze storiche in cui la sinistra parlamentare è forte, essa rappresenta la coda della classe borghese e spesso anche la sua testa. È evidente che la fase storica in cui il suffragio universale ha avuto una funzione progressiva per le classi subalterne è finita e che la borghesia domina direttamente per mezzo di tale suffragio.


Resta dunque da stabilire quali nuove forme di organizzazione dell’antagonismo di classe siano le più adatte nella fase storica che vede conclamata la crisi generale del modo di produzione capitalistico. Ma non mi pare che una risposta a tale interrogativo – soprattutto da parte delle generazioni più giovani – sia non solo all’ordine del giorno, ma anche semplicemente in ipotesi. Troppo occupati in generale questi giovani a scaricare colpe e responsabilità – che sicuramente ci sono – sulle generazioni più anziane, o a escogitare escamotage riformistici e sottoconsumistici, per smuovere davvero il culo e prendersi finalmente le proprie responsabilità.

5 commenti:

  1. "sono furbi i padroni, una furbizia antica";così furbi da aver convinto la nostra?(loro) società, che permettere alle donne di fare il soldato e perfino la guerra,significhi aver raggiunto l'uguaglianza. Ed è vero,ma solo x andare a morire ammazzate.

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  2. "Quanti saprebbero spiegare perché le disparità di classe siano ancora così marcate?"

    Perché non esistono proposte alternative! Noi, oltre ad accusare, esattamente come fece Marx a suo tempo, non proponiamo un bel caxxo di niente.

    Siamo bravi a criticare tutto e tutti, ma...

    Dimmi Olympe, dopo "un milione" di critiche al sistema sociale in essere quando inizierai a proporre qualcosina in termini tecnici? Quando la sinistra avrà una proposta vedrai che le cose inizieranno a cambiare.

    "...non mi pare che una risposta a tale interrogativo – soprattutto da parte delle generazioni più giovani – sia non solo all’ordine del giorno..."

    Solo i giovani? Accusi i giovani, che di colpe ne hanno sicuramente, per discolpare i compagni per il loro nulla facere? O forse te stessa? Perché, appunto, a parte le accuse (puntare perennemente il dito, e alla pari di altri siti "rossi") non offri un tubo.

    In definitiva (e qui mi ripeto ad oltranza), la colpa non è, né del padre eterno, né dei borghesi, né degli operai, né dei giovani, né tanto meno dei vecchi.

    LA COLPA RISIEDE ESCLUSIVAMENTE NEI COMPAGNI (tanti o pochi che siano), se possiamo ancora definirli come tali.

    A buon intenditor.

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  3. "Quanti saprebbero spiegare perché le disparità di classe siano ancora così marcate?"

    Perché non esistono proposte alternative! Noi, oltre ad accusare, esattamente come fece Marx a suo tempo, non proponiamo un bel caxxo di niente.

    Siamo bravi a criticare tutto e tutti, ma...

    Dimmi Olympe, dopo "un milione" di critiche al sistema sociale in essere quando inizierai a proporre qualcosina in termini tecnici? Quando la sinistra avrà una proposta vedrai che le cose inizieranno a cambiare.

    "...non mi pare che una risposta a tale interrogativo – soprattutto da parte delle generazioni più giovani – sia non solo all’ordine del giorno..."

    Solo i giovani? Accusi i giovani, che di colpe ne hanno sicuramente, per discolpare i compagni per il loro nulla facere? O forse te stessa? Perché, appunto, a parte le accuse (puntare perennemente il dito, e alla pari di altri siti "rossi") non offri un tubo.

    In definitiva (e qui mi ripeto ad oltranza), la colpa non è, né del padre eterno, né dei borghesi, né degli operai, né dei giovani, né tanto meno dei vecchi.

    LA COLPA RISIEDE ESCLUSIVAMENTE NEI COMPAGNI (tanti o pochi che siano), se possiamo ancora definirli come tali.

    A buon intenditor.

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  4. il suffragio universale ha legittimato la dittatura borghese e lo sfruttamento della classe operaia
    AG

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  5. "..da qui viene la legittimità del capitalismo - la vittoria della borghesia come classe contro l’aristocrazia.

    Il sistema che apparve in Saint Simon, A. Thierry, E. Quinet, è la presa di coscienza radicale della borghesia come classe, e tutta la storia venne da loro interpretata come una lotta tra le classi. Non è stato Marx a inventare la comprensione della storia come lotta di classe, è stata la scuola storica borghese del 19° secolo: 1789, sì, è la lotta di classe, essi si trovano colpiti da cecità nel momento in cui vedono scorrere sulla superficie attuale del corpo sociale questo strano flusso che non conoscono: il flusso - proletariato! L’idea che esso sia una classe, no, questo non è possibile, non è una delle idee in quel momento: il giorno in cui il capitalismo non può più negare che il proletariato sia una classe, coincide col momento in cui, nella sua testa, ha trovato il modo di ricodificare tutto quanto. Ciò che chiamiamo la potenza di recupero del capitalismo, che cos’è?

    Il fatto è che il capitalismo dispone di una specie di assiomatica, e, nel momento in cui dispone di qualcosa di nuovo che non conosce, funziona come ogni assiomatica, è un’assiomatica mai saturabile al limite: è sempre pronto ad aggiungere un assioma in più per far sì che funzioni.

    Quando il capitalismo non può più negare che il proletariato sia una classe, allorché arriva a riconoscere una sorta di bipolarità di classe, sotto l’influenza delle lotte operaie del 19° secolo e sotto l’influenza della rivoluzione, quello è un momento straordinariamente ambiguo, perché è un momento importante all’interno della lotta rivoluzionaria, ma è anche un momento essenziale del recupero capitalista: ti appioppo un assioma in più, ti faccio degli assiomi per la classe operaia e per il potere sindacale che la rappresenta, e la macchina capitalista riparte cigolando, ha colmato la breccia. In altri termini, tutti i corpi di una società sono l’essenziale: per impedire che scorrano su di essa, sulla sua schiena, sul suo corpo, dei flussi che essa non potrebbe codificare e ai quali non potrebbe assegnare una territorialità."

    (G.Deleuze,Corso Vincennes - 16/11/1971)

    http://www.webdeleuze.com/php/texte.php?cle=195&groupe=Anti+Oedipe+et+Mille+Plateaux&langue=4

    Un saluto.FIlippo

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