A chi piace la scienza e la storia dell'evoluzione umana segnalo
un bel sito e un articolo (qui) che tratta di un argomento del quale ebbe già
ad occuparsi un certo Charles Darwin in un suo libretto, che pochi hanno letto,
dal titolo L’origine dell’uomo (1871);
dello stesso argomento si occupò anche un altro autore, di cui non rammento il
nome, scrivendo un articoletto, che quasi nessuno ha letto, dal titolo La parte avuta dal lavoro nel processo di
umanizzazione della scimmia (1876).
Tra l’altro proprio rileggendo quest’ultimo ho trovato un passo curioso e che ben s’adatta alle nostre periodiche
sciagure:
«Non aduliamoci troppo tuttavia per
la nostra vittoria umana sulla natura. La natura si vendica di ogni nostra
vittoria. […] Gli italiani della
regione alpina, nell'utilizzare sul versante sud gli abeti così gelosamente
protetti al versante nord non presentivano affatto che, così facendo, scavavano
la fossa all'industria pastorizia sul loro territorio; e ancor meno
immaginavano di sottrarre, in questo modo, alle loro sorgenti alpine per la
maggior parte dell'anno quell'acqua che tanto più impetuosamente quindi si
sarebbe precipitata in torrenti al piano durante l'epoca delle piogge».
Tornando all’argomento iniziale, l’articolo
di Natalie Thaïs Uomini (si chiama così) e Georg Friedrich Meyer riguarda uno
studio da loro condotto usando una sofisticata tecnologia ad ultrasuoni per
misurare il flusso di sangue nel cervello dei soggetti mentre sono impegnati a
fabbricare le repliche di strumenti di pietra della cultura acheuleana (circa
17mila anni fa). Senza farla lunga, i risultati della ricerca pongono in
rilievo lo
stretto legame cognitivo tra due fondamentali caratteristiche umane: linguaggio
e lavoro. C’è da aggiungere solo che già in precedenza altre ricerche, utilizzando
la risonanza magnetica e PET, hanno mostrato risultati coerenti con questa
ipotesi.
La fabbricazione di questi strumenti, sia
pure grezzi, necessita della padronanza di una varietà di concetti ben
definiti, compreso quello che presiede alla selezione dei materiali lapidei
idonei (selce, ossidiana, ecc.), quindi la comprensione della meccanica della
frattura, e la capacità di pianificare l’uso della forza e l'angolazione appropriata con cui colpire con il “martello” sulla materia prima (il nucleo) per ricavarne
un fiocco, ossia la punta della dimensione e forma desiderata. In sintesi,
l'artigiano deve avere un’immagine
mentale dello strumento desiderato e poi decidere sulla sequenza dei passi
necessari per produrre l'utensile destinato ad uno scopo specifico, ossia a una
diversa attività (uccidere e macellare un animale, per esempio).
Gli scimpanzé, invece, fanno strumenti, ma
senza una sequenza di produzione complessa. Essi possono scegliere un ciottolo
adatto ed usarlo come un martello per rompere noci, o un piccolo ramoscello per
farne una sonda utile per ritirare le termiti dal loro nido. Tuttavia, pur dimostrando abilità stupefacenti, la forma dell'utensile finale impiegato è già visibile nella
materia prima, insomma non lavorano le pietre
per produrre degli utensili veri e propri, sia pure rudimentali. Soprattutto la
loro mano non diventa
autonoma, non solo come organo del lavoro, ma anche come prodotto stesso del
lavoro. E ciò che è acquisito per la mano – o per il piede per la necessità del
cammino e di una stabile posizione eretta – è acquisto anche per tutto il
corpo, secondo la legge darwiniana di correlazione dello sviluppo.
Inoltre, le scimmie e i delfini non procedono
per generalizzazioni e formulazione di concetti, categorie, leggi, sistemi di
numerazione, ecc.; non pensano verbalmente e non esprimono rapporti e pensieri;
non sanno organizzare socialmente il cervello, la volontà, la memoria, la
percezione, ecc.; controllare il comportamento, o scaricare le tensioni
interne. In breve: non sviluppano funzioni psichiche superiori e un linguaggio
extra-genetico.
Su questo tema ricordo un’altra citazione, ma
sarà per l’ora tarda o perché sto diventando … (non ricordo più cosa), non
rammento il nome dell’autore. Ad ogni buon conto, ecco la citazione:
Ciò che distingue fin da principio il peggior
architetto dall’ape migliore è il fatto che egli ha costruito le cellette nella
sua testa prima di costruirle in cera. Alla fine del processo lavorativo emerge
un risultato che era già presente al suo inizio nella idea del lavoratore, e
quindi era già presente idealmente.
Hai citato Marx. Il brano si trova ne IL CAPITALE. Saluti rossi.
RispondiEliminaLa prima citazione mi ricorda l'ottimo Friedrich Engels, ma non son sicuro, lo stile è quello, e forse vi entra anche W. Liebknecht, padre del più famoso Karl. Ma probabilmente mi sbaglierò. Bellissimo post!
RispondiEliminaSalut et fraternité,
Mordecaj
saluti
EliminaLlinguaggio + lavoro danno "un’immagine mentale dello strumento",ma gli oggetti realizzati,ancorchè utili,non servono a creare una interazione sociale: ci vuole una relazione culturale di tipo cooperativo. Ma le nostre società,basate sulla proprietà privata,trasmettono valori e comportamenti che trasformano l'individualismo fisiologico in patologico,cosicchè tutti pensino solo a sè stessi,lasciandosi guidare dagli Illuminati.
RispondiEliminaHo concentrato in 3 slogan la società attuale e quella da me auspicata.
I primi 2 (potere temporale e spirituale)vanno insieme da sempre:
LIBERTE'--EGALITE'--PROPRIETE' -+-
LIBERTE'--EGALITE'--CHARITE'
LIBERTE'---EGALITE'---FRATERNITE'
mi consentirai di osservare che il terzo motto (se ho capito bene è quello della società da te auspicata) è il motto dei repubblicani borghesi
EliminaA proposito di pluslavoro, oggi guardanto il conto economico nazionale ho visto che in questi ultimi 20 anni il valore aggiunto italico è aumentato progressivamente senza mai subire battute d'arresto. Divensamente il Pil, come tutti sanno, ha avuto una progressiva discesa per poi crollare negli ultimi anni post crisi. Ho cercato di mettere in relazione i due fenomeni e mi sei venuta in mente te.
RispondiEliminasono furbi i padroni, una furbizia antica
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EliminaCara Olympe,gli slogan hanno pregi e difetti:sono diretti ma devono essere contestualizzati. In questo caso lo slogan è certo quello della Rivoluzione francese,ma il riferimento è alla Comune di Parigi del 1871.
RispondiEliminaBuona serata