Il mondo antico aveva perso ogni fiducia nel
suo destino e si consegnò alle dottrine semplici e chiare dell’oriente, soprattutto
il mitraismo e il cristianesimo, tra loro concorrenti. Anche il nostro mondo ha
perso ogni fiducia sul proprio destino e le ingenue certezze delle religioni
non rassicurano più, funziona molto meglio la fabbrica delle illusioni
spettacolari.
Dov’è finita la delicata genuinità del
sentimento umano che chi non è più giovane ricorda ancora? È stata sopraffatta da
un mondo umanizzato a metà, soddisfatto dei più gagliardi e vani godimenti
avvolti in confezioni di pseudo prestigio. La nostra libertà, tanto
reclamizzata, la nostra cultura, tanto celebrata, in realtà sono dei surrogati
del totalitarismo che chiamano mercato.
Predomina il culto del subrazionale, l’esibito
atteggiamento nichilista, la rarefazione del ragionamento (cazzo vuoi ragionare
su twitter e altri bassifondi della stupidità?), insomma rapporti tra
extraterrestri. L’ultima virtù riconosciuta, anzi ininterrottamente solleticata,
è quella di consumare, soddisfare la libidine di novità, a patto di subordinarci
a tutto il resto, cioè di pagarne il prezzo.
Come la miserabile scrittura cinese ha
bisogno di quarantamila ideogrammi tra cui scegliere per esprimere un pensiero,
allo stesso modo abbiamo bisogno di un’infinità di feticci tra cui scegliere
per riempire il vuoto delle nostre vite. Non sono pochi ormai quelli di noi che
sospettano come questo tipo di vita, sebbene soggettivamente reale, sia invece una
totale illusione, il prodotto di decisioni sulle quali non abbiamo il minimo
controllo. E tuttavia siamo spaventati dalle scelte che altrimenti dovremmo
fare, e ognuno tende a costruire per sé il proprio effimero rifugio coatto (*).
E sempre di più sono le persone coscienti
che la politica quale mediazione è una grandissima presa per il cesto, utile
per tenerci buoni, e però per gli stessi motivi, per le stesse paure abilmente
alimentate, nulla ancora riesce a farci convinti di dover essere anzitutto
contro questo tipo di falsa mediazione, e siamo ancor meno propensi a credere
alla necessità e possibilità di una rivoluzione sociale come rivoluzione totale.
Per far questo sono necessari determinati
atti politici, pure piccoli e magari minuscoli, quasi invisibili, e ognuno di
noi questi atti può intenderli e impersonarli in vario modo. Poi,
immancabilmente, ti sentirai biasimare: ma per quale motivo corri dietro a
queste cazzate, pensa a come sprechi il tuo tempo quando invece potresti
passeggiare, mano nella mano con i tuoi cari, sul lungomare al tramonto.
Usano questi dubbi come il filo spinato.
(*) Leggo questa notizia riportata dal Il Sole 24 ore, ognuno l’interpreti come vuole:
Il vicedirettore generale della Commissione
Deroose [commissione Affari economici della UE] ha indicato la necessità di
aumentare l'attenzione alla competitività dei paesi, il responsabile Bce Klaus
Masuch ha ammesso che la Troika ha "sottostimato"
la resistenza dei gruppi sociali più agiati.
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