Lo
spettacolo politico, ossia il gangsterismo corrente, è ossessionato da
un’ombra: l’indifferenza. Apposta finanzia i media direttamente o tramite amici
e non fa mai mancare le sue maschere nei salotti televisivi, solo così può promuovere
l’interesse nell’opinione pubblica per il contorsionismo verbale di personaggi
che altrimenti sarebbero buoni solo per l’autopsia.
Poi
si va a votare e di volta in volta si mette la croce sul simbolo che
corrisponde a un leader di un battaglione di coglioni, iene e sciacalli che
ha scelto come complici. È in tal modo che abdichiamo non alla sovranità,
inesistente, ma al senso di dignità e pudore. Crediamo o almeno speriamo con il
nostro miserabile voto di poter riempire un vuoto che invece non si può
colmare.
L’unica
buona notizia arriva dalla Basilicata, la percentuale dei votanti è meno della
metà degli aventi diritto. Non illudiamoci, alle politiche i boss locali e la
propaganda nazionale li riporteranno in massa alle urne.
Come
poi stupirsi della decomposizione accelerata di tutto? Se questa gentaglia è
occupata nello scambio al minuto di favori e privilegi, di prebende e poltrone,
nel distrarci dalle grandi manovre del grande capitale, come possono
preoccuparsi davvero dell’interesse generale? E del resto, ce ne importa
davvero qualcosa? Guardandomi intorno, qui e là e anche altrove, dovunque vada,
non mi pare proprio.
Che
cosa potrebbe importarci se alcune scuole pubbliche crollassero sulle teste di
alunni e insegnanti? Non lo sappiamo forse che non sono agibili, fuori norma,
pericolose? Certo che lo sappiamo,
ma ci mandiamo ugualmente i nostri figli e nipoti ogni giorno. E che fai, non
li mandi a scuola? No, non ce li mando (*). E sappiamo pure che i soldi per le
scuole private non mancano mai, alla faccia di quella cazzo di costituzione
scritta con i piedi e che non conta niente.
Se delle
scuole crollassero sulle teste di alunni e insegnanti quella gentaglia che
continuiamo ad eleggere con ogni scusa, delibererebbe misure urgenti, qualche
spicciolo in deroga al patto di stabilità, allo spread, al fiscal compat, al
pareggio di bilancio, ma soprattutto derogando ogni responsabilità. Contriti
parteciperebbero alle esequie, laddove non mandassero degli emissari di basso
profilo per evitare l’indignazione “plebea” e la rabbia dei parenti degli
estinti.
Per
quindici giorni ci sarebbero i Mentana a mitraglia e i Vespa con plastico a
romperci i coglioni da mane a sera, la Gruber inquadrata di fondo schiena che
tanto è la stessa cosa. Sforando i termini contrattuali finirebbero per lucrare
più soldi, così come i loro ospiti in studio con tanto di partita iva al
seguito, la réclame dell’instant book con dvd allegato, l’inserto patinato e la
rivelazione esclusiva.
Poi
tutto ritornerebbe come prima, la corruzione per gli appalti per la
ricostruzione delle scuole, l’agibilità delle scuole in deroga alle leggi, i
processi ai pesci piccoli che tirano per le lunghe, qualche spicciolo a
genitori e parenti delle vittime, altra burocrazia e altre chiacchiere.
(*) Ed
è ciò che molti anni fa ho fatto, organizzando uno sciopero in un posto dove
solo la parola sciopero ti metteva al bando. Riuscì talmente bene che a
stupirsene per primi furono i giornali e i carabinieri, quelli locali e quelli
mandati da fuori. Stupirono (e lo sciopero riuscì) soprattutto perché i loro
spioni (ne hanno dappertutto) non li avevano informati preventivamente. E
tuttavia oggi mio nipote frequenta una scuola dove piove nelle aule e nei
corridoi, l’intonaco cade dai soffitti, la palestra è praticamente inagibile,
ma la preside spende i soldi per comprare nuove fioriere (questione di capitoli
di spesa!). L’anno scorso gli alunni hanno occupato la scuola con l’unico
risultato di aver dovuto declinare le proprie generalità ai carabinieri che li hanno fatti sgombrare a calci nel culo. Ma
perché occupare le scuole, perché farlo fare a dei ragazzi di quindici anni?
Non era un certo Sandro Pertini che diceva, molto prima di diventare presidente
ovviamente, che le armi vanno prese nelle caserme dei carabinieri? Ah, le abbiamo
dimenticate queste cose, siam diventati tutti bravi democratici, contro la
violenza, salvo quella che subiamo volentieri.
Post che evidenzia tutta la sua incazzatura (che condivido).
RispondiEliminaPer quanto riguarda l'astensionismo, non sono d'accordo. Esso aumenterà (gli ultimi sondaggi, lo danno oltre il 30%, rispetto al 25% delle ultime elezioni nazionali).
Spesso (ma non sempre) i suoi scritti infondono in chi legge, più il pessimismo della ragione, che l'ottimismo dell'azione.
Lenin in sedicesimo
Astensione dovuta più a indignazione temporanea che a critica del sistema: i miei vicini non hanno votato perché il politico che alla tornata precedente aveva promesso il posto fisso al loro figlio non ha mantenuto l'impegno, tanto per dire. Si nota però una crescente difficoltà degli "statisti" locali a soddisfare le clientele con i ridotti mezzi a disposizione, anche se non impedisce a un sindaco della Val d'Agri di spendere 150 milioni delle royalty del petrolio per invitare i Pooh alla festa della Madonna (davvero una festa della madonna, non c'è che dire).
RispondiEliminaQuesta te la rubo
RispondiElimina"siam diventati tutti bravi democratici, contro la violenza, salvo quella che subiamo volentieri"
è forte! Anzi, sei fortissima!!!
Ciao
Platone: “una delle punizioni che ti spettano per non aver partecipato alla politica è di essere governato da esseri inferiori".
RispondiEliminaPartecipare, rimedio contro la mala politica.
Condivido in pieno anch'io questo post: non ho votato né alle ultime comunali, né alle regionali né alle ultime politiche.. Sono forse un qualunquista? Sono diventato un indifferente? No, faccio politica tutti i giorni...penso però che stiamo vivendo una crisi di sistema, il capitalismo, che quindi non riguarda solo l'economia ma anche la sua rappresentazione politica...Il capitalismo finanziarizzzato e globalizzato può fare sempre più a meno della democrazia e questo lo vediamo tutti i giorni o quasi...
RispondiEliminasacrosanto
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