domenica 8 maggio 2011

A questo dobbiamo ambire



«Dallo stadio Silvio Berlusconi, trasmettiamo la diretta di Milan – Inter, finale del Torneo Silvio Berlusconi. Alla squadra vincitrice sarà consegnato il trofeo dallo stesso presidente della Repubblica Silvio Berlusconi, mero proprietario».

Non si tratta di un’ipotesi inverosimile. Non troppi anni or sono se avessero previsto Berlusconi come dominus politico dell’Italia per almeno un ventennio, in molti avrebbero preso la cosa come una boutade e neanche tanto spiritosa. Se si votasse ora per l’elezione del presidente della Repubblica, al quarto scrutinio (maggioranza semplice), il Silvio salirebbe al Quirinale con scorta di cavalleggeri e auto decappottabile.

Dal Corriere di oggi:

Suo padre ha espresso il desiderio di vedersi intestare lo stadio San Siro, citando l'esempio dello stadio Santiago Bernabéu, dedicato appunto allo storico presidente del Real Madrid.

«Guardi, ho ricordi a San Siro con mio papà sin da quando eravamo piccoli noi tre figli. Ogni domenica, come una sorta di rito, ci portava con lui. San Siro è il simbolo del Milan e dell'Inter, è luogo di vittorie, gioie, sentimenti. Io però, essendo da poco in questo mondo e avendo solo 26 anni penso che quello che vorrei vedere intitolato a mio padre sia uno stadio nuovo ed esclusivo del Milan. Ed è a questo che dobbiamo ambire».

Silvio Berlusconi se lo merita uno stadio a suo nome e cognome. Lasciamo a parte le sue cento facce che infine si riducono sempre alla medesima faccia di tolla. Egli ha dimostrato che il suo regime, sebbene non gradito alla maggioranza degli italiani, sa imporsi su tutti e su tutto data l’apparente totale nullità, ma concreta complicità, delle cosiddette opposizioni. Apparente nullità perché queste opposizioni sono ben consapevoli e attentissime a non esprimere una politica o fosse solo un programma anche blandamente antagonista agli interessi forti (con la scusa di guardare al centro ma anche a sinistra sono diventati strabici). Ed è puerile dolersene, poiché significa non comprendere la natura non solo del regine berlusconiano, ma del sistema nella sua essenza di classe. Certo, Berlusconi usa e abusa in modo irritante di ogni mezzo e di stereotipi ridicoli, ma alla borghesia interessa poco la forma statuale purché essa risulti funzionale strategicamente e coerente nella sostanza ai propri interessi. E del resto che se ne fa di un placebo con i baffetti che si vanta di non usare il computer e di quell’altro poveraccio che sbaglia sempre taglia dei pantaloni e scimmiotta Kennedy e Obama? Sappiamo bene che le chiavi del governo non stanno a palazzo Chigi o in Parlamento, ma nelle banche e nei consigli di amministrazione delle grandi consorterie economiche e finanziarie (non solo italiane). Berlusconi deve garantire stabilità, credito agevolato, commesse, concessioni, salvataggi, finanziamenti, scudi fiscali e spartizioni, insomma avere cento occhi di riguardo e di “stimolo” per questi gruppi di potere concentrato (di cui egli è parte attiva), mentre per la monnezza (un affare) e l’immigrazione (altro affare), così per le altre questioni “sociali”, si provvede “sul tamburo” e per il resto ci pensano i trombettieri della televisione e della stampa che, come scopre Scalfari oggi, “riflettono idee e interessi della classe dirigente”. Per contro, il controllo rigido e assai selettivo della spesa pubblica (che riflette sempre in modo assai conseguente l’andamento dello scontro di classe e i relativi rapporti di forza), serve alla borghesia per ridurre all’osso le prestazioni sociali, tenere alta la disoccupazione e ridurre i salari, cioè mantenere incerte le condizioni di vita dei salariati in modo da costringerli a cedere ai ricatti padronali (l’esempio Fiat è solo il più vistoso). Finché Berlusconi sarà garante di questo stato di cose resterà al comando; poi, se del caso, si cambierà fantino, ma il cavallo resterà lo stesso, drogato.

8 commenti:

  1. Il re è nudo, ma nemmeno nella stampa non filogovernativa hanno il coraggio di gridarlo. Guido Viale sul Manifesto è arrivato a scrivere di pensare che il sistema è criminale ma di astenersi virtuosamente dal dirlo. Così si commette solo peccato di pensiero, non di parola, e si evitano i mazzieri del regime.

    L'opposizione non esiste (non solo in Italia) perché non può opporsi alle stesse politiche che, una volta al potere, non mancherebbe di seguire, agli ordini degli stessi padroni. E' di un'evidenza talmente palmare che, appunto, non si vede. Come i vestiti del re.

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  2. Possibile,che non ci siano Uomini e Donne emancipati,culturalmente e politicamente parlando,e provenienti dalle classi subalterne al sistema,capaci di costituire una forza politica,in grado di "abolire lo stato di cose presente"?
    Uomini e donne che consapevoli delle cause che determinano le condizioni presenti della società,siano altrettanto consapevoli,del movimento che tende a rovesciare le suddette condizioni presenti?
    Un saluto.
    Luigi.

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  3. ci sono, eccome, ma non è solo questione di consapevolezza, di coscienza

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  4. Ma è anche questione di...?
    Si dilunghi,perchè penso sia importantissimo parlarne.
    Grazie,e ancora un saluto.
    Luigi

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  5. Ottima analisi. E se facessimo qualcosa?

    Le ragioni per non votare

    Alcuni manuali di marketing della medicina spiegano che non è necessario per un ospedale essere buono in sé: è sufficiente essere il meno peggio nell’area. L’accettazione di un analogo ricatto in politica ci ha portato alla situazione attuale. Credo che il voto vada dato solo a chi dà garanzia di essere un valido rappresentante del popolo; non al più sorridente tra i kapò o al più drammatico tra i clown. Se si individuano come amministratori da scegliere candidati che si reggono sulle proprie gambe, li si voti. Altrimenti ha un pieno significato politico ritirare il voto, restituendo la scheda elettorale. Ciò che a loro importa è avere la legittimazione del voto; per il resto potete votare Grillo, Rauti, chiunque. Penso che il popolo sovrano abbia il dovere di ritirare tale legittimazione a gente palesemente prostituita, che dice che è qualunquista dire “tanto sono tutti uguali” ma si differenzia essenzialmente nella forma di prostituzione e nella clientela. Come è stato detto “Con la m. non si costruisce”. Vinceranno gli altri, i pessimi? E’ meglio avere per caporale un nemico dichiarato (che ha ottenuto il potere con una procedura contestata in massa con l’astensione) che un falso amico. Si sproloquia di rivoluzione armata, e mancano i modesti livelli di testosterone sufficienti a dire “No” l’unica volta che per esigenze di copione viene chiesto il nostro parere. Se votate rappresentanti di qualità scadente che danneggeranno la comunità, ne diverrete complici, e dovrete essere additati come causa dei problemi che dopo condannerete con elaborati piagnistei:

    http://menici60d15.wordpress.com/2007/05/13/no-dal-molin-elezioni-“peselo-paghelo-impichelo”/

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  6. molto bene menici60, non si può votare per chiunque, ma anche votare a che serve? non c'è settore, àmbito, sgabuzzino della vita nazionale (ma si potrebbe ampliare il discorso alla società in generale) che non sia dominato dall'affarismo e dalla corruzione (non importa quanto e se legale). nel post, per quel che vale naturalemnete, ho sottolineato una frase. è da quella che dovrebbero, a mio avviso, partire le nostre considerazioni. la natura diquesta società è diversa da come ci viene presentata, questo è noto .... ritornerò sull'argomento (anche per Luigi). saluti ad entrambi

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  7. sarei daccordissimo sull'intitolazione dello stadio.....Alla memoria sarebbe l'ideale, considerato che in data odierna il berlusque è in gran difficcoltà rispetto a tre settimane fà.gli può essere dannoso...anche al sistema uro-genitale.

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