Il riformismo bollito, in salsa zapaterista, ha fallito. Gli “indignati” possono tornare a casa, i tagli alla spesa pubblica già decisi e attuati dalla “sinistra” per evitare la deriva greca saranno irrobustiti dalla destra non appena tornerà al potere. A guadagnarci sono i banchieri, i rentier. In Italia, forse, succederà il contrario: alla destra succederà la sinistra. È il gioco delle parti. Carta vince, carta perde, ma le carte sono truccate come il gioco. I governi nazionali non possono fare più nulla, sono ostaggio della Bce, della bancocrazia, delle agenzie di rating (e di chi le comanda, cioè gli stessi).
È l’Europa del capitale finanziario, dei padroni, non l’Europa dei popoli come vuol far credere la propaganda. Nazionalizzare le banche, tassare le rendite e i patrimoni, cancellare le spese militari (ho scritto dei post l’anno scorso sulle forniture folli di materiale bellico tedesco alla Grecia con l’avvallo creditizio delle banche teutoniche), azzerare le privatizzazioni, smantellare la burocrazia, insomma prendere dei provvedimenti di salute pubblica non è possibile senza dover buttare all’aria tutto. E per farlo non basta qualche sit-in in alcune piazze europee.
Cosa diceva il vituperato Strauss-Kahn nel febbraio scorso? Vogliamo ricordarlo, in tal modo da inquadrare meglio ciò che è successo qualche giorno fa a New York? Egli diceva che Germania e Cina non sono modelli virtuosi da imitare ma bensì “arcipeccatori” del sistema, visto che il loro modello di sfruttamento sistematico dei surplus dell’export per potenziare la crescita a spese di Usa e altre nazioni in deficit, altro non è che una riedizione degli sbilanci tossici globali che hanno fatto riemergere la crisi. Egli avvertiva chiaramente che se il capitalismo non troverà modo di uscire dalla sua crisi, di dare prospettive e reddito a centinaia di milioni di giovani, la carneficina sarà inevitabile. Dapprima a livello nazionale, quindi con scenari mondiali e prevedibilmente apocalittici (*).
Cari indignati cacciatori di gossip, continuate a guardare il dito.
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