Tutto ciò di cui oggi si parla e si scrive non ha quasi mai alcun rilievo riguardo alla vita reale e non stupisce più nessuno che a dominare sia il discorso della sopravvivenza, cioè le false apparenze che ormai sfuggono persino al ridicolo, come quando il datore di lavoro di un famiglio condannato per mafia e numerosi omicidi dà dell’amico dei terroristi al concorrente politico. In attesa che si consumi il mito delle elezioni amministrative, e poi tutto cambi per il meglio come promesso sia da una fazione sia dell’altra, mi voglio occupare di altre balle. Del resto l’odine assurdo delle cose non invita certo a spronarsi di fatica per ciò che non serve a nulla.
Chi non ha mai sentito parlare del “fatto” dell’astronauta John Glenn, il quale nel suo primo volo orbitale (missione Mercury, febbraio 1962) avrebbe visto delle “lucciole”, poi divenute anche “luci” che accompagnavano o “inseguivano” la nave spaziale? Qualsiasi ufologo avrebbe da raccontarci la sua versione ricca di dettagli. Servirebbe mai a qualcosa una smentita ufficiale? Oltretutto tali leggende non nascono per caso e sono lasciate andare libere perché hanno la funzione principale di tenerci occupati, un po’ come le chiacchiere sulle elezioni di cui dicevo prima. Ci penseranno poi i media a rafforzarle e diffonderle capillarmente, come fanno con tutte le altre sciocchezze che ci propinano quotidianamente.
Cosa disse effettivamente l’astronauta? Leggiamo la trascrizione: «Solo una cosa davvero inusuale, accanto alla capsula ci sono delle piccole particelle, particelle luminose, proprio migliaia di loro dal lato del sorgere del sole sopra il Pacifico» [Only really unusual thing so far beside ASCS trouble were the little particles, luminous particles around the capsule, just thousands of them right at sunrise over the Pacific].
L’ufologo penserà subito che a terra gli ingegneri della Nasa fossero preoccupati per la presenza di oggetti luminosi alieni. E invece no, avevano capito che si trattava di minuscole “particelle” e temevano tutt’altra cosa: un eventuale cedimento dello scudo termico e che le “particelle” fossero minuscoli frammenti che si stavano staccando. Per fortuna, come si vide, non era neanche questa la causa delle “particelle”, o “fiocchi di neve” come li avrebbe chiamati l'astronauta Scott Carpenter nel maggio 1962 a bordo dell’Aurora. Il fenomeno, da allora, è fin troppo noto: erano frammenti di brina dal lato del veicolo spaziale illuminato dal Sole. La condensa che si raccoglie al di fuori della navicella, quando la capsula passa dal calore del Sole al buio freddo orbitale crea uno strato di brina. Poi rientrata nuovamente sotto la zona d’illuminazione del Sole, la brina si scioglie in “particelle” o “fiocchi” che galleggiano per qualche tempo attorno alla capsula e la luce del Sole li rende "luminescenti". Quando Carpenter diede qualche colpetto a lato della capsula, i fiocchi luminescenti apparvero alla vista esterna più copiosi, confermando l'ipotesi che si trattava di brina staccatasi dal metallo della capsula.
L’esempio mi serve per parlare d’altro e anzi avverto che eventuali commenti di ufologi sul tema non saranno postati (vadano a rompere il cazzo altrove). Immaginiamo ora una situazione completamente diversa. Un’epoca dove la corrente elettrica non è stata ancor “scoperta”. Una società prevalentemente agricola, fortemente classista, dove non c’è la Tv, non i quotidiani, e i libri sono rari, costosi e scritti a mano, l’alfabetismo circoscritto alle classi alte, un’epoca di decadenza, di grave crisi economica e sociale, guerre, migrazioni, fame e miseria diffuse. È sostanzialmente la situazione generale dell’Impero romano tra il II e il IV secolo. Miti e leggende che riguardano predizioni di tipo messianico trovano in tale situazione un terreno facile su cui attecchire. Quale dibattito sociale poteva mai sortire, a tutti i livelli, in merito a qualunque evento?
«Falsificazioni letterarie abbondavano nella letteratura greca e romana, e libri religiosi pagani, ebraici e cristiani, venivano spesso messi in circolazione sotto il nome di qualche antico personaggio illustre. Appena gli Ebrei impararono abbastanza il greco, cominciarono a fabbricare testi di famosi autori greci che glorificavano il popolo eletto. Già nel 150, i cristiani avevano confezionato le minute del processo a Gesù. Durante la grande persecuzione del 211, le autorità romane fabbricarono falsi atti dello stesso processo. Un secolo più tardi, Agostino conosceva le lettere apocrife di Gesù nelle quali questi appariva come un mago» (Elias J. Bickerman, Quattro libri stravaganti della Bibbia, Pàtron 1979, p. 144).
Perciò non sarà difficile credere che un’adolescente palestinese, di umile condizione e probabilmente analfabeta, fu visitata nella propria casa da un’entità aliena, un angelo che le annuncia che ella, promessa sposa di un artigiano, diventerà madre del figlio di dio; “il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine". La giovinetta non batte ciglio, e del resto avrebbe mai potuto opporre un rifiuto? Se un’alienata avesse a quel tempo raccontato una cosa del genere, in ambiente ebraico, l’avrebbero presa per folle; se avesse insistito sarebbe stata lapidata per blasfemia. Provvederà poi la Chiesa a sistematizzare il mito tra le croste della speculazione teologica, a rilasciare alla giovane ebrea un brevetto di vergine e di santa. A imporre l’insegnamento della storiella nelle nostre scuole di ogni ordine e grado, naturalmente senza insistere, per il momento, che tali “competenze” rientrino nel test Invalsi.
P.S.: Per la trascrizione dei colloqui tra l’astronauta e la base vedi qui.
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