Sul sito di Alessandro Gilioli (ragazzo simpatico, con posa un po’ naif) ci sono quattro foto che ritraggono altrettanti deputati alle prese con quel nuovo aggeggio di grande avvenire che chiamano tablet: uno guarda un sito di orologi, un altro una partita di calcio e gli altri due lavoratori giocano a carte. D’accordo, io sono una mummia perché non ho mai frequentato quel genere di siti e ho la cattiva attitudine di non annoiarmi, ma questi esempi ci danno la dimensione di tante cose. Al contrario di quel che si potrebbe pensare, nel loro disonorevole comportamento non c’è la minima ambiguità, essi si presentano per quello che sono sapendo molto bene che l’intelligenza è la sala degli specchi del potere e cosa ci si aspetta esattamente da loro. Al suono di un campanello essi pigeranno pavlovianamente un pulsante: se della maggioranza quello a destra, altrimenti quello a sinistra. È un modo per valorizzare la manualità e i loro gesti diventano teoria e prassi politica; un tempo, prima dell'elettronica, potevano aspirare alla dignità dell'arte. Nella stessa legislatura, in corso d’opera, ai sensi dell’articolo 67 della costituzione, possono essere chiamati (il potere vive di ricettazione) a dover cambiare radicalmente movimento, il quale andrà a fissarsi dal pulsate di destra a quello di sinistra e viceversa. Le cose migliori non hanno mai fine, se si conoscono le varianti. Salvo un inconveniente non sempre veniale ma senz’altro venale: è da questa situazione, da questi cambi repentini di paradigma e di seggio, dal dichiararsi alternativamente di sentimenti radicali o moderati (solo i mediocri domandano certezze), che poi nascono i noti casi di deviazioni accidentali di voto che possono anche far cadere un governo, oppure tenere in piedi le sorti della nazione e finanche decidere una guerra o un bombardamento.
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