martedì 10 maggio 2011

«Lascia stare, non sono croceristi»



Ieri sera scrivevo dei crimini che si vanno consumando in Libia. Di Gheddafi ho detto a lungo in passato e non sarò certamente io a scoprire chi è costui. Della Nato che si fa scudo dell’Onu, andando ben oltre la risoluzione (peraltro, ripeto, in contrasto con l’art. 2 dello statuto ONU) con i bombardamenti su Tripoli e i civili. Scrive Repubblica:

La capitale ha subìto bombardamenti di violenza quasi mai registrata finora. Quattro esplosioni hanno scosso la città poco dopo le 2 locali, facendo tremare le finestre dell'albergo dove risiedono i giornalisti, seguite poco dopo da altre due deflagrazioni. Per tutta la notte si sono udite sirene e sporadici colpi di fucile e armi pesanti, mentre gli aerei continuavano a sorvolare la città. Testimoni hanno riferito di due forti esplosioni nei pressi della sede della televisione di stato e dell'agenzia di stampa ufficiale Jana, presa di mira anche una torre per le telecomunicazioni.

[Secondo la TV libica] sarebbero stati bombardati il palazzo dell'Alta Corte, l'ufficio del procuratore generale e le sedi di alcune organizzazioni per la difesa dei diritti delle donne e dei bambini, già colpite lo scorso 30 aprile.

Da Tripoli, il vicario apostolico, monsignor Giovanni Innocenzo Martinelli, […] ha affermato ad Asianews, che ieri 30mila persone sono scappate da Tripoli verso la Tunisia, 600mila i libici che hanno varcato i confini dall'inizio dell'operazione Odyssey Dawn.

È questa la difesa dei civili di Bengasi e Misurata? E a proposito di profughi il quotidiano britannico Guardian [qui e anche qui] ha pubblicato (rilanciando una notizia data il 15 aprile dal quotidiano il manifesto che se ne occupa anche oggi a pagina 8) un rapporto investigativo sul caso dei rifugiati africani, salpati dalla Libia il 25 marzo, che sono stati lasciati morire alla deriva nel Mediterraneo, senza alcun tentativo di salvarli da parte della NATO e delle autorità europee.
Il giornale, citando il racconto dei sopravvissuti e la testimonianza di un sacerdote eritreo a Roma, Mosè Zerai, che è stato uno degli ultimi a comunicare con la barca con un telefono satellitare, le 72 persone a bordo, tranne 11 – due delle quali decedute successivamente –, sono morte di sete e di fame dopo 16 giorni alla deriva nonostante la guardia costiera italiana fosse stata avvertita e la barca avvistata da un elicottero militare e da una portaerei. Tra gli altri deceduti 20 donne e due neonati, mentre la barca infine spiaggiava vicino a Misurata il 10 aprile. Naturalmente la Nato smentisce. Inoltre, secondo il Guardian, un portavoce della Guardia costiera italiana ha affermato che erano state avvertite le autorità maltesi dato che la barca si trovava nella loro zona. Le autorità maltesi hanno detto di non aver saputo nulla.

Mosè Zerai, scrive il manifesto, ha dichiarato: «Quella gente ha chiesto aiuto, io stesso ho chiesto più volte che li si aiutasse, nessuno ha fatto niente per giorni e ora non può passare la logica dello scarica barile. Quanto accaduto è un crimine. Si chiama omissione di soccorso. Non può rimanere impunito solo perché le vittime sono migranti africani [e non dei croceristi, aggiunge il Guardian]». E chi potrebbe o dovrebbe accertarlo e punirlo?
Laura Boldrini, portavoce della Rappresentanza italiana dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR o ACNUR), ha dichiarato che sono almeno tre le imbarcazioni partite dalla Libia negli ultimi mesi con a bordo migranti diretti in Italia, ma che non sono mai arrivate. In totale sarebbero oltre 800 le persone morte in mare mentre cercavano di raggiungere le coste europee dalla Libia.

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