domenica 9 luglio 2023

L'eredità di Silvio

 

Patrimonio, etimologicamente, viene da padre. In pratica, oggi, da entrambi i genitori. Con la tassazione attuale sull’eredità, i nostri ragazzi recuperano il 96% del nostro sudore, anche se ci hanno impedito di dormire e scopare per i migliori anni della nostra vita!

Sì, lo so, tassare l’eredità è una cosa assolutamente orribile: perdi una persona cara (beh, anche se ti stava sul cazzo) e, in più, devi pagare le imposte di successione sulla sua eredità. Gli americani “hanno ucciso il gioco” quando hanno avuto la brillante idea di ribattezzare questa tassa death tax (“tassa sulla morte”). Da allora, è stato impossibile per qualsiasi politico suggerire di prendere un po’ di grasso dagli eredi dei miliardari deceduti.

L’eredità si oppone al primo comandamento del liberalismo, che suona così: “a ciascuno secondo i suoi meriti”, non a ciascuno secondo suo padre e sua madre. Quindi, se sei liberale, dovresti essere contro l’eredità e farti strada solo secondo i tuoi meriti. L’eredità avrebbe dovuto essere abolita molto tempo fa. Tuttavia nessuno è tanto liberale una volta capito cos’è in effetti il liberalismo (a volte bastano i capelli che cadono per non credere più nell’umanità).

Pare starno, ma una bassissima imposta per le successioni e donazioni risulta molto gradita anche alle persone di modesta condizione economica. Tutti sperano di diventare ricchi (“i soldi che la vita mi deve”) e di “lasciare qualcosa ai propri figli”: la legislazione che avvantaggia solo i ricchi è oggi sostenuta da un numero straordinario di queste persone modeste che, se sapessero ben comprendere qual è il loro reale interesse, dovrebbero opporsi per motivi che sarebbe pleonastico ribadire in una società decente.

Più la situazione sociale si deteriora, più i servizi pubblici sono marci, più l’eredità è vista come l’ultima ancora di salvezza da gettare alla prole, e quindi, politicamente, è tabù la sua messa in discussione. Ecco che, in una cena del sabato sera, puoi vincere il primo premio di sgradevolezza dicendo ciò che altri si guardano bene non solo dal dire ma anche di pensare.

Veniamo al sodo. Mentre il TFR dei comuni mortali viene sottoposto a un bagno di sangue, le successioni, nel caso di quote di controllo di società di capitali, godono di esenzione totale (Dlgs 347/90, art. 3, comma 4-ter). E ciò vale ovviamente anche per i grandi patrimoni aziendali di centinai di milioni di euro.

È vero, come rileva oggi il quotidiano di Confindustria, che la Corte costituzionale con sentenza n. 120 del 23 giugno 2020 ha contestato l’applicazione di tale norma a riguardo dei grandi patrimoni aziendali, ammonendo il legislatore sul punto. Ma di quale legislatore stiamo parlando? Di quei legislatori che hanno radiato la povertà in Italia? Dei libero scambisti del Partito già di Renzi, Zingaretti, Letta e di quest’altra?

Quanto al resto del malloppo, i figlioli di Silvio dovranno versare al fisco il 4 per cento, con franchigia fino a un milione di euro, che nel loro caso sono davvero spicci. Il signor Paolo Berlusconi, in quanto fratello del de cuius, dovrà versare poco meno di 6 milioni, la signora Fascina e il signor dell’Utri, sempre se il legato al testamento non verrà impugnato, dovranno al fisco rispettivamente 8 milioni e 2,4 milioni. Come faranno a tirare a campare proprio non so.

Il partito fondato e diretto da Grillo è stato al governo per anni, ma non c’è mai stato tempo per dare un’occhiata a questa roba. Quanto agli altri, il loro slogan è: lunga vita alla ricchezza privata (compresa la mia, si conceda). 

5 commenti:

  1. In materia di patrimoni, loro tassazione e relativa percezione sociale, può essere illuminante aggiungere che il processo di fascistizzazione si configura anche come il contraccolpo generato da un altro processo: la ‘democratizzazione’ della proprietà privata. Non per nulla, dalla Thatcher in poi, in Europa la diffusione del neoliberismo è stata declinata come un grande progetto volto ad estendere a tutte le classi sociali l’accesso alla proprietà privata e a tutti gli àmbiti della vita la logica patrimoniale: la ‘democratizzazione’ della proprietà privata è stata quindi, nel contempo, un mezzo potente per imborghesire il corpo sociale e una strategia con cui i neoliberisti hanno compensato la progressiva distruzione di un’altra forma di proprietà – quella sociale – incarnata, in qualche misura, dai moderni sistemi di ‘welfare’. Questa particolare angolazione analitica permette di radiografare meglio quel vasto settore della composizione sociale della fascistizzazione, il cui protagonista non è affatto l’‘escluso’ o il ‘penultimo’, bensì una sorta di ‘sotto-borghesia’ costituita da quei ceti che si sono arricchiti negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso grazie al cosiddetto “capitalismo molecolare” e sono poi rimasti esclusi dalla nuova accumulazione di ricchezza seguita alla crisi del 2007. In Italia, per citare un caso paradigmatico, le modificazioni che hanno contrassegnato la funzione e il ruolo della Lega hanno rispecchiato i mutamenti intervenuti nel suo discorso politico e sociale con una tale fedeltà e simultaneità che si possono, da questo punto di vista, considerare esemplari. Così, sotto questo profilo, diventa intelligibile anche il crescente consenso che l’ideologia reazionaria è andata riscuotendo presso i gruppi sociali più poveri, esclusi dalla politica di diffusione della proprietà: consenso che ha dato luogo, per dirla con Gramsci, alla formazione di un “blocco storico” specifico. Il fenomeno testé evocato – rappresentato dalla ‘sotto-borghesia’, dal lato reazionario della proletarizzazione dei ceti medi e dalla pauperizzazione di vasti strati popolari – dimostra quindi che è sbagliato, in primo luogo, sottovalutare l’intensità raggiunta dalla crisi di egemonia delle classi dominanti e dalla crescita correlativa del loro “sovversivismo” con tutte le conseguenze politico-istituzionali che questo comporta (cfr. sempre Gramsci), e, in secondo luogo, disconoscere la radicalità delle strategie che le classi dominanti sono disposte ad adottare per tentare di porre un qualche argine alla crisi della loro egemonia.

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  2. Stefano Feltri: Ribadisco, la tassa di successione è l’unica che ha un beneficio intrinseco perché riduce le disuguaglianze di opportunità e questo riduce anche la necessità di politiche redistributive per ridurre le disuguaglianze nei risultati
    Dimmi cosa ne pensi.

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    1. feltri spara ora a favore dell'imposta di successione perché è il turno dei berlusconi e non di de benedetti. se la si portasse per gli eredi diretti dal 4 al 10%, questo non avrebbe alcun effetto nel ridurre le disuguaglianze di opportunità (balle) e nemmeno effetti sulle "politiche redistributive" (ci vuole ben altro). porterebbe un po' di denari nelle casse statali, salvo poi impiegarli per acquistare i banchi scuola con le rotelle, ma in tal caso ci addentriamo in tutt'altro discorso.

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    2. Penso la stessa cosa. Comunque De Benedetti lo ha licenziato.

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    3. A dire il vero debenedetti non è mai andato d'accordo con tante persone, vedi con marisa belisario

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