Ha provocato clamore un articolo di Alain Elkann, dal titolo Sul treno per Foggia con i giovani “lanzichenecchi”. Clamore non solo per il contenuto, quanto per il fatto che a scriverlo, con la stilografica, è stato il padre di un importante azionista di una nota multinazionale dell’auto, nonché proprietario della società che controlla il quotidiano che l’ha pubblicato. Clamore anche perché i giornalisti dello stesso quotidiano non hanno gradito, tradendo una falsa coscienza degna della buonanima del Fondatore.
Mi chiedo di che cosa ci si debba stupire di Alain Elkann, uno che viaggiando in treno vuole godersi in pace le lunghe scene d’albergo sulla spiaggia di Balbec e la camera da letto parigina di Proust. Niente in viaggio batte la dimensione interiore di una lettura come quella.
Alain avrebbe potuto scrivere di mille altre cose più frizzanti e divertenti, per esempio sul funzionamento perverso degli esseri umani e di questa società fatta a loro immagine. E invece ci fa sapere che tra i latrati dei nuovi lanzichenecchi lui e Proust erano diretti a Foggia!
Questa la vera domanda, il lato più autentico dello scandalo: che cazzo ci andava a fare uno come lui in una delle città incontestabilmente più brutte della penisola, in uno dei luoghi urbani più scalcagnati dopo Roma?
Elkann e Proust, entrambi ebrei e atei, lo stesso approccio da ricercatore, ma con esiti tanto diversi. Alain non ci dice nel suo articolo di quale Proust si tratta, né di quale edizione. Un volume nella prestigiosa raccolta La Pléiade, o forse quella edizione originale venduta da Sotheby’s per un milione e mezzo di euro di un rarissimo esemplare della primissima tiratura del volume iniziale della Recherche, pubblicato nel 1913? Ecco di che cosa avrebbe dovuto informare Alain i lettori di Repubblica, altro che di schiamazzi inurbani di un gruppo di scalmanati.
Sappiamo che il francese si è disperso a lungo prima di sprofondare nella solitudine della scrittura e la realizzazione del suo celebre labirinto di libri (sette volumi!). Usciva sempre la sera, in posti a volte sgradevoli, dove non beveva solo tisane, e amava masturbarsi alla presenza di pantegane che si sbranano tra loro (davvero!). Già in Du cote de chez Swann c’è la questione della masturbazione, chissà se è un tema che ha accarezzato la curiosità anche di Alain. Poi c’è il bacio della sera, tra il bambino narrante e sua madre, scena fondante de La Recherche, ma diciamocelo francamente senza perifrasi: due palle!
E per il resto che cosa ci racconta Proust di tanto diverso di ciò che accade oggi? La borghesia e l’aristocrazia del Faubourg Saint-Germain avevano fatto della riva destra di Parigi il luogo privilegiato del loro potere, prima che la guerra mondiale bruciasse la loro ricchezza. E chi aveva scatenato quella guerra infame se non i lanzichenecchi di allora, cioè la stessa borghesia e aristocrazia europea?
Proust viveva in un mondo che si stava autodistruggendo, come un edificio abbandonato che si sgretola e si scrosta a poco a poco. Lo scorrere del tempo, certo, ma soprattutto l’uso che ne fanno gli umani, armati fino ai denti, ora in Ucraina, ieri in Siria e in tanti altri posti remoti. Ma domani, chissà, nei nostri luoghi. Altro che vento, tempesta e qualche vetro rotto.
I lanzichenecchi di allora e i lanzichenecchi di oggi, quelli che a passi felpati percorrono i lunghi corridoi tirati a lucido dei grandi palazzi sede di covi da cui scaturiscono parole e atti che sono al di là di noi, e che però impattano direttamente con le condizioni della nostra vita.
Signor Alain, la prossima volta trovi il tempo, senza inclinazioni alla nostalgia, di parlare a noi piccoli borghesi e aristocratici operai anche di questi lanzichenecchi occulti. Per favore, grazie.
Oggi mi ha obbligato a leggere un compitino infantile di un ricco signore che si è comprato il titolo di intellettuale.
RispondiEliminaQuesta non glie la perdono 😉
(Peppe)
Rivendico l'attenuante del caldo 🤪
EliminaInvito retorico, il tuo. Sarebbe proprio fesso a dare addosso ai lanzichenecchi suoi sodali. Per essere il rampollo intellettuale di una famiglia di squali, è anche uno di magnanimi lombi. Considerati non solo gli ascendenti ma anche i discendenti, dobbiamo essergli grati che col suo snobismo metta in discredito la narrazione del figlio lanzichenecco con domicili fiscali sconosciuti, ma venditore di notizie in Italia.
RispondiEliminaAh già, l'altro figliuolo, ma forse assomiglia più alla mamma, anzi alla scapestrata bisnonna 🙃
EliminaSono tanti in pista
RispondiEliminahttps://tinyurl.com/5f7fur74
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