venerdì 14 luglio 2023

Non più i soliti fantasmi

 

I morti tornano e ci parlano. Immaginiamoci il cavalier Berlusconi che esce dall’urna cineraria e si mette a dirimere le controversie relative al suo testamento, quell’addendum siglato e assai furbo che destina milioni a una moglie surrogata e all’amico di una vita. Forza Italia risalirebbe nei sondaggi, Vespa e Mentana lasciano le vacanze per nuovi scoop.

Oppure immaginiamo di parlare con un nostro amico defunto da anni, di poter instaurare un dialogo con lui, chiarire questioni rimaste in sospeso. O con nostra nonna morta nel secolo scorso, che ci dà una vecchia ricetta di famiglia per il gatto in salmì. Un nostro vecchio amore, con il quale poter tornare a flirtare notti intere. Che gioia, dai.

Fantascienza? Niente affatto. I morti tornano e ci parlano, non proprio di persona, ma tramite un avatar che può avere la voce e l’aspetto digitale del defunto, grazie a un casco di realtà virtuale. Magari è un tizio che ti chiede la restituzione di un prestito non onorato. No, mortacci, quel genere non lo vogliamo di nuovo tra i piedi.

Tutto è ancora in fase sperimentale, ma Microsoft, Amazon e altre aziende di intelligenza artificiale stanno sviluppando queste tecnologie per farci parlare con i morti: un business dell’immortalità, un ChatGPT appositamente addestrato con dati relativi al defunto. Salvo che l’intelligenza artificiale è sprovvista di coscienza, rimane una macchina.

Funziona grossomodo così: recuperano i dati di una persona, viene adattato il linguaggio di formazione, ossia un tipico sistema ChatGPT si adatta in base ai tic linguistici, al modo in cui la persona ha parlato, ai dialoghi precedenti tramite conversazioni video o messaggi. La macchina quindi crea frasi che non sono mai state pronunciate.

Che cosa accadrà se il defunto virtuale, ossia la macchina, rivela cose che non avrebbe dovuto menzionare, oppure se inizia a insultare o divulgare verità sgradevoli o delle falsità? Il tutto, nell’uno e nell’altro caso, con la voce di una persona cara, amica, stimata. Non saranno pochi, penso, quelli tentati di crederci. Le querele diventeranno letteratura.

La macchina non sa nulla: calcola coefficienti matematici, fuori di ogni ragione e vincolo di riservatezza e di moralità. In Giappone, dopo lo tsunami del 2011, sono state allestite delle cabine “wind phone” che permettono ai genitori delle vittime di comunicare simbolicamente con loro. Parlare con i morti è profondamente radicato in alcune culture.

È da una vita che sono in comunicazione con i morti, di notte, prima che le loro ombre diafane si dileguino all’alba. Per esempio, è da un mese che interrogo un tizio defunto di recente, i cui resti sono sotto vuoto spinto in un barattolo non più alto di 35 cm, eppure costui, nonostante questa sua eterna condizione grama, non fa altro che ridere, ridere, ridere.

6 commenti:

  1. ne ha facoltà; rebus sic stantibus:
    https://italiaindati.com/analfabetismo-funzionale-in-italia/

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  2. Mi ricorda un episodio della serie tv Black Mirror, Be right back (Torna da me in italiano credo). E comunque i morti, quelli classici che non parlano, al massimo trascinano catene, nel loro silenzio hanno spesso cose più interessanti da dire che i vivi.
    Pietro

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  3. La scomparsa di Silvio Berlusconi, con il profluvio di ricordi, rievocazioni e testimonianze cui ha dato la stura, offre anche a me l’opportunità di segnalare una descrizione davvero rivelatrice della personalità del defunto. Tale descrizione si trova in una spietata (e documentata) rassegna dei ‘mostri’ (e dei relativi comportamenti, per l’appunto, ‘mostruosi’) che infestavano - e infestano - il Bel Paese: intendo riferirmi al libro “Chic. Viaggio tra gli italiani che hanno fatto i soldi”, libro che fu pubblicato nel 2000 e il cui autore è Gian Antonio Stella, brillante giornalista del «Corriere della Sera». La pagina, che affido al godimento e alla riflessione dei lettori, è la seguente: «Ma vuoi mettere la comodità e la poesia di avere un mausoleo in casa? Il più celebre resta quello che Silvio Berlusconi ha commissionato per la sua villa di Arcore allo scultore Pietro Cascella: – Un’idea di mio padre. Mi diceva: così la mattina quando esci a correre nel parco ti fermi a salutarmi –. Scartata la tentazione di farsi fare qualcosa di simile al monumento creato da Gaetano Moretti per la famiglia Crespi, dove dall’alto di una torre di guardia il padrone vigila per l’eternità sui suoi operai sepolti sotto lapidi proletarie, Sua Emittenza ha voluto un sacrario di granito bianco di sette metri e mezzo per sette e mezzo con uno scalone che porta sotto il sepolcreto con 36 posti. Anni fa lo mostrò, commosso, a Giorgio Bocca: – Lì ci sarà il cerchio dell’amicizia, ho già scelto i posti per Fedele Confalonieri e Marcello Dell’Utri –. Generoso, prima di litigarci offrì un loculo anche a Montanelli: – Caro Indro, se tu mi facessi l’onore…–. – O Silvio, che ti viene in mente? –. Su una parete, ha scoperto Enrico Deaglio, c’è un bassorilievo in terracotta creato dalla moglie dello scultore, Cordelia von den Steinen, con gli oggetti che il defunto vuol portare nell’aldilà: un cesto di frutta, diversi mazzi di chiavi, due filoni di pane, un pacco postale sigillato con la ceralacca… Dimenticato niente, Cavaliere? Niente: c’è anche un telefono».

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    1. Prudentemente, niente posti per Galliani, che è sicuramente un tombarolo.

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  4. Immagino che oltre alla versione luttuosa e spettrale, offerta soprattutto a chi ha vissuto più primavere, ci sarà anche quella narcisista per le generazioni più recenti: un alter ego, alimentato con tutto il materiale accumulato nelle chat, sui social network ed in rete, al quale chiedere consigli o col quale intrattenersi, anche morbosamente.
    Come scriveva S. Lem in Solaris, "non abbiamo bisogno di esplorare l'universo, abbiamo solo il desiderio di uno specchio".
    (Peppe)

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