venerdì 7 luglio 2023

Le solite cose

 

Berlusconi ha lasciato la sua fortuna ad Amnesty International, Salvini ha abbandonato la politica dopo il suo matrimonio con un gay, è stato istituito il reddito universale, Monsanto e Nestlé sono diventate cooperative di lavoro, insomma sono successe molte cose mentre dormivo.

E invece, al risveglio, ti accorgi fin dalla prima notizia che tutto cambia ma niente cambia. L’implacabile difesa degli interessi della sedicente élite, la malizia di classe, il disprezzo per i poveri, l’arroganza dei signorotti così orgogliosi di essere di destra, la vendicativa e spregiudicata revocatoria di quel che di buono s’era conquistato. Insomma, le solite cose.


3 commenti:

  1. La democrazia rappresentativa si basava sulla fiducia e l'appartenenza tra il rappresentante eletto e i votanti. Di solito si eleggevano persone che arrivavano dalla società civile che il partito di turno aveva filtrato e selezionato.
    Questa fiducia consentiva al politico di portare (anche) le istanze dei votanti in parlamento.
    Tale fiducia è morta e sepolta dal 94.
    Oggi chi fa politica o è stato un nulla facente, oppure rappresenta un elite economica o sono saltimbanchi raccomandati.
    Rompendo questo legame la democrazia rappresentativa cessa di colpo di essere tale, diventando oligarchia certificata tramite il voto (Putin fa scuola).
    Se notiamo il parlamento è ormai una scatola vuota buona solo per qualche scontro verbale utile ai media per la rappresentazione di un dibattito che non c'è.
    La magistratura ha perso potere, non riesce più a far arrestare o condannare nessun politico di spicco. Essere indagato non sposta più nessun voto.
    La corruzione è ancora sistemica ed è "normale" che senza nessun altro potere che ti ostacola, ogni governo fa i propri interessi in modo sprezzante e cinico
    Votare non serve più a nulla, ormai il potere si tiene attraverso la comunicazione, in Spagna se ne sono accorti (in ritardo e non ancora tutti)
    https://www.kulturjam.it/costume-e-societa/pablo-iglesias-i-media-sono-piu-importanti-dei-partiti/

    Ieri ci si menava per un'idea politica oggi ci dimentichiamo persino che esistono le elezioni.

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  2. Il quadro della lotta di classe è cambiato e ha ben pochi rapporti con la storia precedente. Per le masse, il sistema della rappresentanza politica che ha dettato a lungo, almeno in parte, i tempi della politica appare del tutto estraneo e lontano. Dal canto suo, il mondo della politica istituzionale polarizza la sua attenzione soltanto verso quei blocchi sociali che sono direttamente legati agli interessi del capitalismo, dei suoi circoli e dei suoi circuiti. Nella loro pochezza e nel loro squallore, che è proprio di una classe servente (non dirigente), gli stessi uomini politici dei partiti borghesi confermano l’esistenza di questo legame di ferro con le filiere del valore, con il profitto e con la rendita su scala nazionale e mondiale. Dunque la stessa democrazia borghese ha cambiato pelle. La ‘governance’ è assicurata da un ristretto numero di consorterie collegate agli organismi politici, economici e militari sovrannazionali e protese a soddisfare gli appetiti e le volontà delle loro ristrette clientele. L’unico conflitto possibile in un simile contesto è dato allora dagli attriti momentanei che, volta per volta, sorgono tra le suddette clientele per la spartizione del plusvalore operaio. Si tratta, però, di attriti radenti, per usare il linguaggio della fisica, che non incidono in alcun modo sugli assetti strategici del blocco dominante, il quale, al contrario, sulle scelte di fondo manifesta una compattezza monolitica. Sicché il fatto che possa prodursi un momentaneo conflitto tra una frazione della borghesia e un’altra frazione è, in genere, del tutto inessenziale. Infine, riguardo alle elezioni vi è soltanto da osservare che se votare facesse qualche differenza, non ce lo lascerebbero fare.

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  3. FARE COME IN FRANCIA

    In Francia hanno capito che un’epoca è finita e di conseguenza il popolo delle banlieu e le punte più avanzate del proletariato portano direttamente lo scontro sul piano della forza e della “guerra”. Chi crede di poter risolvere il razzismo istituzionale, la povertà dilagante, la precarietà e la disoccupazione con le solite meline istituzionali non ha capito che l’epoca del compromesso riformista è tramontata da un pezzo.
    https://www.lotta-continua.it/index.php?option=com_easyblog&view=entry&id=1000&Itemid=322

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