La ormai famosa “crisi della democrazia” corrisponde esattamente allo slittamento a destra del quadro politico in seguito al fallimento storico del riformismo di sinistra. Un fallimento che porta con sé le classi sociali subalterne che su quel riformismo avevano puntato, raggiunto dei risultati, ma anche creduto che tali risultati fossero garantiti per sempre.
E ciò denota una non superficiale ignoranza delle dinamiche del capitalismo. Dunque un riformismo che s’illude di limitare le dinamiche del turbocapitalismo mediante l’etica e un romanticismo economico che guarda ai piccoli produttori e alle partite iva.
A metterci una pezza, si credeva, ci penseranno i movimenti politicamente indifferenziati, né di destra né di sinistra, che uniscono gli antagonismi di ogni orientamento. Bande di piccolo borghesi ai quali sfugge la comprensione che quegli antagonismi sono il prodotto della società borghese e dei suoi rapporti di produzione.
Del resto quando mai è stata fatta una seria e razionale riflessione sulla dialettica imposte-spesa sociale, sulle sue connessioni con le fasi di ciclo capitalistico, prendendo atto che il meccanismo “entrate-uscite” non è autosufficiente? Che dunque il debito pubblico per essere finanziato (la lotta alla evasione fiscale è una panzana) richiede, tra l’altro, l’aiuto di organismi internazionali e trust finanziari, gettando così le basi materiali-economiche di un intervento “straniero” nelle decisioni di politica economica da adottare.
La realtà ha fatto giustizia dei facili ottimismi e delle illusioni che li accompagna. Ed eccoci alla decisa sterzata a destra. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: quegli antagonismi, lungi dal risolverli, la destra, sia quella nostalgica e sia quella pragmatista d’oltralpe, li diffonde e li proietta a tutti i livelli e in tutti gli interstizi della formazione sociale.
https://www.officinadeisaperi.it/materiali/violenza-in-francia-dal-2005-stesso-gioco-e-il-paese-va-a-destra-da-il-manifesto-e-il-fatto/
RispondiEliminaCirca la "famosa 'crisi della democrazia'" è utile osservare, tanto per citare una falsa dicotomia codificata dall'Unione Europea e ripresa caninamente da tutti i 'mass media' borghesi, siano essi 'di destra' o 'di sinistra', che totalitarismo e democrazia sono due parole senza qualità. Avrebbero bisogno di molti aggettivi per l'appunto qualificativi, giacché è doveroso precisare che un dispotismo può essere illuminato e una democrazia putrefatta, e non è semplice distinguere tra queste antinomie. Un animalista esperto potrebbe dire che la differenza tra queste due forme del potere sta nel fatto che la prima ti chiude in una gabbia con fitte sbarre come i felini allo zoo, mentre la seconda ti confina in un recinto arioso dove puoi passeggiare come i cammelli e le giraffe. E' anche questa una privazione della libertà, ma è più sottile e chi la subisce neppure se ne accorge. Sennonché un popolo che non si accorge, anche grazie alle illusioni alimentate dal riformismo borghese, del progressivo restringimento degli spazi di democrazia e di agibilità politica è un popolo non solo fisicamente ma anche mentalmente schiavo. E' tale perché non si accorge che lo Stato di diritto, la Costituzione e la stessa democrazia borghese non sono affatto irreversibili, e che forze potenti lavorano per creare le condizioni della guerra e del fascismo.
RispondiEliminaFratelli musulmani avanzano, altro che rivolta sociale, come cianciano gli ingenui di sinistra.
RispondiEliminaSulla questione della libertà faccio un esempio di natura personale, ma, credo, ampiamente generalizzabile. E' evidente che non esiste oggi alcuna coercizione esplicita che ci obblighi a usare una carta di credito. In teoria, siamo liberi, se vogliamo, di usare le modalità di pagamento tradizionali. Sennonché, come capita a chi, come il sottoscritto, ha scelto di usare il cellulare di vecchia generazione e di non dotarsi di uno smartphone, vi sono non pochi svantaggi. Molti di questi derivano dal fatto che il sistema, nel suo complesso, privilegia i servizi digitali e trascura quelli cartacei. Naturalmente, questa non è una coercizione paragonabile a quella attuata mediante i manganelli, ma è un tipo di coercizione che corrisponde a una società come la nostra, in cui ancora non si vuole, o non si può, far assumere al controllo sociale capillare una veste troppo esplicita. Ma non è da escludere, e non mancano oggi segni inquietanti al riguardo, che forme di coercizione meno anomale, più tipiche di un dispotismo ottuso e caligoliano, come quello francese, possano farsi strada in futuro a mano a mano che crescerà anche nel nostro Paese la conflittualità sociale .
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