mercoledì 31 maggio 2023

Illimitati


I vigili urbani da tempo non si chiamano più così. Si fanno chiamare “polizia locale”. Non usano più la classica paletta per dirigere il traffico, che sembra non essere più compito loro. Sono armati di pistola, manganello, manette e altri aggeggi così. Andatura a gambe leggermente divaricate e braccia alla King-Kong, nella loro nuova veste di sceriffi si sentono dei Rambo. È aumentato il tasso di delinquenza urbana o solo il senso d’insicurezza?

A scorrere la pagina on-line dei quotidiani c’è davvero da chiedersi che cosa sia successo nella nostra società negli ultimi lustri: stupri, omicidi, sparatorie, persone che scompaiono nel nulla, medici pestati nei pronto soccorso, genitori che picchiano insegnati e alunni che minacciano armati di coltelli. Ma non c’è solo questo. Mi riferisco invece al degrado della cosiddetta convivenza civile, che è molto più comune e generalizzato, perché quello che traspare da questi drammi è il progressivo affievolirsi del legame che unisce gli individui di una stessa società.

La miriade di autori di piccole violenze e soprusi quotidiani, che sembrano non essere più obbligati a nulla, rifiutando ogni vincolo legale, morale o etico nei confronti degli altri. La convivenza con gli altri è diventata per loro insopportabile e la vita comunitaria un insulto. Si torna sempre alla stessa osservazione: la dimensione collettiva dell’esistenza è sempre più segnata da preoccupanti pretese individualiste, dove l’assenza di limiti, spesso e in buona sostanza di creanza e rispetto, è questione centrale delle nostre società.

Lo so, i problemi sono ben altri, tipo come nutrire 9,6 miliardi di esseri umani nel 2050 in un mondo che si sta prosciugando, bruciando o annegando. E però al momento permettetemi di occuparmi anche dell’idiota che a velocità folle ti sfiora con il monopattino e del cretino che nelle ore più impensate usa il tagliaerba o ci delizia con il karaoke. Sarà che sto invecchiando male, ma una sommatoria di sgradevolezze subite ogni giorno mi manda fuori dai gangheri.

Dunque e più in generale non si tratta solo di marginalità, povertà, precarietà e cose così. Penso si tratti anche del senso dell’illimitato che ha pervaso le nostre vite. Ci vendono consumi illimitati, chiamate telefoniche illimitate, internet illimitato, chilometraggio illimitato, tutta una serie di promesse illimitate. “Illimitatoè una parola abusata da inserzionisti e venditori (anche “gratuito”). Perché poi sorprendersi se il nostro agire ha la pretesa di essere illimitato? 

8 commenti:

  1. È l'ideologia di accompagno al capitalismo che fa passare tutto per illimitato.
    Ho avuto un dialogo l'altro giorno.
    Io affermo: se su quell'isola ci stiamo solo io e te, bisogna che noi ci si organizzi per stare assieme rispettando i nostri bisogni più autentici e la natura dell'isola.
    E quello mi risponde:e se io volessi tutta l'isola?
    E buonanotte!

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  2. Se il capitalismo e la società divisa in classi fossero estranei e in disaccordo con la natura umana la gran parte della specie rifiuterebbe le loro leggi e le loro dinamiche. Visto anche i processi descritti sopra pare che invece il tutto si adatti perfettamente al dna violento, predatorio ed egoistico che gli uomini si portano appresso da sempre.

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    1. Forse ciò deriva dal fatto che coloro da cui discendiamo, specie extraterrestre proveniente da Orione, non sono stinchi di santo, neanche un po'.

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    2. Beh...che tu sia simpatica non c'è dubbio, ed il fatto che ti sia curata di commentare, sia pure ironicamente, mi fa pure piacere. Però la tesi di Orione , fumosa e fantasiosa finché vuoi, per me non è da liquidare in toto
      Ciao

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  3. Ed ecco, sempre a proposito del "senso dell'illimitato che ha pervaso le nostre vite", la notizia nella sua brutale essenzialità cronachistica: è stata trovata morta Denise Galatà, la studentessa diciannovenne che risultava dispersa da ieri dopo essere caduta in acqua mentre faceva rafting sul fiume Lao, a Laino Borgo (Cosenza), durante la gita scolastica. Orbene, la gravità di questo fatto merita di essere tanto più sottolineata quanto più è palese il tentativo di sfumare le responsabilità di chi ha autorizzato la partecipazione degli studenti ad uno sport estremo in cui si rischia la vita. Sennonché i ripetuti e diffusi incidenti, alcuni dei quali mortali, che costellano le gite scolastiche ci mostrano che la farsa può anche degenerare in tragedia. Le chiamano "gite scolastiche" o, pomposamente, "viaggi di istruzione", ma non sono altro, nella stragrande maggioranza dei casi, che la foglia di fico che copre le vergogne costituite da un insano miscuglio di degradazione degl’insegnanti ridotti al ruolo meschino di ‘chaperons’, di evasione goliardica (non solo degli studenti...) e d’interessi mercantili (quelli delle agenzie turistiche, non meno voraci di quelli delle case editrici, benché le prime forniscano alla scuola servizi più scadenti dei manuali che forniscono le seconde, nel mentre le famiglie, che lamentano il caro-libri, accettano senza fiatare un caro-gite assai più gravoso). In realtà, la scuola, lungi dall’essere protagonista ed autonoma, è sùccuba e funzionale a queste iniziative, che la vedono sempre più sottomessa alla mano, in questo caso tutt’altro che invisibile, del mercato grazie all’attivo concorso delle autorità scolastiche (banausicamente solerti nel provvedere al “soddisfacimento dei bisogni degli utenti/clienti”), delle famiglie (strette fra tendenze consumistiche ed illusioni educazionistiche), degli studenti (che fanno del ‘diritto alla gita’ il perno dei loro interessi ‘scolastici’) e di un buon numero d’insegnanti (fra i quali, va detto, ve ne sono anche alcuni che si sforzano di garantire un qualche legame tra la didattica e questo genere di attività).

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  4. Anch'io invecchiando trovo sempre più cose che mi infastidiscono e alle quali fino a qualche anno fa non facevo neanche caso. Ma trovo vero quello che tu dici, l'ambiente civile è degradato.
    Pietro

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