mercoledì 3 maggio 2023

Qualunque cosa si voti

 

Era dal 2020 che non vedevo un telegiornale e da diversi decenni uno scampolo di TG1. Ieri sera, finalmente!

Passavo davanti a un televisore acceso, dopo le ore 20, il TG1 dava in sequenza queste due notizie: i preparativi per l’incoronazione del Re d’Inghilterra e poi un servizio sulle nuove tendenze della moda. Dunque, mi dicevo, non ho perso nulla nei decenni di esilio dal TG1.

Sabato prossimo ci sarà l’incoronazione di un nuovo re d’Inghilterra, un certo Carlo III (il nome Carlo per un re porta sfiga). Non capita tutti i giorni di assistere all’incoronazione di un monarca. Un evento che ci riporta a pratiche “ancestrali”, davvero roba d’altri tempi, con uniformi gallonate, feluche, spade e spadini, carrozze e landò trainati da cavalli a lustro, picchetti impettiti sul presentatarm.

Scriveva la contessa Elena Carandini Albertini, moglie dell’ambasciatore italiano a Londra, in occasione di un suo soggiorno a Parigi il 5 maggio 1946: “Noto come poche ancora le auto in Rue de Rivoli, mentre i mezzi pubblici sono abbondanti e molti i taxi. Passa un camioncino di esagitate dimostranti al canto della Marsigliese. Passa anche, sonagliando, un carretto di modeste masserizie culminante in un bidet (imparate, ignoranti inibiti inglesi!). E pensare che i conti Carandini erano dichiaratamente anglofili! (al riguardo: Edgardo Bartoli, Milord. Avventure dell’anglomania italiana, Neri Pozza).

La nobiltà, che stravaganza. Avere dei piccoli antenati, una goccia di sangue da un pastello di Rosalba Carriera? Dovrei far controllare, impegnarmi in un’indagine genealogica, come Archives du Nord. La nobile Yourcenar, con la sua voce altezzosa, mi assicura di no. Resta al tuo posto, evita il ridicolo. Ok, Margherita.

Mi ricordo a lampi di alcuni filmati a passo ridotto: quello del matrimonio morganatico tra l’arciduca d’Austria, Francesco Ferdinando e Sofia Chotek (luglio 1900), quello ripreso in occasione dei funerali di Edoardo VII (maggio 1910), e poi la rivista alle truppe dello zar Nicola II (1914). Immagini che seppellivano non solo un’epoca, ma un repertorio storico di millenari splendori aristocratici.

Ciò che perdura sulla stessa falsariga a Londra è nostalgia vintage di un impero che non esiste più. Potremo quindi vedere, nella vita reale ma il tutto privo del pathos originale d’un tempo, una corona reale ricoperta di diamanti, uno scettro, ermellini, oggetti d’oro massiccio e tutto uno stravagante bric-à-brac, tanto costoso quanto obsoleto.

Alla gente piace il bizzarro, l’anacronistico, il solenne antiquato (tra l’altro e da ultimo ne ho avuta conferma sabato scorso in occasione di una lotteria di beneficienza: che cosa ambisce e porta a casa certa gente riesce stupirmi sempre e ancora). In questo deprimente grigiore, un olibrius ricoperto di ciondoli e costumi da drag queen, si esibirà come stucchevole attrazione carnevalesca e turistica assieme a sua sorella Anna, pure essa mascherata.

Questa messa in scena è in sintonia con la fatuità del nostro tempo. In questa società che guarda l’ombelico, si comprende l’empatia per un piccolo Carlo III e l’aristocrazia di contorno convinti di essere il centro del mondo.

Apparentemente in contrasto, questo fenomeno s’incrocia con il suo opposto, che è quello della pretesa banalizzazione dei leader politici di essere vicino alla gente, in armocromia con le stagioni e con il “popolo”, ma comunque non troppo appiccicati.

Se i leader “democraticamente eletti” sembrano fare di tutto per simulare la desacralizzazione della loro funzione, al contrario, individui privi di una particolare legittimità, ma titolari di lussi strepitosi e agi riservatissimi, chiedono che ci prostriamo davanti a loro. Per gioco davanti a un re in sedicesimo, ma volenti o nolenti davanti al grande potere economico, senza battere ciglio.

L’autorità politica acquisita attraverso le urne non conferisce da tempo più alcun prestigio e diventa addirittura sospetta, e non per nulla viene contestata alla prima occasione. La crisi della democrazia, almeno in superficie, è quella della sua legittimità, tanto più a urne semideserte.

Non è più necessario essere incoronati re o eletti presidenti per soggiogare i propri simili. Carlo III sul suo trono somiglia a quegli orsi da luna park che un tempo venivano esibiti alla folla, fatti alzare sulle zampe anteriori per dare loro una sagoma vagamente umana. I veri re sono altrove, spesso occulti quanto le loro smisurate fortune. La tirannia dei vecchi monarchi ammuffiti non è scomparsa, ha solo cambiato aspetto, è passata di mano e si esercita ancora sul corso del mondo, qualunque cosa si pensi, qualunque cosa si voti.

2 commenti:

  1. "I veri re sono altrove, spesso occulti quanto le loro smisurate fortune"
    Se non fossi un aficionado di questo blog penserei a René Guénon e a una svolta esoterica :)
    Pietro

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  2. https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2023/04/26/accettate-di-essere-piu-poveri-e-bufera-su-banca-centrale-gb_541d7a62-9280-4794-a118-fe65be68c6cb.html
    e parafrasando il "re è nudo" del bambino con linguaggio plebeo:anche Carlo III caga!!!

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