sabato 13 maggio 2023

La guerra continua

 

Che cosa c’è di credibile nelle trattative che si dicono avviate per portare a un cessate il fuoco in Ucraina?

Gli Stati Uniti sembrano aver cambiato rotta passando dal rifiuto totale a un’apertura cauta e condizionata. In realtà, sebbene determinata a perseguire i propri obiettivi bellici, Washington sta manovrando per impedire a Pechino di approfittare delle crepe aperte nell’alleanza NATO (le dichiarazioni di Macron di ritorno dal suo viaggio a Pechino sulle differenze strategiche all’interno dell’Europa e con gli Stati Uniti) e più in generale con i suoi tradizionali alleati.

Grazie all’intermediazione della Cina, l’Iran e l’Arabia Saudita hanno concordato di ristabilire le relazioni diplomatiche e riaprire le ambasciate dopo anni di tensioni. Non è cosa da poco. Quindi l’Arabia Saudita è diventata “partner di dialogo” della SCO, l’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (di cui fa parte anche la Russia): primo passo verso un’adesione a pieno titolo. La Saudi Aramco ha firmato un accordo con la Cina del valore di 3,6 miliardi di dollari, acquistando una partecipazione del 10% nella cinese Rongsheng Petrochemical.

Da ultimo, il presidente siriano Bashar al Assad è stato invitato formalmente a partecipare alla prossima riunione annuale della Lega Araba prevista a Riyad, in Arabia Saudita, il prossimo 19 maggio. Era da 12 anni che non succedeva.

Il governo cinese ha annunciato a febbraio un piano in 12 punti per facilitare i colloqui “in modo da ridurre gradualmente il conflitto e raggiungere infine un cessate il fuoco”. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha criticato la proposta, sostenendo che qualsiasi richiesta di cessate il fuoco “che non includa la rimozione delle forze russe dal territorio ucraino” significherebbe “la ratifica delle conquiste russe”.

Tuttavia, Pechino ha continuato a sostenere il piano. Il presidente cinese Xi Jinping ha parlato con Volodymyr Zelensky il 26 aprile. La Cina ha insistito sul mantenimento di una posizione neutrale, rifiutandosi di condannare l’intervento militare russo ma, allo stesso tempo, non sostenendo le annessioni russe del territorio ucraino.

Pur ribadendo che non ci potrebbe essere pace a scapito di compromessi territoriali, Zelensky ha dichiarato che è stata “una telefonata lunga e significativa” con il leader cinese che ha coperto l’intera gamma delle questioni bilaterali. “Particolare attenzione è stata prestata alle modalità di una possibile cooperazione per stabilire una pace giusta e sostenibile per l’Ucraina”, ha affermato una nota. Cosa che può significare tutto e nulla.

Il ministro degli Esteri cinese Qin Gang è stato in Europa questa settimana per colloqui con i suoi omologhi in Germania, Francia e Norvegia. Il ministro degli Esteri tedesco, Baerbock, ha battibeccato pubblicamente con il ministro degli Esteri cinese. Qin ha insistito sulla neutralità di Pechino nella guerra in Ucraina, ma Baerbock, pur affermando retoricamente che la Cina potrebbe svolgere un ruolo significativo nel porre fine alla guerra, ha respinto la posizione diplomatica di Pechino, affermando che “neutralità significa schierarsi dalla parte dell'aggressore”.

Nel frattempo, gli Stati Uniti e i paesi satellite della Nato continuano a fornire all’Ucraina armi in grande quantità e sempre più potenti e sofisticate.

Il 3 maggio, in una intervista rilasciata al Washington Post, il segretario di Stato Blinken ha detto: «Il colossale fallimento della Russia nel raggiungere i suoi obiettivi militari dovrebbe ora spronare gli Stati Uniti e i suoi alleati a iniziare a pensare alla configurazione [the shape] dell’Ucraina del dopoguerra e a come creare una pace giusta e duratura che sostenga l’integrità territoriale dell’Ucraina e le permetta di scoraggiare e, se necessario, difendersi da ogni futura aggressione. In altre parole, la Russia non dovrebbe essere in grado di riposare, riorganizzarsi e riattaccare».

Commenta David Ignatius, l’intervistatore: «Il quadro di deterrenza di Blinken è in qualche modo diverso dalle discussioni dello scorso anno con Kiev sulle garanzie di sicurezza simili all'articolo 5 della NATO. Piuttosto che un tale impegno formale del trattato, alcuni funzionari statunitensi credono sempre più che la chiave sia dare all’Ucraina gli strumenti di cui ha bisogno per difendersi. La sicurezza sarà garantita da potenti sistemi d’arma insieme a un’economia forte e non corrotta e all’appartenenza all’Unione europea.

«La Crimea è un particolare punto di discussione. È opinione diffusa a Washington e a Kiev che riconquistare la Crimea con la forza militare possa essere impossibile. Qualsiasi avanzata militare ucraina quest’anno nell’oblast di Zaporizhzhia, il ponte di terra che collega la Crimea e la Russia, potrebbe minacciare il controllo russo. Ma una campagna ucraina a tutto campo per impadronirsi della penisola di Crimea non è realistica, credono molti funzionari statunitensi e ucraini. Ciò è in parte dovuto al fatto che Putin ha indicato che un assalto alla Crimea sarebbe un tripwire per l’escalation nucleare».

In buona sostanza siamo al punto di partenza e dunque la guerra continua.

1 commento:

  1. Non sapevo di contribuire alla distribuzione di dignity-kit alla popolazione palestinese, non conosco il contenuto, ma il significato mi umilia.
    Un'altra faccia della guerra questa in Palestina ma altrettanto importante per la pace in Ucraina.
    https://ochaopt.org/content/flash-update-3-12-may-2023

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