I vigili urbani da tempo non si chiamano più così. Si fanno chiamare “polizia locale”. Non usano più la classica paletta per dirigere il traffico, che sembra non essere più compito loro. Sono armati di pistola, manganello, manette e altri aggeggi così. Andatura a gambe leggermente divaricate e braccia alla King-Kong, nella loro nuova veste di sceriffi si sentono dei Rambo. È aumentato il tasso di delinquenza urbana o solo il senso d’insicurezza?
A scorrere la pagina on-line dei quotidiani c’è davvero da chiedersi che cosa sia successo nella nostra società negli ultimi lustri: stupri, omicidi, sparatorie, persone che scompaiono nel nulla, medici pestati nei pronto soccorso, genitori che picchiano insegnati e alunni che minacciano armati di coltelli. Ma non c’è solo questo. Mi riferisco invece al degrado della cosiddetta convivenza civile, che è molto più comune e generalizzato, perché quello che traspare da questi drammi è il progressivo affievolirsi del legame che unisce gli individui di una stessa società.
La miriade di autori di piccole violenze e soprusi quotidiani, che sembrano non essere più obbligati a nulla, rifiutando ogni vincolo legale, morale o etico nei confronti degli altri. La convivenza con gli altri è diventata per loro insopportabile e la vita comunitaria un insulto. Si torna sempre alla stessa osservazione: la dimensione collettiva dell’esistenza è sempre più segnata da preoccupanti pretese individualiste, dove l’assenza di limiti, spesso e in buona sostanza di creanza e rispetto, è questione centrale delle nostre società.
Lo so, i problemi sono ben altri, tipo come nutrire 9,6 miliardi di esseri umani nel 2050 in un mondo che si sta prosciugando, bruciando o annegando. E però al momento permettetemi di occuparmi anche dell’idiota che a velocità folle ti sfiora con il monopattino e del cretino che nelle ore più impensate usa il tagliaerba o ci delizia con il karaoke. Sarà che sto invecchiando male, ma una sommatoria di sgradevolezze subite ogni giorno mi manda fuori dai gangheri.
Dunque e più in generale non si tratta solo di marginalità, povertà, precarietà e cose così. Penso si tratti anche del senso dell’illimitato che ha pervaso le nostre vite. Ci vendono consumi illimitati, chiamate telefoniche illimitate, internet illimitato, chilometraggio illimitato, tutta una serie di promesse illimitate. “Illimitato” è una parola abusata da inserzionisti e venditori (anche “gratuito”). Perché poi sorprendersi se il nostro agire ha la pretesa di essere illimitato?